15
marzo

MARZIO HONORATO A DM: UN POSTO AL SOLE E’ DIVENTATO UNA DROGA, POTREI LASCIARE SOLO PER LAVORARE DIETRO LE QUINTE

Marzio Honorato

L’ansioso e goffo Renato Poggi è ormai una delle colonne portanti di Un posto al sole, la celebre soap di Rai3 che, dopo tanti anni di “onorato servizio”, continua ad appassionare una buona fetta di spettatori alle sue storie e ai suoi personaggi. Dopo una brillante carriera che vanta numerosissime collaborazioni, da Eduardo De Filippo a Giuseppe Tornatore, Marzio Honorato, napoletano doc, continua ad essere affezionato a Palazzo Palladini. Allo stesso tempo l’attore non smette di dedicarsi a nuovi progetti, come la produzione del nuovo film Sodoma – l’altra faccia di Gomorra (nelle sale dal 4 aprile)…

Parliamo di Sodoma-l’altra faccia di Gomorra, il film da te prodotto insieme a Germano Bellavia in uscita il 4 aprile. Da dove nasce quest’idea?

L’idea è nata molto per caso perché il mio amico e collega di soap Germano Bellavia mi propose di produrre mezz’ora di una puntata pilota televisiva con l’inedito trio di comici Ardone, Peluso e Massa che prima non conoscevo. Da questa prima mezz’ora mi sono divertito talmente tanto – premettendo che sono un po’ serioso ed è difficile che mi diverta molto di fronte a una comicità italiana e napoletana dalle battute sempre uguali – che mi sono detto “che peccato che sia già finito, vorrei vederne ancora”. E così è nata l’idea di produrre un lungometraggio.

L’ironia è una buona arma contro una realtà poco felice come quella della camorra?

L’ironia è una delle maniere per combatterla insieme, naturalmente, ai dati di fatto e alle denunce come Gomorra che ne è un caposaldo. Noi e Corrado Ardone abbiamo portato al limite cinematografico i vizi e le manie private che sicuramente avranno queste persone, anche se noi non li conosciamo. Non vogliamo far ridere sul tema della camorra, ma abbiamo voluto prenderne l’altra faccia, così come il titolo del film. E questo nostro tentativo è stato premiato a New York, ha avuto molto successo in Francia.

Come hai detto, il film è stato anche premiato a New York. E in Italia che cosa vi aspettate?

In Italia abbiamo avuto diverse difficoltà nella distribuzione e promozione. Oggi bisogna investire parecchio per far sì che il prodotto funzioni e, questo, noi lo potevamo fare fino a un certo punto perché potevamo contare solo su capitali privati. Non abbiamo avuto nè chiesto alcuna sovvenzione dallo Stato, dalla Regione o da alcuno. Non potevamo competere con i grossi film e con nomi più o meno conosciuti, ma abbiamo puntato sui giovani e sulla partecipazione di moltissimi attori napoletani di contorno alla storia. Ci aspettiamo un successo immediato a Napoli perché è un film molto divertente e contiamo sul passaparola, sulla pubblicità che ci faranno gli amici e sulla stampa che riusciremo a coinvolgere. Poi il prodotto si difenderà da solo sperando di reinvestire il capitale in un altro film, per dimostrare che a Napoli è possibile realizzare un film a tutto tondo montato dalla A alla Z da maestranze campane.

Quanto soffre Napoli per il continuo accostamento a una realtà legata alla camorra e alla violenza?

Napoli brucia come si vede dall’ultima gravissima perdita di Città della Scienza. Quindi purtroppo non è un accostamento, ma è la realtà dei fatti che lo dimostra. Certamente a Napoli ci sono centinaia di migliaia di persone oneste, lavoratrici, ma tutto viene confuso per via di tutto quello che succede poi nella vita di tutti i giorni. E non è una consolazione pensare che ci sono altre regioni che vivono la stessa sorte come la Sicilia, la Calabria e purtroppo anche, come si vede dagli ultimi avvenimenti, le regioni del nord. A questo si deve aggiungere la grave crisi che attraversa il nostro paese, per cui le organizzazioni criminali che sono le uniche in attivo ne approfittano per lucrare sempre di più. Pare che mentre le imprese sane chiudono, ottimi affari li fanno le società, sicuramente emanazione della camorra, che prestano soldi a tassi sempre più alti.

Da attore a produttore: com’è stato il passaggio dalla scena al dietro le quinte?

