10
novembre

ROCCO SCHIAVONE: UN VERO NOIR D’AUTORE CON UN PROTAGONISTA PERFETTO

Rocco Schiavone

Il Giallo di Rocco Schiavone non delude. Ma non ci riferiamo alla linea gialla attorno alla quale è ruotata la puntata d’esordio della nuova fiction di Rai 2, quanto a Marco Giallini, affettuosamente chiamato proprio “Giallo” nello showbiz: sembra quasi – ma sappiamo che così non è – che Antonio Manzini stesse pensando a lui nell’inventare questo funzionario di Polizia tutto sbagliato, politicamente scorretto, ma a suo modo portatore di quel pizzico di poesia che non ti aspetti e che riscalda la cartolina valdostana nella quale è ambientata la serie.

Funzionano lui e funziona il resto del cast, composto da attori perfettamente calati nei ruoli ad essi affidati. Funziona un pochino meno il caso di puntata perchè l’epilogo era facilmente intuibile fin dall’inizio, come pure il colpevole: un difetto relativo, visto che spesso accade la stessa cosa anche con le fiction ad “investigazione familiare” – vedi Don Matteo – che non per questo appassionano meno il pubblico, perchè puntano sul viaggio e non sulla destinazione. Ma soprattutto funziona lo share: ben il 14.41% all’esordio, un boom inatteso che ha portato al trionfo Rai 2.

E Rocco Schiavone si inserisce molto bene nell’offerta noir della seconda rete, quella che negli anni ha annoverato L’Ispettore Coliandro, l’ultimo Rex e, andando un pochino più indietro, Nebbie e Delitti. E l’offerta di oggi richiama fortemente alla mente quella a suo tempo interpretata da Luca Barbareschi, per la figura solitaria del protagonista e per le ambientazioni fredde, nordiche, nelle quali il suo gelo interiore si confonde con quello climatico, che invade lo schermo.

La fiction di Cross Production si distingue per l’accuratezza dei dialoghi e della messa in scena, molto realistica e pulita. Forse non è un prodotto per tutti – un po’ lento rispetto al poliziesco solito – ma è per palati fini: un quadro d’autore che ha permesso alla letteratura di farsi tv. E che per questo il pubblico non ha potuto non apprezzare.

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7 Commenti dei lettori »

1. Manuela ha scritto:

10 novembre 2016 alle 15:15

Concordo in pieno con il suo giudizio: personaggi e dialoghi credibili e ambientazione “nordica” non stereotipata. Molto convincente



2. giuseppe ha scritto:

10 novembre 2016 alle 17:40

Noioso. Programmato il mercoledì, giornata della settimana televisiva dedicata al calcio e all’edilizia visti i troppi mattoni, diviene una sorta di “Subburra boys vanno in vacanza in Val d’Aosta” lontano dalle pagine di romanzo anni luce. Spiacevoli effetti caricaturali, attori fuori contesto (a cominciare dal protagonista nei romanzi è un tossico perso nei rimorsi e il buon Giallini è altra cosa) e contesti fuori posto.
Fortunatamente si può spegnere il televisore, uscire e lasciare la noia in un solo elettrodomestico.



3. giovanni ha scritto:

11 novembre 2016 alle 17:25

fatto male,hanno scimmiottato i telefilm americani,recitato malissimo,la figura del poliziotto scemo(quello che porta la pistola a vista nel commissariato) è patetico.Se fossi un poliziotto sarei offeso:non ho capito la storia del rubare ai ladri.Come se si vuole istituzionale e passare per normale la corruzione dei poliziotti(episodio del TIR).Il direttore della Rai dovrebbe,per me,fare il mea culpa.



4. Lella ha scritto:

26 novembre 2016 alle 18:37

Io non ho ancora letto i libri di Manzini e penso che presto lo farò. A me la fiction piace; è divertente, l’impianto narrativo ben costruito, l’ambientazione ottima. Bravissimi gli attori. Finalmente una produzione non inverosimile o sdolcinata (Un medico in famiglia e Braccialetti rossi) o con pretese storico culturali assolutamente inadeguate (I Medici). Quasi a livello del mio adorato Commissario Montalbano.



5. Aloby ha scritto:

29 dicembre 2016 alle 05:05

la cosa che non mi spiego è come faccia la barba di Schiavone a crescere e sparire da una scena all’altra(!!!) non dovrebbe esserci un supervisore di queste cose???



6. Mauro ha scritto:

19 gennaio 2017 alle 20:26

E’ uno sceneggiato poliziesco che balla tra la pazzia, la disperazione, l’incomunicabilità dei protagonisti, la misoginia, che sono il frutto della depressione, come tanti stati d’animo negativi. Fin qui niente di male, ma se permettete queste cose me le devo subire nella vita di tutti i giorni e reali, quando mi siedo a guardare la televisione, di sicuro non apprezzo la depressione finta, un conto è il dramma ben strutturato, l’altro il tragico da telenovelas. Questa è una telenovela anche non ben sceneggiata, tra l’altro.



7. william ha scritto:

23 marzo 2017 alle 23:50

ma dai….quante prospettive diverse …..sarà che ognuno riflette in cio che vede anche ciò che è e che si porta dietro.

[nota della redazione: editato. commenti più brevi, per favore]



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