Le pretestuose polemiche sulla pratica del Blackface in Rai (innescate in particolare da alcune imitazioni a Tale e Quale Show) hanno provocato, a distanza di mesi, una presa di posizione da Viale Mazzini. “Assumiamo l’impegno – per quanto è in nostro potere – ad evitare che essa possa ripetersi” hanno scritto i direttori di Rai1 e di Rai per il Sociale rispondendo alle associazioni che avevano protestato per alcuni episodi avvenuti sulla rete ammiraglia.
In particolare, a suscitare disappunto era stata la scelta di tingere il viso ad alcuni artisti che – a Tale e Quale Show – interpretavano personaggi dalla pelle scura. Scelta che secondo i detrattori sarebbe corrisposta alla negativa pratica del Blackface, che consiste nel truccarsi in modo marcatamente non realistico per assumere le sembianze stereotipate e dunque discriminatorie di una persona nera. Anche il rapper Ghali, uno dei cantanti imitati, aveva protestato. “Non c’è bisogno di fare il BlackFace per imitare me o altri artisti” aveva scritto. Una presa di posizione a nostro avviso strumentale, alla quale Carlo Conti aveva risposto spegnendo i toni della polemica. “A noi non interessa il colore della pelle o la loro religione. Per me noi sono celebrazioni di grandi artisti” disse il conduttore.
Una serie di associazioni avevano scritto alla Rai per condannare l’accaduto e chiedere spiegazioni. A distanza di mesi – riferisce l’associazione Lunaria, una delle promotrici della protesta – è arrivata una risposta.
“Nel merito della vicenda per la quale ci avete scritto, diciamo subito che assumiamo l’impegno – per quanto è in nostro potere – ad evitare che essa possa ripetersi sugli schermi Rai. Ci faremo anzi portavoce delle vostre istanze presso il vertice aziendale e presso le direzioni che svolgono un ruolo nodale di coordinamento perché le vostre osservazioni sulla pratica del Blackface diventino consapevolezza diffusa“
hanno scritto il direttore di Rai1 e quello di Rai per il Sociale. Una presa di posizione che in parte attribuisce importanza ad episodi tutt’altro che discriminatori (sia nella forma che nella sostanza) e che dall’altra segna un cambiamento di passo culturale anche all’interno del servizio pubblico.
1. Perseo ha scritto:
27 aprile 2021 alle 17:46