Sull’emergenza Coronavirus, l’informazione è tutto. Perché aumenta la consapevolezza, sensibilizza. La televisione, in questo senso, sta giocando un ruolo decisivo, soprattutto attraverso le interviste ai medici e agli operatori in prima linea nella battaglia al Covid-19. Col passare dei giorni ed il susseguirsi delle ospitate televisive, tuttavia, possiamo attestare che non tutti gli esperti sono uguali ai nostri occhi: di alcuni abbiamo imparato a fidarci di più di altri.
La nostra osservazione si basa sulla percezione di una chiarezza informativa che, in certi casi, è risultata poco marcata, a discapito della necessità di avere comunicazioni non equivocabili. Ad esempio, ogni qual volta è appare in tv la dottoressa Maria Rita Gismondo, direttore della Microbiologia Clinica, Virologia e Diagnostica delle Bioemergenze (Ospedale Sacco), istintivamente pensiamo all’appello che lei stessa lanciò a fine febbraio.
“A me sembra una follia. Si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale. Non è così“
scrisse su Facebook la virologa, sostenendo che non avevamo a che fare con una pandemia (condizione che oggi, invece, l’Oms ha ufficialmente sancito!). A distanza di poche settimane, quelle sue parole stridono clamorosamente con l’emergenza vissuta negli ospedali e con le misure imposte dal governo per arginare il contagio. In un secondo momento, su La7, la Gismondo aveva precisato meglio il senso di quelle sue affermazioni, diventate oggetto di critiche.
Ieri sera, a diMartedì, la donna ha confortato il pubblico spiegando che ad oggi si è lontani dalla scelta tra chi curare e chi no per scarsità di risorse ospedaliere. Davvero? Il dottor Christian Salaroli, anestesista rianimatore a Bergamo, in una intervista al Corriere del 9 marzo aveva affermato l’esatto contrario, così come la Società italiana di anestesia, rianimazione e terapia intensiva, che in un documento tecnico sull’emergenza Coronavirus scrive: “può rendersi necessario porre un limite di età all’ingresso in terapia intensiva“. E anche Marco Vergano, anestesista rianimatore a Torino, aveva spiegato che in alcuni ospedali si è già costretti a “scegliere a chi dare la priorità“, perché siamo in uno scenario “che può essere assimilato alla medicina di guerra o delle catastrofi“.
#dimartedi Maria Rita Gismondo spiega la ‘medicina delle catastrofi’: “Quando si hanno pochissime risorse e si deve scegliere tra la vita di un giovane e quella di un anziano si sceglie per il giovane. Siamo però lontani da questa scelta” https://t.co/fG4dCYdBnY
— La7 (@La7tv) March 10, 2020
Nella stessa serata, a Fuori dal Coro, su Rete4, appariva il professor Massimo Galli, primario infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano, il quale invece ha tenuto sempre una linea comunicativa molto chiara e credibile. Senza ambiguità.
“Se non siamo in grado di intervenire, monitorare e quarantenare almeno il 70% delle persone certamente infettate, non si potrà bloccare l’epidemia nell’arco di tre mesi”
ha affermato senza giri di parole il dottore, che della trasparenza informativa ha fatto una questione personale. Intervistato da Mario Giordano, infatti, il primario si è lasciato andare ad una eloquente ed affilata considerazione:
“Ho fatto una mia personale battaglia, che era la battaglia di uno che voleva sottolineare la gravità della cosa, nel momento in cui c’è stata un gran bel po’ di confusione anche da parte di coloro che avrebbero dovuto avere una funzione da esperti e che hanno detto una serie di cose non solo profondamente inesatte, ma molto nocive all’idea che le persone si potevano fare della gravità della situazione. Fare le Cassandre non è mai una bella cosa, però ahimè le cose sono andate esattamente come era previsto potessero andare, almeno dal 21 di febbraio in poi“.
“Si sta riferendo a qualche suo collega…” ha chiosato il conduttore Giordano. Ma Galli, garbatamente, non ha aggiunto altro.
“Se non siamo in grado di intervenire, monitorare e quarantenare almeno il 70% delle persone certamente infettate, non si potrà bloccare l’epidemia nell’arco di tre mesi” Molto chiare le parole del professor Galli che cita uno studio appena uscito. Ora a #FuoriDalCoro pic.twitter.com/TUUWJdjODP — Fuori dal coro (@fuoridalcorotv) March 10, 2020
1. Ale ha scritto:
11 marzo 2020 alle 13:13