E’ proprio il caso di dire che l’Aiart, l’associazione dei telespettatori cattolici, non trova pace. Passata la soddisfazione per l’oscuramento in tv (poi smentito dalla Rai) di sport ritenuti violenti come il pugilato e il judo, ora nel mirino ci finiscono Pechino Express e il Tg3. E partiamo proprio dall’ultima protesta di oggi, riportata da Avvenire, contro l’informazione della terza rete Rai:
“Il servizio sui collegamenti tra un esponente della giunta lombarda e la ‘ndrangheta (trasmesso ieri nel Tg3 delle 19.00, ndDM) è stato condito dalle peggiori parolacce. Siamo alla follia più pura - si legge in una nota dell’associazione - Il reportage riferiva di alcune intercettazioni, riportate letteralmente dal giornalista. Il risultato è stato: parolacce una dietro l’altra, bastava parafrasare quanto appariva nelle intercettazioni e non essere, invece, così espliciti in una fascia oraria in cui sono davanti alla televisione anche bambini“.
Un’arringa, dunque, contro l’informazione, a pochi giorni di distanza dal duro attacco che l’Aiart, per bocca del presidente Luca Borgomeo, ha sferrato all’adventure-reality di Rai 2, Pechino Express, definendolo come una trasmissione insulsa con “attori” capaci di far rimpiangere l’Isola dei Famosi:
“È possibile che in Rai non si rendano conto che il filone Grande Fratello-Isola dei Famosi è inaridito e che è inutile tentare di rianimarlo con Pechino Express? Il format è vecchio di otto anni, e, visti gli ascolti deludenti, tenta vanamente di recuperare punti di share con volgarità e trasgressioni, anche le posizioni del kamasutra. Se poi consideriamo che il programma si basa sul fatto che i protagonisti del reality devono vivere con un euro al giorno viene da chiedersi se in Rai hanno una pallida idea della maturità e capacità di giudizio dei telespettatori”.
Maturità e capacità di giudizio: due fattori che a volte sembrano mancare proprio leggendo queste note di protesta.
1. Pippo76 ha scritto:
13 ottobre 2012 alle 12:59