La tv sta cambiando. Le frontiere si stanno abbattendo. Le fasce orarie sono un concetto (quasi) superato, non soltanto perchè il prime time inizia sempre più tardi – ieri sera alle 21.28 l’avvio su Rai2 – ma perchè se un tempo immagini crude ed impressionanti erano bandite dalla fascia protetta, oggi non è più così. E se questo può far storcere il naso a tanti, ad altri dà una grande libertà artistica, che nella fiction Il Cacciatore è stata sfruttata tutta.
Il Cacciatore: un racconto crudo e diverso dai soliti
Le vicende narrate sono vere, tratte da alcune delle pagine più cupe della storia italiana, ma sembra di trovarsi di fronte ad un racconto di pura fantasia, dove ciò che si vede pare irreale nella sua durezza. A partire dal protagonista, un antieroe, che non ha nulla del poliziotto dai grandi ideali disposto a sacrificare la vita in nome della giustizia: Saverio Barone (Francesco Montanari) è un uomo pragmatico agitato da demoni, da questioni irrisolte, che fa il bene anche perchè è mosso dall’ambizione. Un uomo che forza la sua donna a lasciare la propria vita, la propria città e la carriera per seguirlo a Palermo, dove la paura di morire diventa una nuova compagna. Un protagonista che insomma non nasconde l’egoismo, che si mette al centro delle situazioni prendendo tutto come una sfida personale, anche le indagini più pericolose.
Intorno a lui una spirale di violenza senza precedenti per una prima serata Rai, a tratti sfumata ma impressionante. Le torture, i corpi degli “infami” fatti a pezzi con le asce, il sangue che schizza, i bidoni di acido colpiscono duro perchè non siamo calati in Gomorra, ma nei fatti di cronaca in cui perse davvero la vita il piccolo Giuseppe Di Matteo.
Il Cacciatore è una fiction da pelo sullo stomaco, per diversi motivi, e dunque un po’ ostica per il pubblico. Ma senz’altro diversa dalle solite e con un cast molto convincente.
1. Marco Renda ha scritto:
22 marzo 2018 alle 14:34