Devo premettere che a differenza di Germano che è alla sua prima esperienza, io l’avevo già fatto perché avevo una società da tanti anni con cui ho prodotto diverse cose come due film, ma con l’aiuto di un articolo che forniva dei soldi alle opere prime. Questa è  stata un’esperienza completamente diversa dalle altre anche perchè si giocava su un capitale privato, ma è stato appassionante, preoccupante e di grande soddisfazione. Io, poi, ho cercato di intervenire come produttore il meno possibile lasciando al regista e agli attori la libertà di esprimersi. Dalla mia esperienza di attore, posso dire che i miei migliori ruoli li ho interpretati con registi che mi lasciavano mano libera, e poi, naturalmente, c’è il montaggio che, al cinema, semplifica e taglia l’eccesso.

Ormai Renato Poggi è un must di Un posto al sole dopo tanti anni. Ci tieni ancora al tuo personaggio?

Io sono affezionatissimo più che al personaggio ai numeri di Upas. Una produzione che va avanti da 17/18 anni perchè il pubblico ci premia con un affetto che riscontriamo anche per strada. Io sono affezionato a questa grande famiglia nata all’inizio per volere di Minoli e del centro Rai di Napoli. Poi, la settimana scorsa sono stato in vacanza alle Maldive con mia moglie e una mattina, quando lei aveva la febbre, ho acceso il canale italiano e mi sono rivisto in televisione. Non sempre è così, ma noi facciamo una cosa di successo che premia tutta la napoletanità.

L’amicizia-inimicizia che ti lega a Patrizio Rispo/Raffaele Giordano è così forte anche al di là della scena?

Queste sono cose che non vanno paragonate alla scena. Io e Patrizio ci conoscevamo molto prima della soap perché facevamo lo stesso lavoro e avevamo amici comuni come lo sceneggiatore Elvio Porta. Naturalmente quando siamo insieme non scherziamo mica come scherzano Raffaele e Renato, ma alla maniera di Marzio e Patrizio.

L’ansia e la goffaggine di Renato sono più pregi o difetti?

Noi abbiamo comunque dei copioni da rispettare: io personalmente cambio quello che ritengo eccessivo e aggiungo quello che ritengo mancante, ma ci atteniamo alle linee guida degli scrittori che, fra parentesi, fanno un lavoraccio perchè scrivere per le stesse persone per così tanto tempo non è facile.

L’impegno in una soap in onda tutto l’anno è limitante verso altri progetti e impegni?

No… noi abbiamo la fortuna di avere una produzione, la FremantleMedia, che fa di tutto per metterci a nostro agio e che capisce l’esigenza da parte nostra (degli attori) di dedicarci anche ad altro per agevolare quello che può essere un relax rispetto ad un lavoro giornaliero che di solito nella vita di un attore è una rarità… e naturalmente parlo anche dal punto di vista occupazionale che di questi tempi è anch’esso una rarità.

Cinema o tv?

Cinema, tant’è vero che la scelta di produrre Sodoma, l’altra faccia di Gomorra, è proprio in virtù dell’amore e della passione che io ho per il cinema…Io ho fatto 65 film nella mia vita e adoro la macchina da presa. La tv mi dà da mangiare e anche piuttosto bene, ma i tempi sono molto stretti e oggi è molto legata al time, alla relazione fra certezza e tempi. Quando tanti anni fa ero un attore giovane e il centro Rai ci chiamava per fare qualche particina stabilita da Roma, anche se si faceva una battuta c’era un rispetto verso la figura dell’attore e ti concedevano almeno 10 giorni di scrittura. Oggi una battuta la si affida anche a uno che cammina per la strada e basta.

Se un giorno dovessi lasciare la soap, per cosa la lasceresti?

La lascerei esclusivamente per dedicarmi alla produzione cinematografica e magari curando qualche regia. Ma per ora non penso di farlo perché è diventata una droga e non è facile adesso, dopo tanti anni, lasciare una cosa che ti appartiene. Non tanto per il personaggio, quanto il fatto di essere lì e il passare molto tempo con i colleghi e la troupe che è straordinaria.

Hai sostenuto il tuo primo provino a otto anni: com’è stato iniziare così presto?

