E adesso tutti parlano di fiction. Complici le sfortunate sorti della Tribù (che poco c’entrano), la recente soppressione di Tutti Pazzi per la Tele e il ridimensionamento di Salemme e Falchi, i supremi giudici del piccolo schermo son pronti a parlare di morte dell’intrattenimento.
Gli show non tirerebbero più, dicono, e l’italico pubblico catodico sarebbe tutto pazzo per la fiction. Aborro, direbbe il caro Mughini. Non foss’altro che per l’inopportuna celerità con cui, alcuni, sono stati pronti a decretare la morte dell’intrattenimento, che a parere di chi vi scrive rimane la vera, e forse l’unica, linfa del piccolo schermo italiano. Con annesse soppressioni.
Perché se è vero che anche in Italia, e per fortuna, c’è voglia di serialità, è altrettanto vero che si potrebbe parlare, con più semplicità, di una premiazione della qualità piuttosto che di “morte catodica dell’entertainment”. E, dati alla mano, il discorso fila liscio come l’olio.
Chi, tra voi che leggete, avrebbe preferito Tutti Pazzi per la Tele alla seconda parte della fiction di Janus “L’Onore e il Rispetto”? Pochi, pochissimi (anzi, ad essere precisi il 14%) e il motivo è sotto gli occhi di tutti. Il programma non è stato realizzato nel migliore dei modi. Prima colpa, tra tutte, l’aver portato con sé tutti i difetti della prima, gloriosa, edizione dove, probabilmente, la curiosità per un prodotto nuovo è riuscita a celare alcune pecche, gravi, che lo hanno contraddistinto.
Vogliamo parlare del pessimo montaggio che è riuscito nella mirabolante impresa di far capire anche al non più giovanissimo pubblico di Raiuno che il programma non fosse in diretta? Oppure vogliamo parlare dei siparietti comici che se l’anno scorso, con Pistarino, facevano piangere, quest’anno, con Braida, non hanno fatto ridere nessuno? O, ancora, vogliamo puntare, sic et simpliciter, sul ritmo dello show? Complice uno studio straordinario (i complimenti agli scenografi sono d’obbligo), Tutti Pazzi per la Tele avrebbe potuto essere uno show coi fiocchi. Ma i fiocchi sono stati quasi esclusivamente quelli degli abiti (da cambiare) della padrona di casa che ben avrebbe potuto infondere al programma quell’allegria che l’ha resa celebre ai telespettatori del BelPaese. D’altro canto il programma si pone(va) l’ambizioso obiettivo di essere una celebrazione della tv.
E con Salemme il discorso non cambia, o cambia poco. L’errore, in questo caso, è stato alla base. Chi avrebbe potuto sperare di far affezionare un pubblico fidelizzato come quello dell’ammiraglia di Viale Mazzini ad un comico napoletano, che, per giunta, con la televisione ha ben poco da spartire? L’argomento dello show, poi, non brillava certamente quanto ad originalità. La contrapposizione tra nord e sud, nel 2009! Idea probabilmente simpatica per alcuni skectch di Zelig, ma non certamente per Raiuno.
Anche in questo caso, dunque, chi non avrebbe preferito una fiction come Intelligence? Valsecchi, si sa, alla qualità ci ha abituati. Non a caso, le sue produzioni sono tra quelle poche isole felici della fiction prodotta dal (e/o per il) Biscione. Figuriamoci se non avesse raggiunto l’obiettivo con quella che, attualmente, risulta la fiction più costosa della televisione italiana. E quest’ultimo aspetto avrebbe dovuto rappresentare un forte campanello d’allarme ma, alla fine, si è optato per piazzare in palinsesto “Da Nord a Sud” proprio il lunedi in diretta concorrenza con Intelligence. A questo punto, ho detto tutto!
1. busb ha scritto:
2 ottobre 2009 alle 13:58