17
settembre

FICTION E MAFIA, PIERO GRASSO: BISOGNA PARLARNE NEL MODO GIUSTO PER NON CREARE FALSI MITI

Piero Grasso

Questa sera alle 21.10 su Canale5 andrà in onda la seconda puntata di Squadra Antimafia 4 – Palermo Oggi, la serie tv a marchio Taodue con protagoniste Simona Cavallari e Giulia Michelini. Il primo appuntamento in onda lo scorso lunedì è stato seguito da una media di 5.021.000 spettatori con uno share del 20,48%. Un risultato importante che dimostra ancora una volta il grande interesse mostrato dal pubblico nei confronti delle sempre più numerose fiction incentrate sul tema della mafia. La stessa Canale5 al martedì propone L’Onore e il Rispetto – Parte Terza, altra produzione legata alla malavita siciliana premiata da ottimi ascolti. Proprio il tema della rappresentazione della mafia in tv è stato al centro dell’intervento di Piero Grasso al 64° Prix Italia di Torino.

Il Procuratore Nazionale Antimafia, impegnato da questa sera su RaiStoria con il programma Lezioni di mafia, una serie in 12 puntate che andrà in onda ogni lunedì alle 23 e la domenica alle 20.30, si è mostrato molto critico sul modo in cui il piccolo schermo e in particolare la fiction, affrontano il tema della mafia. Grasso ha dichiarato:

“Bisogna sempre parlare di mafia, ma bisogna parlarne nel modo giusto per non creare falsi miti. Un’informazione sbagliata può produrre effetti non voluti, com’è stato con la fiction Il capo dei capi (fiction Taodue trasmessa da Canale5 nel 2007 ndDM).”

Il Procuratore ha in seguito aggiunto:

“Nelle tante fiction di questi ultimi anni sulla mafia ci vorrebbero, oltre ai personaggi dei boss, sicuramente i più affascinanti, anche personaggi correttivi che rappresentino la possibilità di essere alternativi. Personaggi che non dovrebbero essere marginali come spesso avviene, ma ugualmente attrattivi. Siamo tutti antropologicamente più attratti dal male che dal bene e capisco bene le ragioni legate alla ricerca dell’audience, ma credo sarebbe utile che contenessero correttivi al loro interno e magari venissero anche seguite da un contradditorio pubblico. Soprattutto occorrerebbe raccontare, far conoscere il finale di molte storie di mafia, ovvero il carcere a vita per i condannati, la morte violenta di molti, le donne che restano vedove o che perdono i loro figli. La mafia non è una bella storia da copiare, profumata di successo e potere, ma una tragedia collettiva”

Dichiarazioni più che condivisibili, che oltre a riportare in primo piano l’eterno quesito sui mafiosi eroi o criminali, fanno riflettere sull’importanza e il potere del mezzo televisivo nel raccontare storie e uomini di mafia: dal rischio di creare modelli distorti, alla possibilità di diffondere su larga scala una maggiore coscienza civile fra i giovani e le famiglie sedute davanti alla tv.

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