Avreste mai pensato che un personaggio tv potesse prestarsi ad un’intervista via Skype alle 3 del mattino e, soprattutto, ne consentisse la ‘messa in onda’? Beh, noi l’abbiamo fatto con Costantino della Gherardesca ed ora è arrivato il momento di gustare le nostre ‘nuove’ interviste nel cuore della notte!
Vi proponiamo la chiacchierata con il nobile conduttore a poche ore dalla premiere di Boss in Incognito (qui le anticipazioni della prima puntata), versione italiana dell’apprezzato Undercover Boss, programma nel quale il capo di un’azienda smette i panni di ‘boss’ per vestire quelli di operaio e guardare la propria azienda da un altro punto di vista, quello dei lavoratori, scoprendone punti di forza e di debolezza.
Ma ascoltate di cosa si tratta direttamente dalla viva voce di Costantino Della Gherardesca… Buona visione.
Costantino della Gherardesca, la video intervista di DavideMaggio.it
Davide Maggio: Ciao Flavio
Costantino Della Gheradesca: Come Flavio?
D: Flavio Briatore… ho sbagliato numero?
C: Hai sbagliato numero, questa è una residenza molto più modesta… e socialista.
D: Io pensavo di parlare con il conduttore di The Apprentice, e invece mi trovo con il suo antagonista…
C: Si, decisamente meno glamour, ma molto più Bignardi.
D: Da una parte il socialismo, e dall’altra?
C: Dall’altra il capitalismo più sfrenato.
D: Lei non è assolutamente capitalista, mi sembra di capire.
C: No, anche perché non me lo posso permettere. Forse un giorno lo sarò volentieri.
D: Caspita, con le origini nobili che ha, lei non può?!
C: Oramai, dalla Rivoluzione Industriale, non hanno più una lira i nobili. Ormai i principi sono gli industriali.
D: Non mi dica che è come la Marchesa (d’Aragona ndDM) lei, un nobile tarocco?
C: Tarocco no, ma con le pezze al culo, come la Parietti.
D: Lo sa che la Parietti è abbastanza sensibile di fronte a queste affermazioni?
C: Veramente? La uso come un esempio. E’ molto ingiusto il mondo. Perché uno pensa che se uno va in televisione è necessariamente ricco, ha soldi, invece no, è l’esatto opposto. Ovviamente poi ci sono i Bonolis e i Fazio che invece…
D: Io devo dirle invece che lei va in televisione, ma se mi permette con una gran botta di cul*: ha finito da pochissimo la sua precedente esperienza con Pechino Express e ce la ritroviamo qui, subito dopo, con Boss in Incognito. Però ci tenevo a dirle che in entrambi i programmi, la conduzione non è così importante.
C: No, secondo me sbagli Davide, perché a Pechino Express è tutto cucito intorno anche alla mia comicità, alla mia ironia, che ho portato nel programma da quando ero concorrente. Quindi a Pechino Express è importante il mio ruolo, e su questo non ci sono dubbi. Per quanto riguarda Boss in Incognito, invece, hai ragione tu, perché sono più una voce narrante diciamo. Una voce che si manifesta fisicamente ogni tanto per far vedere la mia bellezza.
D: Proprio questo volevo chiederti. Quanto ha influito la tua bellezza nella scelta dei vertici Rai per la conduzione di Boss in Incognito?
C: Ma… tra me e Jessica Stam, hanno scelto me.
D: Benissimo, saranno soddisfatti chiaramente della scelta. Vedo che comunque ti sei fatto serio, però io volevo ricordare un attimo al pubblico che ci segue, che sono le due di notte tra sabato e domenica, proprio prima del debutto…
C: Si, hai ragione.
D: Sei consapevole che potresti dire la qualunque a quest’ora della notte?
C: Potrei si, perché sono una persona che ha molte ansie. E’ molto difficile per me lavorare in quest’ambiente pieno di gente cattiva e spietata, e quindi la sera devo prendere dei mini tranquillanti per dormire sereno. Li ho già presi.
D: Quindi possiamo andare a ruota libera…
C: Sono come le vittime di Diabolik con il Pentothal. Sono la tua vittima Davide.
D: Scherzi a parte, il programma è arrivato quasi all’improvviso, non per te magari, ma per i telespettatori si. Noi ad esempio avevamo scritto che si lavorava alla versione italiana del programma, però non ci aspettavamo che arrivasse così repentinamente. Dall’ideazione alla realizzazione quanto tempo è passato?
C: Stiamo ancora registrando l’ultima puntata. Abbiamo iniziato a novembre. C’è stato un ritmo abbastanza serrato, molto faticoso per la troupe, per tutti quanti. Il programma è girato in giro per l’Italia, dove ci sono le aziende dei Boss e – sai una cosa Davide? – il programma è molto più serio rispetto a quello che faccio io di solito. Il programma è stato scritto da uno che è un po’ il genio della televisione, che produceva i documentari di Adam Curtis, prodotti di estrema sinistra, contro il capitalismo e il lato oscuro dei mass media. Questo personaggio, Stephen Lambert, ha deciso di scrivere questo format per fare una cosa più generalista, che avesse un largo pubblico, e quindi che avesse un impatto sociale più forte. Perché tu vai a migliorare le vite dei lavoratori all’interno di queste aziende. Il boss si cala nell’azienda, scopre le problematiche e alla fine della puntata, che è autoconclusiva, le risolve.
