E’ uno di quei personaggi che la televisione la sanno fare perché ne comprendono in tempo reale le dinamiche di cambiamento. Parliamo di Carlo Freccero, firma di garanzia del piccolo schermo italiano, e della sua recente intervista a Repubblica, all’interno della quale riesce a dare dei contorni chiari alla transizione mediatica che il Paese sta vivendo.
Cali d’ascolto, nuove sfide per i grandi editori, riduzione del digital divide, competizione con le piattaforme virtuali: la carrellata di Freccero riesce a costituire sempre letteratura pregevole per gli studiosi di comunicazione. Ecco alcuni dei suoi contributi più brillanti dalla sua recente chiacchierata. Partiamo dalla sua critica diretta a Mediaset, e più in generale al vecchio modello di produzione e distribuzione dei contenuti:
Ha una posizione conservatrice rispetto al mondo di internet, vuole difendere i suoi contenuti. Un atteggiamento che sicuramente verrà travolto dalla rete. Oggi non c’è più bisogno di editori come Berlusconi o Murdoch. Perché Youtube non è solo consumo, è produzione, è controinformazione. [...] Internet agisce come fronda contro i grandi editori. Si sta creando una frattura tra le tv di una volta che hanno bisogno di editori e Internet che va oltre il consumo e diventa produttore.