28
marzo

Fiorello stronca (giustamente) i David: «Spettacolo assente. Se la cantano e se la suonano. I film? Disgrazie, una tristezza infinita. Eravamo la patria della commedia»

Uma Thurman e Carlo Conti - David di Donatello 2019

Uma Thurman e Carlo Conti - David di Donatello 2019

I David di Donatello 2019 (qui tutti i vincitori) hanno confermato, qualora ce ne fosse bisogno, che il cinema e la tv corrono ancora su strade parallele. E quando si incontrano, come ieri, l’imbarazzo è dietro l’angolo. Una serata, in diretta su Rai 1 e condotta da Carlo Conti, che Fiorello ha stroncato in toto, definendola triste, a cominciare proprio da come è stata realizzata:

Lo spettacolo era assente, non c’era uno show (…) Se è così, non lo fare in prima serata su Rai 1 (…) E’ da sempre che i David di Donatello sono così (…) Io penso che in Italia ci siano le qualità, ci siano le possibilità, ci siano autori in grado di fare una bella serata con lo spettacolo. Il cinema è uno spettacolo. Poi è inutile che diciamo alla gente ‘venite al cinema’ e poi ve la cantate e ve la suonate (…) Dovete essere più vicini al pubblico, anche con le storie che si raccontano (…) Mi piacerebbe vedere uno spettacolo sul cinema, tutto qua”.

Il problema, secondo lo showman siciliano, riguarda anche i film candidati, per molti telespettatori sconosciuti:

“A parte Dogman, Loro e Guadagnino (Chiamami col tuo nome, ndDM), gli altri film non li conoscevo. Io non avevo mai sentito parlare degli altri film. Un po’ se la cantano e se la suonano. Erano cinquine di film che erano disgrazie (…) Eravamo la patria della commedia, la commedia non esiste per questo tipo di premi (…) Ma gli argomenti? Tristezza infinita. Mi piacerebbe un giorno che veramente venisse premiata una bella commedia”.

Tornando allo spettacolo dei David in tv, Fiorello punta il dito contro il pubblico (di addetti ai lavori) presente in sala, in particolare in occasione degli interventi comici dei Boiler (i finti giornalisti) ed Enrico Brignano:

“I Boiler divertentissimi da casa per me, ma i presenti in sala erano quasi infastiditi da un tentativo di comicità. Come a dire ‘ma perché volete farci ridere e noi siamo quelli del cinema e non dobbiamo?’ (…) Quando è entrato Brignano, le facce! Allora regista non mi inquadrare la sala, perché inquadrare la sala e vedere certe facce che guardavano Brignano, che ti possa piacere o no, come a dire ‘ma cosa vuoi? Ma perché stai facendo le battute? Noi non rideremo mai’? (…) Hanno guardato Brignano con disprezzo. E anche i Boiler, quando tentavano di fare battute carine, erano tra il pubblico e inquadravano le facce dietro; ai funerali si vedono persone molto più allegre.

Lungi da lui, dunque, presenziare in futuro ad una serata del genere:

Io non c’andrei mai. Ma lo sai quante volte m’hanno detto ‘vuoi venire ai David? Entri e fai un pezzo’? Assolutamente”.

E non gli si può dar torto. Lo spettacolo, se così si può chiamare, è stato semplicemente una consegna di premi che – fatta in questa maniera – sarebbe potuta avvenire anche a telecamere spente, o comunque senza scomodare il prime time di Rai 1.



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5 Commenti dei lettori »

1. Sanjuro ha scritto:

28 marzo 2019 alle 15:22

‘mazza, da che pulpito, Fiore.
La stagione della commedia all’italiana è finita da qualche decennio e quelle realizzate oggi sono pura paccottiglia industriale.
Sarebbe ora di aggiornarsi un minimo e di capire che i film di Martone, di Moretti, della Golino, della Rohrwacher e di Cremonini – giusto per citare alcuni fra gli “sconosciuti” presenti ieri sera – non li vedono quattro gatti, ma sono distribuiti e apprezzati in tutto il mondo.



2. Luisa M. Chiaretto ha scritto:

28 marzo 2019 alle 15:55

Analisi pienamente condivisibile:”senza lo spettatore noi non ci saremmo”. Che bella questa affermazione! Enunciato frutto di pertinente introspezione dalla quale germina una virtuale umiltà. Per dire il Marchese del Grillo……..



3. sameoldstory ha scritto:

28 marzo 2019 alle 16:02

Concordo con Sanjuro. Sullo “spettacolo” avrà pure ragione, ma i film in gara erano ottimi, purtroppo Fiorello che parla di cinema è la storia della volpe e l’uva, siccome lui sul grande schermo non ha mai funzionato allora fa tutto schifo.



4. marco urli ha scritto:

28 marzo 2019 alle 17:49

Il cinema italiano ma anche quello di vari Paesi confinanti è una cricca intellettualoide politica che se non sei di un certo orientamento non ci entri e non lavori. In Italia avendo Cinecittà a Roma si aggiunge il fatto che è profondamente romano-centrico nel linguaggio, nelle tematiche e negli addetti ai lavori (attori, doppiatori e quant’altro).
Non vi è la via di mezzo, quella in cui molti appassionati non si riconoscono in tale cinema ma nemmeno nelle porcate da cinepanettone e affini.



5. Sanjuro ha scritto:

28 marzo 2019 alle 18:32

@marco urli:

e dimmi, tesoro, di che “orientamento” si dovrebbe essere per apprezzare Dogman, Lazzaro Felice, Euforia, Capri-Revolution o La terra dell’abbastanza?

Quale sarebbe la tua “via di mezzo”?



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