Il Giallo di Rocco Schiavone non delude. Ma non ci riferiamo alla linea gialla attorno alla quale è ruotata la puntata d’esordio della nuova fiction di Rai 2, quanto a Marco Giallini, affettuosamente chiamato proprio “Giallo” nello showbiz: sembra quasi – ma sappiamo che così non è – che Antonio Manzini stesse pensando a lui nell’inventare questo funzionario di Polizia tutto sbagliato, politicamente scorretto, ma a suo modo portatore di quel pizzico di poesia che non ti aspetti e che riscalda la cartolina valdostana nella quale è ambientata la serie.
Funzionano lui e funziona il resto del cast, composto da attori perfettamente calati nei ruoli ad essi affidati. Funziona un pochino meno il caso di puntata perchè l’epilogo era facilmente intuibile fin dall’inizio, come pure il colpevole: un difetto relativo, visto che spesso accade la stessa cosa anche con le fiction ad “investigazione familiare” – vedi Don Matteo – che non per questo appassionano meno il pubblico, perchè puntano sul viaggio e non sulla destinazione. Ma soprattutto funziona lo share: ben il 14.41% all’esordio, un boom inatteso che ha portato al trionfo Rai 2.
E Rocco Schiavone si inserisce molto bene nell’offerta noir della seconda rete, quella che negli anni ha annoverato L’Ispettore Coliandro, l’ultimo Rex e, andando un pochino più indietro, Nebbie e Delitti. E l’offerta di oggi richiama fortemente alla mente quella a suo tempo interpretata da Luca Barbareschi, per la figura solitaria del protagonista e per le ambientazioni fredde, nordiche, nelle quali il suo gelo interiore si confonde con quello climatico, che invade lo schermo.
La fiction di Cross Production si distingue per l’accuratezza dei dialoghi e della messa in scena, molto realistica e pulita. Forse non è un prodotto per tutti – un po’ lento rispetto al poliziesco solito – ma è per palati fini: un quadro d’autore che ha permesso alla letteratura di farsi tv. E che per questo il pubblico non ha potuto non apprezzare.
1. Manuela ha scritto:
10 novembre 2016 alle 15:15