Grande Fratello ha una malattia che appare incurabile: il GF stesso. Ovvero il gruppo di autori che siede dall’altra parte del confessionale e guida i reclusi catodici di Cinecittà.
La banalità degli autori di Grande Fratello
Autori che nel corso degli anni hanno dimostrato di essere ancorati ad un modello di tv non al passo coi tempi, scadendo spesso nella banalità e a volte nella risibilità. E se nei primi anni lo stupore e l’interesse del pubblico erano legati principalmente alla novità che il prodotto portava con sè, adesso a spadroneggiare è la prevedibilità, quella che Maurizio Costanzo definirebbe la morte della televisione.
Un copione già scritto (anni fa) che ha portato gradualmente il pubblico ad allontanarsi da un interessante esperimento socio-televisivo, trasformatosi da tempo nella sagra del già visto.
D’altro canto non servono ulteriori commenti di fronte all’imbarazzante teatrino che, per svelare ai ragazzi l’ingresso o meno nella casa, prevedeva il tentativo di aprire la porta rossa, salvo poi consentire a tutti l’ingresso. E cosa dire, per esempio, della grande suspance del concorrente pescato a caso tra gli spettatori della passerella, quando l’unica a non indossare un cappotto e a non ripararsi dalla pioggia era quella incredibilmente selezionata per entrare a far parte del reality?
Le novità inesistenti
Annunciare, poi, un’edizione piena zeppa di novità, pronta a rilanciare il Grande Fratello dopo quasi due anni di assenza, non ha fatto altro che evidenziare ancor più le carenze degli ultimi anni. Perchè, come si è potuto vedere, la premiere di Grande Fratello 13 di novità non ne aveva neanche l’ombra. Ci si chiede ancora, ad esempio, dove sia la straordinaria interattività quando l’unico ‘aspetto sociale’ della puntata è stato rappresentato dal ricordare che trattavasi dell’edizione più social di sempre.
Opinionisti da cacciare seduta stante
D’altro canto se gli opinionisti sono Manuela Arcuri e Cesare Cunaccia è facile intuire la svolta social del programma. Straordinario il gruppo Facebook nato subito dopo la puntata che riassume perfettamente l’efficacia dell’eloquio dell’attrice in quel contesto: “Regala un’opinione a Manuela Arcuri“.
Buono il cast
Fortunatamente c’è un buon cast che si spera possa sopperire alle falle autorali. Non è un mistero, infatti, che gli ingredienti fondamentali per la riuscita del reality siano essenzialmente due: un buon cast e un valido gruppo autorale. E se il cast anima autonomamente la ‘realtà modificata’ di qualsivoglia show del genere, il lavoro autorale certamente dev’essere meno frenetico. Per fortuna.
1. daniele ha scritto:
6 marzo 2014 alle 16:25