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Da Gomorra in giù, tutti in galera

Il DDL presentato da Fratelli d'Italia alla Camera propone di punire l'apologia dei comportamenti mafiosi presente nelle serie tv

Stefania Stefanelli

di Stefania Stefanelli

16/12/2025 - 16:49

Da Gomorra in giù, tutti in galera

© US Sky / Marco Ghidelli

L’apologia dei comportamenti mafiosi deve finire qui. Parola dell’On. Maria Carolina Varchi di Fratelli d’Italia, che sull’argomento ha presentato alla Camera la proposta per l’introduzione dell’articolo 416-bis.2 del codice penale.

Tale proposta, che sarà ora valutata dalla Commissione Giustizia, richiede per chiunque esalti fatti, metodi, princìpi o comportamenti propri delle associazioni criminali di tipo mafioso la reclusione da sei mesi a tre anni e una multa da euro 1.000 a euro 10.000. Incluse le serie tv che, secondo la Varchi, “mitizzano personaggi reali o immaginari delle varie associazioni criminali di stampo mafioso conosciute nel territorio nazionale“.

La reazione di Marco D’Amore al DDL Varchi

Le reazioni nel mondo dello spettacolo non si sono fatte attendere e il primo a tuonare contro il DDL è stato Marco D’Amore, l’immortale Ciro Di Marzio di Gomorra nonchè regista di Gomorra – Le Origini, che ha dichiarato provocatoriamente:

Ci faremo arrestare in parecchi, dovranno allargare di molto le patrie galere. E ricordiamoci che i detenuti pesano sulla spesa pubblica: il nostro è un Paese che ha un debito pubblico importante, quindi non gli conviene. […] Nei momenti di difficoltà come questo continueremo cose interessanti, più acide e più resistenti a questa forza che ci viene contro e ci dice di smettere

Scherzi a parte – perché, tra sospensione condizionale della pena e sospensione automatica dell’esecuzione, in Italia non si va in galera con una condanna del genere – la questione è complessa: la liberta d’espressione è un intoccabile caposaldo ma, allo stesso tempo, è indubbio che da L’Onore e il Rispetto a Squadra Antimafia, passando proprio per Gomorra – La Serie e Mare Fuori, il male abbia esercitato il suo fascino su intere generazioni di spettatori. Cosa di cui sembra lecito preoccuparsi in un contesto sociale in cui mostrare un reato sui social per taluni è un vanto.

Fa tuttavia sorridere il fatto che i problemi si vogliano affrontare a valle, piuttosto che a monte: gran parte delle serie tv incriminate, infatti, hanno ottenuto finanziamenti dalla Direzione Generale Cinema e audiovisivo del Ministero della Cultura.

Senza contare che, qualora la proposta fosse approvata, ad essere colpite sarebbero solo le produzioni che parlano dichiaratamente di mafia e non quelle che magari, trattando altri argomenti all’apparenza “puliti”, la celano loro malgrado (Sicilia Express docet).

Il dibattito, che la Varchi si è poi detta ben felice di aver acceso, è appena iniziato.

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