Questa era una fissazione di mio padre che mi spingeva spesso a fare i provini di questi film, ma stiamo parlando comunque di 55 anni fa. Poi a 17 anni ho iniziato a lavorare veramente guadagnando un ruolo in un gruppo background e da lì ho cominciato, poi è venuto fuori Gino Bramieri, Nino Taranto ed Eduardo (De Filippo, ndDM) che è stato la pietra miliare della mia carriera. E’ stata una passione che mio padre mi ha trasmesso da piccolino.

A tua figlia Martina cosa hai consigliato?

A mia figlia Martina io ho sempre e solo consigliato di comportarsi con grande dignità. Questa era ed è la cosa a cui tengo di più. Mia figlia ha la fortuna di lavorare, cosa non facile di questi tempi, ma non nel campo artistico…lavora nel campo della ristorazione in particolare nella preparazione di cocktails, per cui fa una vita un po’ sballatella, ma è quello che le piace fare.

Quindi non l’hai indirizzata alla recitazione…

No, non ha mai espresso questo tipo di desiderio e sono anche contento perchè non credo molto nel passaggio di consegne padre-figlio in questo tipo di mestiere. Bisogna sentirselo dentro, nella pancia, e non perché si è il figlio di qualcuno, una cosa che fra l’altro succede spesso anche a livello mondiale. Penso che ognuno dovrebbe fare quello che si sente.

Il papà Renato è abbastanza apprensivo nei confronti di Niko: e con Martina?

Io non lo sono affatto, sono completamente il contrario! Si tratta di un lavoro per fare in modo che il personaggio risulti vero come possono essere tanti padri di famiglia alle prese con i problemi i giornalieri… incontro tanti giovani che mi dicono: “Mio padre è tale e quale a te!” (ride ndDM).

Se non avessi fatto l’attore, cosa avresti fatto?

Il mio desiderio più grande, purtroppo non realizzato, era quello di diventare pianista. Trovo che saper suonare il pianoforte sia una delle cose più belle al mondo… ma la vita mi ha riservato il cinema e comunque sono stato tanto fortunato e spero che Sodoma, l’altra faccia di Gomorra, mi dia le soddisfazioni che mi aspetto perché è un film assolutamente da non perdere!

Se a Upas Renato si riavvicinasse alla sua Giulia, come la vedresti?

Io la vedrei male, perché sarebbe da soap e io sono sempre per meravigliare le persone, lo spettatore, non per accontentarlo. Si potrebbe fare benissimo un discorso su una coppia che si è separata, ma che intrattiene ancora un buon rapporto. Se un rapporto finisce, magari se ne trova un altro.

Condivi questo articolo:
  • Facebook
  • Twitter
  • Digg
  • Wikio IT
  • del.icio.us
  • Google Bookmarks
  • Netvibes

, ,



Articoli che potrebbero interessarti


Marzio Honorato e Patrizio Rispo
UN POSTO AL SOLE COMPIE 20 ANNI – PATRIZIO RISPO E MARZIO HONORATO A DM: FAZIO NON CI INVITA? E’ PADRONE DI DECIDERE I SUOI OSPITI. C’E’ UNA GRANDE SNOBBERIA


Marina Tagliaferri, Riccardo Polizzy Carbonelli
INTERVISTA A RICCARDO POLIZZY CARBONELLI E MARINA TAGLIAFERRI, IL “DIAVOLO” E L’”ACQUA SANTA” DI UN POSTO AL SOLE (VIDEO)


Intervista a Germano Bellavia, Guido di Un posto al sole
GERMANO BELLAVIA A DM: CON SODOMA PRENDEREMO IN GIRO I CRIMINALI. IN UPAS LA FORZA E’ NELLE STORIE, REALI E ANCORA IN GRADO DI TENERE VIVA L’ATTENZIONE


Intervista a Michele Cesari, Tommaso Ferri di Un posto al sole
MICHELE CESARI (UN POSTO AL SOLE) A DM: LE PRODUZIONI ITALIANE FATTE E PENSATE SOLO PER L’ITALIA

1 Commento dei lettori »

1. ciak ha scritto:

16 marzo 2013 alle 09:52

grande Renato/Marzio… è chiaro l’amore che hai verso il tuo lavoro..anche da queste righe…
continua così…e sia sempre più forza NAPOLi…quella bella…positiva…intrigante…etc etc etc…



RSS feed per i commenti di questo post

Lascia un commento


Se sei registrato fai il login oppure Connetti con Facebook

Per commentare non è necessaria la registrazione, tuttavia per riservare il tuo nickname e per non inserire i dati per ciascun commento è possibile registrarsi o identificarsi con il proprio account di Facebook.