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febbraio

Gabriella Pession a DM: “La Porta Rossa uscirà in tutto il mondo sottotitolata. Ho rifiutato altre proposte per fare televisione nuova”

Gabriella Pession

Gabriella Pession

Per il suo ritorno sul piccolo schermo, Gabriella Pession ha scelto una serie dai tratti noir. Un racconto fantasy ma allo stesso tempo “molto crudo, realistico“. Da stasera, l’attrice di origini statunitensi sarà tra i protagonisti de La Porta Rossa, fiction in sei puntate diretta da Carmine Elia e in onda su Rai2 in prime time (22 febbraio e 1 marzo di mercoledì, dal 24 febbraio al 17 marzo di venerdì). Il pubblico la vedrà nel ruolo di Anna Mayer, una giovane magistrato moglie e vedova di Leonardo Cagliostro. A raccontarci qualcosa di più su questa serie è stata l’attrice stessa.

Il progetto inizialmente si chiamava ‘La verità di Anna’, perché il punto di vista attraverso il quale si racconta la vicenda è quello della protagonista femminile, che rimane vedova dopo poche scene in quanto il marito (interpretato da Lino Guanciale) viene ucciso. E qui parte una sua ricerca a ritroso, per capire chi fosse veramente quell’uomo e scoprire chi l’aveva ucciso davvero. Anna Mayer compie un’indagine attraverso la sua anima, per mettere insieme i pezzi di una storia amorosa per la quale ancora palpita. E poi avrà una vicenda crime da risolvere, per cui avrà un doppio ruolo.

Come ti sei trovata ad interpretare il personaggio di Anna?

E’ un personaggio a cui sono legatissima. Per interpretarlo ho scelto di non mettermi trucco, di non pettinarmi, di attribuire una verità e una drammaticità che non aveva bisogno di artifici. Ho voluto portare sul piccolo schermo il dramma della perdita, dell’elaborazione di un lutto e del ritrovare una persona anche dopo la morte. Di ricostruire, cioè, una memoria nel proprio cuore per dare immortalità a questa persona. E’ una vicenda toccante, umana. Ci tengo a dire che la serie è stata comprata da StudioCanal per una distribuzione internazionale, per cui uscirà in tutto il mondo sottotitolata. Prima d’ora è successo solo per Gomorra e Romanzo Criminale: diciamo che siamo all’interno di una terna vincente.

Qualcuno ha definito la trama una sorta di ‘Ghost all’italiana’. Concordi?

No, perché Ghost ha una cifra completamente differente. Il nostro racconto è molto crudo, realistico, mentre Ghost era più una vicenda melo’ con toni a volte da ologramma. Sembrava quasi un fumetto, ad esempio quando lui entra dalla finestra sotto forma di ologramma verso la fine del film. Il nostro racconto scorre su un binario di realismo puro, è una storia che può evocare situazioni simili a Broadchurch, una serie inglese che ho amato moltissimo, dove non ci sono toni da commedia.

Il pubblico italiano come accoglierà questa trama un po’ diversa rispetto a quelle delle fiction abitualmente proposte?

Non lo so, lo vedremo. Ci auguriamo che il pubblico possa percepire una maniera di fare tv innovativa, che entra a far parte di un mercato mondiale. Alcuni nostri prodotti non hanno niente di meno di grandi fiction europee. Al di là di quello che penserà il pubblico, che per noi è essenziale, diciamo che ci siamo già presi una grande soddisfazione entrando nel gotha della televisione internazionale. Credo molto nel pubblico italiano, credo che ci sia voglia di cose nuove. Schiavone ha fatto un po’ da rompighiaccio rispetto a questi nuovi prodotti. Sia io che Lino Guanciale arriviamo dalla televisione di Rai1 con zoccoli duri di ascolto dopo tanti anni di lavoro e in questa storia ci sono due protagonisti che hanno una forte riconoscibilità popolare.

Per fare questa serie ne hai rifiutate altre?

Tra diverse proposte ho reputato che questa fosse quella più in linea con il tipo di prodotto a cui ormai mi dedico da anni. Ne ho rifiutate altre per rimanere all’interno di un tipo di televisione molto nuova, anche un po’ sulle orme di Crossing Lines, che è stato per me un successo internazionale.

Hai in programma un ritorno in tv anche fuori dalla recitazione? Negli anni scorsi ti abbiamo vista a Notti sul Ghiaccio…

No, Notti sul Ghiaccio è stata un’occasione unica perché io sono stata nella Nazionale di pattinaggio per tanti anni, ho fatto agonismo. Nasco come atleta sul ghiaccio prima ancora che come attrice e l’unico motivo per cui presi parte a quello show era il mio legame con lo sport. Ma il mio lavoro è un altro e rimarrà un altro.

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