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QUANTE STORIE: NON BASTA UNA YOUTUBER NEL CAST PER PARLARE AI GIOVANI
di Marco Leardi
20/10/2016 - 11:59

Parlare di libri in tv è sempre un’azione meritoria, e chi la compie ottiene facilmente il nostro plauso. Guardando Quante Storie, il programma di Rai3 condotto da Corrado Augias, ci si rende però conto di quanto l’approfondimento culturale necessiti di formule nuove e di linguaggi che richiamino un pubblico davvero trasversale. E soprattutto giovane. Il piccolo schermo, infatti, non può più permettersi di trasformarsi in un circolo letterario a favore di camera, a meno che l’obiettivo sia quello di radunare una platea già sensibile al profumo delle pagine stampate.
Ogni giorno Augias presenta alcune novità editoriali in compagnia dei loro autori: la struttura del programma si ripete al limite della prevedibilità attraverso interviste dai toni formali che rischiano di intimorire il pubblico culturalmente meno attrezzato. Nei giorni scorsi abbiamo assistito ad una soporifera puntata sulla riforma costituzionale (ormai se ne parla davvero ovunque!), mentre ieri ci siamo imbattuti in una gradevole sorpresa. Il programma ha infatti ospitato il direttore d’orchestra Antonio Pappano per una mezz’ora all’insegna della musica.
Caratterizzato da uno stile intellettual-chic, Quante Storie è un programma discorsivo, spesso ricco di spunti e raro nel suo genere, almeno sulla generalista. Al riguardo, però, la domanda sorge spontanea: a chi intende rivolgersi? La presenza di adolescenti e liceali in studio, ma anche la scelta di coinvolgere la youtuber Sofia Viscardi una volta alla settimana, farebbero pensare ad un obiettivo lodevole. Peccato però che il target dei giovanissimi difficilmente sia davanti alla tv a quell’ora (dalle 12.45), anche perché le lezioni scolastiche sono ancora in corso o appena terminate.
Che Quante Storie non sia un programma rivolto esattamente ai giovani lo si deduce anche dal rapporto cattedratico che intercorre tra l’ottuagenario Augias – al quale va riconosciuta invidiabile lucidità – ed i ragazzi presenti in studio. Il conduttore li interpella in qualità di studenti, quasi mai come lettori. A conclusione di puntata, Michela Murgia consiglia, giudica o stronca alcuni libri senza fare sconti, sotto lo sguardo compiaciuto del padrone di casa.
Il momento è curioso anche se, talvolta, si rimane perplessi dalla severità che la giovane scrittrice riserva a colleghi anche ben più celebri di lei. Licenza d’autore? Mettiamola così.
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2 commenti su "QUANTE STORIE: NON BASTA UNA YOUTUBER NEL CAST PER PARLARE AI GIOVANI"
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massimo dice:
Buongiorno, vi racconto un'esperienza personale. Mia figlia ha partecipato al programma, si è preparata per un mese, ha comprato il libro di Colombo e Davigo, ha messo a punto la sua bella domandina. Arrivati alla Rai, sono state indottrinate dagli autori, le domande cassate e fornite già pronte. Una grande delusione, le ragazze sono state usate come belle statuine, di certo non è stato un invito alla lettura, forse alla carriera di velina.
ciak dice:
parlare ai giovani? io modestamente penso che quando un programma è "bello e ben fatto" parla a prescindere...