5
febbraio

Sanremo 2020: Leotta e Jebreal a confronto

Sanremo 2020 - Diletta Leotta e Rula Jebreal (Ufficio Stampa RAI)

Sanremo 2020 - Diletta Leotta e Rula Jebreal (Ufficio Stampa RAI)

Sono entrate in scena dopo più di un’ora dall’inizio del Festival di Sanremo, eppure Diletta Leotta e Rula Jebreal sono state comunque protagoniste della prima serata della settantesima edizione. Belle, bellissime, con indosso abiti indovinati ed una presenza di spirito che, quando erano in video, ha saputo riempire l’Ariston. Promosse, insomma, ma qualcosa da evitare c’era.

Diletta Leotta a Sanremo 2020: una macchina da guerra con un monologo evitabile

La Leotta è una macchina da guerra, un animale da palcoscenico. Sicura di sé, mai emozionata, sempre sorridente, preparata, ha affrontato il suo impegno al Festival con grande professionalità, sfruttando l’esperienza acquisita letteralmente sul campo per parlare sempre con grande velocità e scioltezza. Non una valletta vecchio stampo, dunque, quasi una co-conduttrice, capace di tenere la scena da sola e giocare con Amadeus, senza alcuna timidezza. La sua avvenenza è proverbiale, e l’esordio del suo monologo era interessante e coraggioso:

“La bellezza capita, non è un merito. Certo, quando la bellezza capita, vi devo dire che è un vantaggio… anche perchè, sennò col cavolo che sarei qui… giusto?”

Peccato che quella sfrontatezza si sia poi persa in una lettera aperta per la nonna, seduta in platea, e che l’onestà dell’approccio abbia lasciato spazio a riflessioni un po’ banali, che l’hanno spinta a giocare con il proprio volto, immaginandolo invecchiato. Proprio lei, appena ventottenne e accusata da più parti di essere già ricorsa all’aiuto del chirurgo plastico (suo fratello). Da premiare, però, l’approccio attoriale con il quale ha affrontato quel discorso.

L’emozione (a volte ridondante) di Rula Jebreal a Sanremo 2020

Nell’accoppiare le sue “assistenti” Amadeus ha visto giusto, perchè alla Leotta è stata associato il suo esatto opposto, quasi il suo negativo fotografico, Rula Jebreal. La giornalista palestinese, bella come l’altra e di un’eleganza severa, ha porta sul palco anche la propria vita, ma lo ha fatto con una dignità ed una concretezza quasi spaventose.

Davanti agli occhi della figlia – presente in teatro – ha ricordato la madre, vittima di violenza e morta suicida per sfuggire ad un corpo che era ormai suo carceriere. Senza manfrine, senza facile retorica, è andata dritta al cuore del problema, lasciando il segno ed emozionandosi visibilmente.

Rispetto alla collega, paradossalmente, si è mostrata più “umana”, pur cercando di nascondere l’emozione. E si è tolta anche qualche sassolino dalla scarpa, potendo contare su una personalità fortissima ed un passato che non le fa temere più nulla. Ha, infatti, ripreso la polemica nata da una frase di Amadeus nei confronti di Francesca Sofia Novello -”capace di stare accanto a un grande uomo, stando un passo indietro“- dicendogli, sebbene sorridendo:

“Stasera tutti noi cerchiamo di fare un passo avanti. E avrei un altro consiglio semplice: cerchiamo di non fare gaffe, magari”.



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4 Commenti dei lettori »

1. Ale ha scritto:

5 febbraio 2020 alle 13:49

Molto meglio la bionda



2. Lorenzo78 ha scritto:

5 febbraio 2020 alle 14:25

Molto meglio la mora



3. Maurizio ha scritto:

5 febbraio 2020 alle 16:25

Concordo. La bionda c’ha due zizze che levati.



4. Ale ha scritto:

5 febbraio 2020 alle 17:03

Bravo Maurizio… e come si notavano col secondo vestito…. che spettacolo!



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