D: Costa c’è da dire una cosa, noi scherziamo e ridiamo, ma tu sei una persona estremamente profonda…
C: Io, forse si, nel privato. Chiaramente in televisione sono molto più abituato a fare cose come Pechino Express, ironiche, dove mangio i ratti fritti. Qui la mia presenza è molto asciutta, fredda, così come lo sono le riprese. Il livello tecnico del programma è altissimo, molto alto. Davide da quel punto di vista lì ti piacerà.
D: La Farina (Cristiana, ndDM) è una puntigliosa. C’è anche un autore di Maria De Filippi, Giona Peduzzi che è bravo.
C: Giona è bravo. E’ anche simpatico, cinico, buffo. Sia Giona che io siamo un po’ in “special leave”. Lui ha avuto il permesso dalla De Filippi per lavorare in questo progetto, ed io un po’ dalla Magnolia, dove faccio Pechino, per venire a fare questa cosa qui. Ho accettato di fare questo programma perché sono molto rassicurato quando un programma è in esterna.
D: Perché puoi scappare?!
C: No, perché trovo che sia più moderno degli studi televisivi, che fanno un po’ televisione vecchia, non so.
D: Spiega un po’ com’è strutturato il programma, perché non credo sia conosciuto dal pubblico…
C: E’ un programma molto emotivo. Io quando ho visto la puntata americana mi sono commosso. Forse perché ero a dieta, ma ero molto sensibile in quel momento. Un boss viene trasformato, viene messo in incognito (gli si tingono i capelli, si cambia il look radicalmente) e va a girare un documentario in mezzo ai suoi dipendenti, che sono convinti che lui sia uno che sta girando un documentario sul rinserimento nel mondo del lavoro di una persona già attempata. Lui lavorando nei vari settori della sua azienda scopre problemi nella logistica, ma soprattutto problemi nelle vite dei lavoratori. Alla fine del programma lui si svela agli impiegati che hanno lavorato con lui, e risolve come può le loro problematiche.
D: E’ un po’ come se la signora Tarantola (Presidente della Rai, ndDM) avesse fatto l’operatore di ripresa di Boss in incognito, o sbaglio. Signora Tarantola che tu stimi tanto, ti piace tantissimo.
C: Rispetto al Presidente!
D: Quante puntate avete realizzato?
C: Abbiamo realizzato 4 puntate. Chiaramente essendo il programma molto nuovo non sappiamo come andrà negli ascolti, ma noi abbiamo la coscienza spor… a posto.
D: Stavi dicendo “abbiamo la coscienza sporca”…
C: Stavo dicendo… lurida. Abbiamo la coscienza a posto, perché grazie alla forza del format abbiamo veramente aiutato le persone all’interno di queste aziende. Ti riempi la bocca con la parola servizio pubblico, e poi fai i programmi con Pippo Baudo. E invece no.
D: Che hai adesso contro Pippo Baudo?
C: In questo programma abbiamo veramente aiutato le persone. Non per merito mio, né della Endemol, né della Rai, ma per merito dell’autore di questo programma che lo ha strutturato appositamente per questo fine. E’ una cosa che si potrebbe allargare a macchia d’olio, perché se ha successo, i boss che vogliono farlo per farsi pubblicità aumenterebbero, e facendolo aiuterebbero gli impiegati. Negli Stati Uniti, in Gran Bretagna quest’operazione è riuscita, in Italia speriamo bene. Magari non lo rifarò io, magari lo farà qualcun altro.
D: Magari Emanuele Filiberto.
C: Emanuele Filiberto può darsi che lo faccia, perché non sono necessario io per fare Boss in Incognito.
D: Se ti hanno scelto, vuol dire che magari sono rimasti contenti delle tue performance a Pechino Express…
C: Si, ma la forza sta nel programma che ha un ruolo ben preciso.
D: Non trovi che ultimamente la storia del servizio pubblico sia diventata un po’ una scusa per giustificare degli insuccessi su altri fronti? Ad esempio, se il programma dovesse andare male, cosa che chiaramente non si augura a nessuno, è uno scudo il fatto di poter dire abbiamo fatto servizio pubblico, abbiamo aiutato qualcuno. Alla fine ci sono anche logiche commerciali.
C: Secondo me succede molte volte, che uno scudo sia falso, perché le persone che parlano di servizio pubblico, vogliono in realtà fare intrattenimento. Anche questo è un programma d’intrattenimento, ma contrariamente agli altri programmi qui ci sono cose concrete che giustificano il sevizio pubblico, o il servizio degli impiegati di quelle aziende lì. Non di tutta l’Italia, se no…
D: Se no andavi a fare il Capo del Governo. Costa for President.
C: Sarebbe la fine per tutti voi!
1. marcodesantis ha scritto:
27 gennaio 2014 alle 22:43