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Il Mostro, un pugno allo stomaco molto ben fatto
di Stefania Stefanelli
28/10/2025 - 14:06
© Netflix / Emanuela Scarpa
3.7 /5
Il grande pregio della serie Il Mostro è quello di mettere su bianco, o meglio immagini su schermo, tutta la frustrazione provata dagli inquirenti e dall’opinione pubblica durante la controversa e lunga indagine sul Mostro di Firenze, iniziata negli anni ’70 e mai davvero conclusa. E lo fa con maestria, attaccando quella frustrazione allo spettatore, che esce infastidito dalla visione.
Nei quattro episodi, diretti da Stefano Sollima e disponibili su Netflix, si parte dalla decisione del procuratore Silvia Della Monica (Liliana Bottone) di ampliare il campo dell’indagine sul serial killer, riaprendo un caso di duplice omicidio avvenuto nel 1968 e fino a quel momento non collegato ai successivi.
L’omicidio degli amanti Barbara Locci (Francesca Olia) e Antonio Lo Bianco (Claudio Vasile) nel corso della narrazione viene analizzato più volte da diversi punti di vista, a seconda dei possibili colpevoli: un vero parterre di mostri, uomini disturbati ed inqualificabili, tra i quali mancano però i sospettati più noti al pubblico come Pietro Pacciani, la cui figura viene appena sfiorata nel finale.
Il Mostro genera frustrazione
Il prodotto, cupo e angosciante, è costruito con grande cura e risulta respingente proprio come il true crime che riporta alla luce. Una storia fatta di morbosità, ignoranza, errori, ingenuità ed evitabili tragedie nei confronti delle quali chi guarda non riesce a provare empatia, quanto piuttosto una rabbia fastidiosa che libera il mostro giudicante che è in ognuno di noi.
Rabbia nei confronti degli inquirenti e delle istituzioni che non hanno mai davvero risolto il caso, perchè val la pena ricordare che ogni sospettato è stato poi assolto.
Ma soprattutto rabbia nei confronti delle vittime, coppiette che continuavano imperterrite ad appartarsi di notte pur sapendo che c’era in giro un serial killer pronto ad accanirsi su di loro, e donne che sopportavano in silenzio abusi e soprusi in una società antica e patriarcale che fa apparire la nostra un po’ meno spaventosa di quello che è.
Il finale monco lascia presupporre una seconda stagione.
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