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Black Rabbit è noiosissima
di Stefania Stefanelli
04/10/2025 - 13:02
© Netflix
2.6 /5
Come si possa non creare un capolavoro, avendo a disposizione una trama forte come quella di Black Rabbit e per attori protagonisti Jude Law e Jason Bateman, è un qualcosa che Netflix prima o poi dovrà spiegarci.
La serie in otto episodi, che racconta il difficile rapporto tra due fratelli e la loro improbabile lotta contro la malavita newyorkese, è un’occasione persa a prescindere, ma soprattutto per quanti non andranno oltre la visione dei primi due noiosissimi episodi.
Dopo una partenza sottotono, con scene forzate e una fotografia cupa che trasforma suo malgrado questo thriller dichiarato in un noir, la sceneggiatura intraprende una lenta accellerazione che trova compimento solo nel finale, quando arriva l’emozione inutilmente cercata fino ad allora.
Black Rabbit tra fotografia cupa e lentezza
Da una parte c’è Vince (Bateman), il “diavolo” della coppia, lo sbandato che combina guai e ci trascina dentro il fratello, un imprenditore dai grandi sogni. Ma Jake (Law) tutto è tranne che “acqua santa”, perchè macchiato dal peccato capitale della superbia, che gli fa pensare di poter aprire un nuovo ristorante quando ha a stento i mezzi per mandare avanti il primo. Tanto per sottolinearne una.
I loro tentativi di risolvere i problemi sono spesso grotteschi, assurdi, eccessivi, forse nel tentativo di dare al racconto l’allure di titoli come Pulp Fiction, senza ovviamente riuscirci perchè le occasioni si sprecano e non si riesce ad entrare davvero in sintonia con nessuno dei due. Se non, lo ripetiamo, in fondo alla storia, dove si arriva a fatica.
Uno spreco sotto diversi punti di vista, considerato che la narrazione tocca anche temi delicati ed importanti come le molestie, la violenza domestica e la sacralità della famiglia.
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