E’ inutile fingere di guardarlo con sufficienza, di cambiare repentinamente canale al suo passaggio o di scandalizzarsi a livelli epici ascoltando le sue storie. Io e la mia ossessione, il programma di Real Time sui feticismi e le dipendenze più strambe del pubblico statunitense, ha un non so che di affascinante, di ipnotico, peggio dei variopinti video antistress su Youtube o degli ammiccanti gattini dello screensaver di Ugly Betty.
Perché, non appena ci sintonizziamo la domenica alle 23.00 sul canale 31 del digitale terrestre (clicca qui per conoscere gli ascolti record), tutti i nostri problemi, tutte le nostre paturnie passano in secondo piano lasciando spazio a distrazioni e a dipendenze ben più strambe e nocive della sigaretta o delle lampade abbronzanti di Carlo Conti. E così, capita di incontrare il giovane Nathaniel che, probabilmente dopo la visione del film Cars, ha deciso, in mancanza d’altro, di fidanzarsi con la sua auto e di progettare un futuro insieme a lei. Malgrado i tentativi del padre di farlo rinsavire e la domanda assai ovvia su come approcciarsi sessualmente alla vettura, Nathaniel non demorde (almeno fin quando una Ferrari non gli passerà davanti e conquisterà il suo cuore). Pensate che non ci sia limite al peggio? Vi sbagliate. Prendiamo, ad esempio, Jaye e la sua dipendenza dal borotalco. Va bene essere dei fan sfegatati di Pollon, ma prendere alla lettera il suo verbo del “sembra talco ma non è, serve a darti l’allegria”, forse, è leggermente eccessivo e pericoloso.
E che dire della pin-up Sheyla, cugina di secondo grado di Cristina Del Basso e di Francesca Cipriani, e della sua ossessione di un seno taglia decima? Va bene, non potrà allacciarsi le scarpe e si sarà fatta rimuovere le costole per sostenere al meglio il suo peso (cosa avrebbe da dire D’Annunzio a riguardo?) ma, se Keira Knightley incrociasse il suo cammino, siamo pur certi che il pittore Giuseppe Arcimboldo avrebbe dato vita ad una nuova, straordinaria opera dal titolo “Il grissino e il big mac”. Perché queste ossessioni ci interessano e incuriosiscono tanto? Perché, malgrado la nostra attenzione sia catturata da persone mentalmente disturbate, riusciamo ugualmente ad arrivare alla fine del programma con gli occhi sgranati e un sorriso appena abbozzato?La verità è che una finestra così inconsueta aperta sul mondo delle stranezze e dei feticismi ci rende più sicuri di noi stessi, delle nostre dipendenze e del nostro modo di affrontarle: della serie “c’è sempre qualcuno che sta peggio di me”. E chi potrebbe contraddirci? Io e la mia ossessione, puntando su una formula semplice e indolore e un montaggio serrato e coerente, riesce a presentarci un universo costellato da uomini sposati con bambole gonfiabili, da donne dipendenti dall’odore della benzina o della colla vinilica, ricordandoci di essere ancora dalla parte giusta del baratro. E per questo non smetteremo mai di ringraziarlo.
1. Markos ha scritto:
22 luglio 2013 alle 13:32