E’ iniziata ieri (su Fox Italia) la Nuova Direzione di Glee. L’attesa era tanta per una quarta stagione a dir poco rivoluzionata e destinata a rappresentare un precedente nel mondo dei teen drama per lo sdoppiamento delle trame: da una parte quel che succede al vecchio liceo, dall’altra le avventure di Rachel (Lea Michele), la star dei primi tre capitoli volata a New York per frequentare una prestigiosa accademia di spettacolo.
Tanta carne, forse troppa, nel braciere dello showrunner Ryan Murphy che per il momento è riuscito a schivare la complessità senza però conferire mordente al nuovo inizio. Il debutto conquista la sufficienza ma non entusiasma, non alimentando altresì la curiosità per quello che sarà. L’interesse per i successivi episodi rimane ancorato al ritrovare i personaggi storici del telefilm e non alle nuove vicende in evoluzione del cast fisso. Dopotutto Glee ha costruito la propria fortuna, oltre che su un’idea forte, su personaggi ben delineati, talmente attrattivi da far passare in secondo piano alcune pecche nella sceneggiatura.
Ai vecchi protagonisti si contrappongono e affiancano i nuovi, per ora poco convincenti. Troppo buonismo nel ritratto della talentuosa Marley, ragazza povera con una madre obesa; storia difficile alle spalle anche per Jake, fratellastro segreto di Puck; improbabile la “drag” Wade/Unique mentre dal nuovo amore di Rachel, Brody, ci si aspettava un piglio più deciso. E poi c’è la nuova capo cheerleader, Kitty, che, presentata velocemente come un incrocio tra Quinn e Santana, sa di già visto.
Discorso a parte per la guest star Kate Hudson, la sua Cassandra July funziona anche se non è ben chiaro il motivo per cui abbia preso di mira David Schwimmer alias Rachel, le potenzialità della quale peraltro non hanno niente a che fare con il ballo dove appare spaesata. Il contesto della NYADA – compresa la doccia “bollente” di Brody – sembra nascondere una volontà di strizzare l’occhio anche ad un pubblico leggermente più adulto.
Riuscirà l’opera di “sdoppiamento” di Glee? Al momento l’unico dato oggettivo che abbiamo sono gli ascolti americani (intorno ai 7,5 milioni), un tantino deludenti.
1. claudio ha scritto:
26 settembre 2012 alle 17:48