Un tempo le polemiche contro le inchieste televisive scattavano (eventualmente) all’indomani della loro messa in onda. Ora invece il biasimo è addirittura anticipato, preventivo. A una settimana dal debutto della nuova stagione di Report (fissato per lunedì prossimo, 19 ottobre) la Lega ha già puntato il dito contro la trasmissione di Rai3, chiamando in causa la Commissione di Vigilanza del servizio pubblico. Il motivo? Un’annunciata inchiesta sulla gestione dell’emergenza sanitaria da parte del governatore della Lombardia, Attilio Fontana.
Tra le anticipazioni divulgate dalla trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci compaiono infatti una serie di servizi dedicati al tema Covid. In uno di essi, in particolare, i riflettori saranno puntati sulla Regione Lombardia, che ha registrato oltre 16.000 decessi su una popolazione di 10 milioni di abitanti, attestandosi come una delle aree del mondo in cui il virus ha ucciso di più. Con l’aiuto di dati e documenti inediti, Report – si apprende - ricostruirà una serie di possibili errori e di eventi che hanno portato la Regione a trazione leghista ad essere una delle più colpite in Europa.
Nella più recente puntata di Che tempo che fa, inoltre, Sigfrido Ranucci aveva annunciato di essere pronto a tornare sul caso dei commercialisti della Lega, con “una testimonianza unica e esclusiva” prossimamente in onda.
“Ormai fa quasi tenerezza l’accanimento mediatico dell’informazione della tv pubblica contro il partito di Matteo Salvini. Basta un rapido sguardo all’elenco delle prossime inchieste di Report per rendersene conto. Queste hanno sempre gli stessi obiettivi: Lega e il governatore della Lombardia, Attilio Fontana. Non un solo minuto, invece, su Pd e M5S e sugli scandali che hanno travolto il Lazio, la Campania e gli stessi partiti“
hanno attaccato alcuni parlamentare della Lega, denunciando un “silenzio assoluto” della trasmissione nei confronti dei partiti governativi e parlando di “becera propaganda politica pagata con i soldi dei contribuenti“.
In questo caso, a colpire non è stata tanto la lamentela politica (tanto legittima quanto prevedibile), ma il fatto che essa sia stata pronunciata ancora prima che il programma in questione sia andato in onda. La rimostranza preventiva, fondata sull’aspettativa di ciò che verrà sostenuto da Report, risulta quindi generica e per il momento non si comprende il senso di una segnalazione alla Vigilanza. Cosa dovrebbe mai fare, del resto, la Commissione parlamentare in questione?