Non solo il plauso della Senatrice Cirinnà e l’indignazione di Mario Adinolfi, la scelta di mandare in onda le repliche di Stato Civile, programmate per la fascia preserale della settimana tra Natale e Capodanno, continua a raccogliere pareri contrastanti. L’ultimo intervento è di Massimiliano Padula, presidente dell’AIART (Associazione Italiana Ascoltatori Radio e TV), con una lettera-editoriale indirizzata alla Rai e pubblicata sul sito di Avvenire e sul blog dell’associazione.
“Perché la Rai decide di rilanciare il docu-reality ‘Stato Civile’ dopo averlo già inserito di recente nella programmazione della seconda serata della terza rete? Perché decide di collocarlo alle 20.05, in pieno preserale, per cinque giorni consecutivi, durante le festività natalizie?”.
Al centro delle domande quindi proprio la scelta della fascia oraria, che aveva ricevuto l’approvazione dell’Onorevole Cirinnà e che aveva reso la Bignardi ‘coraggiosa’ agli occhi della Senatrice Dem. Ed è alla direttrice della terza rete che Padula si rivolge:
“Non si tratta di domande retoriche ma di un vero e proprio appello alla Rai e in particolare alla rete diretta da Daria Bignardi, perché ci spieghino i motivi di una scelta che sa di forzato e di ‘costruito ad arte‘”, insinuando una polemica ‘politica’ al centro della scelta. E sempre restando sul terreno politico, nel post si legge anche una critica alle modalità di racconto, a suo parere propagandistiche:
“Il plot narrativo è pressappoco lo stesso: varia umanità fatta di gioie e dolori, di opposizioni e sostegni fino all’unione grazie alla legge. Il programma ha il merito di fotografare realtà sociali legittime e degne di rispetto, dall’altro scivola più volte in una propaganda discutibile […] L’auspicio è che operazioni televisive come questa non si facciano ‘prendere la mano’ deviando verso rivendicazioni ingiustificabili come la stepchild adoption omoparentale o la maternità surrogata”.
Da qui un invito ai vertici Rai a smettere di calcare la mano sul ‘sensazionalismo’:
“I meccanismi perversi dei media giocano sulla sensazione. Accanto al racconto ormai più che sdoganato dell’omosessualità, quello delle famiglie eterosessuali è sempre sbilanciato sull’eccezione, sui tradimenti, sui fatti pruriginosi, o al massimo su situazioni estreme che abbiano del clamoroso. Perché la Rai non prova a superare la logica del sensazionalismo per investire su programmi che sappiano raccontare bene anche la famiglia etero, quella ‘noiosa’ composta da madri, padri e figli?”.
Il post si conclude con una proposta che ha l’odore della provocazione:
“Perché Rai Tre non scrive e realizza un format che riesca a raccontare la fatica e la gioia delle famiglie eterosessuali, a dare spazio alle contraddizioni e alle imperfezioni che oggi una coppia uomo-donna (sposata in Chiesa o civilmente) vive, nonostante le tante iniquità sociali ed economiche che spesso impediscono di generare figli e progettare il futuro? Sarebbe un antidoto alla rassegnazione e un gesto degno di uno “Stato (e di un servizio pubblico) civile”.
L’esperimento intanto continua a far discutere, soprattutto sui social. La pagina facebook di Rai 3 è stata presa d’assalto da commenti di vario genere, condivisione dei post con finalità denigratorie, e addirittura minacce di morte ai danni di Simona e Stefania, due protagoniste del programma che hanno denunciato i maltrattamenti ‘social’ ad Adnkronos. Lamentele e critiche hanno costretto la produzione del programma ad intervenire. Ecco la lettera apparsa sulla pagina della Pamanafilm SRL, società produttrice dello show.
“[…] Il programma è stato accolto con tale calore, affetto e partecipazione, e con tali risultati in termini di ascolto, che non ci sarebbe bisogno di rispondere alle critiche, specialmente quando portatrici di legittime (benchè da noi non condivise) opinioni. Ci sentiamo però di rispondere solo ad alcune falsità legate al costo di Stato Civile. […] E la bugia, in questo caso, viene usata per provare a screditare la Rai sul piano dello sperpero di soldi”.
Gli autori della missiva si riferiscono alle voci circolate nelle scorse ore in seguito ad un comunicato di Mario Adinolfi, leader del movimento politico ‘Il Popolo Della Famiglia’, che aveva diramato il costo presunto del prodotto (tremila euro al minuto, per un totale di seicentomila euro per le prime sei puntate). Da qui la precisazione dei diretti interessati:
“Stato Civile è costato molto, molto meno di quanto scritto da Adinolfi ed ha un minutaggio complessivo per 6 puntate di 270 minuti e non di 200. Può darsi che Adinolfi sia stato semplicemente male informato, ma prima di utilizzare un argomento come punto centrale di un ragionamento sarebbe sempre bene verificarne la correttezza e la veridicità. […] Il requisito fondamentale per poter discutere è partire dai fatti. Far circolare numeri falsi per cercare di rafforzare il proprio pregiudizio è operazione che ovviamente rende difficile qualunque tentativo di dialogo”.
Posizionato per ‘far riposare’ Gazebo Social News durante le feste, il format dedicato alle coppie gay, che hanno potuto celebrare le proprie unioni civili dopo l’approvazione della Legge Cirinnà, terrà compagnia la pubblico di Rai 3 fino a venerdì. L’appuntamento con la quarta puntata è per questa sera alle 20.05.
1. XxdanyxX ha scritto:
29 dicembre 2016 alle 18:18