Chi ha paura di Donald Trump? A Piazzapulita ne sono terrorizzati. E pensare che il neoeletto Presidente americano non ha ancora iniziato il proprio mandato. Nella più recente puntata, il programma di La7 ha presentato la vittoria del tycoon col ciuffo come una mezza iattura, con servizi ed analisi che lasciavano trasparire un certo disappunto, per usare un eufemismo. Anzi, quella consumatasi nel talk show di Corrado Formigli è stata una vera e propria rosicata a stelle strisce non priva di faziosità. La ‘Trumpvata’, insomma, non è stata indolore.
Che Formigli fosse rimasto sotto shock per la vittoria di The Donald lo avevamo notato anche durante lo spoglio elettorale: ieri sera, però, ci siamo resi conto di quanto quel sentimento fosse condiviso anche da alcuni dei suoi ospiti. Il giornalista ha aperto la puntata con un buon servizio sulle ragioni sociali del voto a Trump (Piazzapulita resta pur sempre l’approfondimento meglio attrezzato sugli esteri). Poi però è iniziato il dibattito in studio, e l’analisi ha ceduto il passo a giudizi non proprio equilibrati di Rula Jebreal e Alan Friedman. I due, infatti, più che i giornalisti han fatto i tifosi.
“Trump è l’uomo che ha ricevuto l’endorsement dal Ku Klux Klan” ha attaccato la giornalista araba palestinese col piglio nervosetto della fustigatrice. Secondo Rula “il voto a Trump è un rigurgito bianco che vuole riportare diritti ai bianchi. E’ una visione segregazionista“. A dare man forte alle sue tesi ci ha pensato il programma di La7, che ha spedito un inviato in Pennsylvania ad incontrare l’equivalente del partito nazista americano. Obiezione: che c’entravano quei quattro disadattati con la svastica con i quasi 60 milioni di voti presi da Trump?
In studio era presente anche Giorgia Meloni, le cui opinioni sono state ovviamente politiche. E Friedman, invece di incalzarla a dovere, che ha fatto? Le ha chiesto di rinnegare le leggi raziali (il che la dice lunga sul tenore del dibattito). A dir poco stizzita la reazione dell’esponente politica, che ha precisato di non aver mai approvato il provvedimento di mussoliniana memoria. Emblematico il giudizio della Jebreal sul magnate repubblicano: “un uomo che non si pettinava nemmeno i capelli“. Accidenti, che fine analisi!
All’indomani del voto americano, Piazzapulita ha perso l’occasione per impostare una valida discussione sul tema. Ora che Trump si avvia alla Casa Bianca, le obiezioni nei suoi confronti sono doppiamente sacrosante e doverose, perché questo è il ruolo del buon giornalismo: peccato, però, che quelle proposte ieri da Jebreal e Friedman fossero argomentazioni alimentante dal livore politico più che dal desiderio di fare le pulci al tycoon.
Conosciamo la buona fattura del programma di La7, quindi – passato il tempo dei rosiconi da talk show – auspichiamo nuove e migliori occasioni di approfondimento.
1. Filippo ha scritto:
11 novembre 2016 alle 08:38