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gennaio

Romanzo Famigliare: personaggi sopra le righe, dialoghi forti e tanti sottotesti per una vera fiction d’autore

Romanzo Famigliare

Romanzo Famigliare

A dispetto del suono antico di quel “famigliare” nel titolo e del patriarcato imperante che caratterizza la famiglia Liegi, la nuova fiction di Rai 1 con Vittoria Puccini e Giancarlo Giannini è un racconto estremamente moderno. Originale, diverso. Lo è soprattutto da un punto di vista stilistico e si discosta dalla vecchia Rai per sposare quel nuovo corso lanciato da I Bastardi di Pizzofalcone e Rocco Schiavone.

Romanzo Famigliare: un racconto antico ma moderno

Romanzo Famigliare non ha nulla a che vedere con le pietre miliari di Rai Fiction, è un prodotto che piace al pubblico pur non essendo affatto rassicurante come Don Matteo e soci. I personaggi sono tutti agitati, poco affidabili, fragili, in un certo senso scomposti, esagerati; il linguaggio è colorito ed infarcito di parolacce e doppi sensi espliciti che un tempo, in prime time, l’ammiraglia dell’azienda pubblica non si sarebbe mai concessa; le immagini sono forti, come gli amplessi o i pranzi a suon di topi che  il serpente di nonno Gian Pietro (Giannini) consuma con soddisfazione.

Ma quei personaggi, a cui verrebbe voglia di tirare spesso due schiaffi, sono costruiti bene grazie ad interpretazioni sentite; i dialoghi sono reali, non scritti, sono come le persone comuni li pronuncerebbero per strada; l’impatto visivo delle scene più forti non infastidisce perchè è chiaro che bisogna leggere oltre l’immagine, per esempio creando un parallelo tra il serpente e il Cavalier Liegi, abituati a divorare gli altri ma rinchiusi in una prigione da cui non possono uscire.

Romanzo Famigliare: promossa Fotinì Peluso

Romanzo Famigliare è un prodotto d’autore – è firmato e diretto da Francesca Archibugi – audace, in cui si nota la cura per i dettagli e l’attenzione per i sottotesti, come per esempio l’uso di scarpe spartane ma costose per la protagonista Emma (Puccini), che vuole distinguersi dal mondo elegante e compito da cui proviene ma al quale in fondo apparterrà sempre.

La resa in video risulta un po’ cupa e la presenza degli inserti relativi al mondo militare di Agostino (Guido Caprino) appesantiscono un racconto già di suo complesso, ma arrivano sempre momenti leggeri a stemperare l’insieme. Ottima, infine, la prova dell’esordiente Fotinì Peluso, la giovane Micol, espressiva e spontanea come e più dei colleghi adulti.

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7 Commenti dei lettori »

1. Pongo&Peggy ha scritto:

10 gennaio 2018 alle 18:23

Mah, le famiglie sgarruppate e i drammi sopra le righe non sono proprio una novità nelle fiction di RaiUno. Questa va detto è particolarmente stramba. Mi piace molto l’ambientazione livornese, e il livello degli attori è ottimo, se si tralascia il fatto che la Puccini parla un calcato fiorentino, che col livornese c’azzecca assai poco. Sarò esageratamente purista, ma o l’inflessione dialettale la si sa fare bene, come Bosca e altri, o è meglio lasciar perdere e recitare senza inflessioni, come Giannini o Caprino.
La storia non ho ancora capito se mi piace o no, per adesso la trovo un pò oscura e piena di elementi non sviscerati, vedremo come si dipanerà nelle prossime puntate.



2. Gianni ha scritto:

11 gennaio 2018 alle 13:37

Premetto che non vedo queste produzioni televisive che reputo bassissime per qualità e temi.

Ieri vado in cucina dove mia madre stava vedendo questa serie.
Sento un po’ di dialoghi. C’era una ragazza giovane che diceva di non voler bambini perchè sono solo dei mostri “spara merda” ecc ecc.

Tutto il dialogo della ragazza sembrava copiato paro paro da altre mille fiction. La recitazione era orrenda! Sembrava leggesse. Ho capito che il suo personaggio doveva rappresentare una giovane di oggi “alternativa” o un po’ “anarchica”. Una specie di ribelle in chiave millenials.

Ma anche l’interlocutore recitava da cani! I dialoghi erano così artefatti e sopra le righe.

Se questo è il livello attuale delle fiction italiane direi che la scuola “arcuri-garko” ha vinto! E poi non lamentiamoci se queste robe non le compra nessuno in Europa.



3. Pongo&Peggy ha scritto:

11 gennaio 2018 alle 20:34

Scusami Gianni, ora, va bene tutto, ma paragonare questa fiction ai polpettoni della coppia arcuri garko è come paragonare I Buddenbrook ai fotoromanzi Lancio.
Non voglio replicare le polemiche tra “raisti” e “mediasettari” che già tanto agitano gli animi nei commenti giornalieri ai dati di ascolto, anche inutilmente a mio avviso trattandosi di due realtà che hanno evidentemente mission, pubblico, aspettative, completamente diverse (e per fortuna, il mondo è bello perchè è vario).
Tu hai colto solo un piccolo pezzettino di sfuggita e ci sta che non ti sia piaciuto, ma voglio dire Gianni, stiamo parlando di Giancarlo Giannini, Pamela Villoresi, Marco Messeri … che non necessitano di commenti. Caprino e Bosca sono impeccabili, la ragazza che interpreta Micol è bravissima. What else? Arcuri e Garko lasciamoli riposare in pace, và ….



4. maria ha scritto:

15 gennaio 2018 alle 11:07

cupo, oscuro, inquietante,angosciante nei dialoghi, non so c’è qualcosa che mi ha fatto evitare di continuare a vedere questa fiction, ed è la prima volta che mi trovo a dover dire di una fiction di raiuno o di qualsiasi altro canale, perchè qualsiasi tema trattasse, anche più pesante, non mi ha mai trasmesso queste sensazioni



5. pippo ha scritto:

16 gennaio 2018 alle 23:08

Una cagata pazzesca !!!!!!!



6. Lella ha scritto:

25 gennaio 2018 alle 11:17

Si è visto di meglio, soprattutto dall’Archibugi. A parte Giannini la recitazione è piuttosto scarsa, la trama scontata e troppo fumosa. Non facciamo paragoni con Montalbano, Rocco Sciavone, I bastardi di Pizzofalcone e Coliandro. Lì sì che la RAI ha dimostrato di proporre programmi innovativi e di qualità!



7. Giuseppe ha scritto:

30 gennaio 2018 alle 12:32

Come al solito la RAI da una storia di due puntate ne ricava sei portando alla noia il telespettatore, tanti fatti inutili che danneggiano la qualità però se la RAI punta al numero allora ha ragione a proseguire su questa strada, ora c’è da domandarsi che grado di istruzione ha il pubblico che guarda questi lavori? Io direi bassissimo, comunque la recitazione accettabile.



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