La prima vera ‘uscita’ Anna Maria Tarantola la regala con una lunga intervista a Il Secolo XIX. Non che il Presidente si sbottoni più di tanto: in pieno stile tecnico si mantiene prudente e non cerca dichiarazioni pungenti mirando per il momento a far passare esclusivamente un concetto, a cui sembra tenere particolarmente: una nuova immagine della donna, di cui il servizio pubblico si deve fare portatore.
”Non usiamo toni enfatici. Ma è vero che mi piace poco la donna com’è presentata. Amo la donna normale. Con le sue capacità, competenze e professionalità che possono e devono emergere. [...] Purché si tratti di ”donne vere”. [...] Più spazio alle donne. Con programmi meno banali. Più cultura. Più specificità per i giovani”.
Rimanda però all’organizzazione di Miss Italia la scelta di tornare al costume intero per le sfilate nel concorso, la Tarantola non vuole che le si addebiti già questa svolta moralizzatrice, anche se non nega che rifletterà sul senso di un concorso di bellezza ai nostri giorni e all’interno delle reti di Stato trincerandosi dietro una chiosa diplomatica come ”non ci ho ancora ragionato sopra”.
La signora del risanamento non perdendo mai l’equilibrio istituzionale lascia intendere che ci dovremo attendere, a partire già dai palinsesti del 2013, due vettori fondamentali di cambiamento, che corrono sull’asse della rivisitazione globale dei cachet e dei costi e sulla linea di una diversa programmazione che faccia più trasparire la missione pubblica della Rai.
”Ogni tre anni scade il contratto di servizio tra Rai e Ministero dell’Industria. Fra breve dovremo ridiscuterlo. Cercheremo di intervenire rendendo la Rai ”più servizio pubblico”. [...] Non si può fare un programma di un’ora e mezza, che giudico eccessiva, sulla chirurgia plastica. Rispetto chi la sceglie, per carità. Ma in tivù si può parlare anche d’altro. Anche perché un altro deve essere il messaggio.”
Non si esime però da una valutazione precisa sulla qualità attuale della programmazione, buttando l’occhio soprattutto sulle piccole digitali che hanno meno assili di share. Un giudizio che valuta la complessità dell’offerta, ormai dislocata orizzontalmente su tantissimi fronti, di cui spesso non si tiene conto nel giudizio che si formula contro la gestione dei canali statali:
”La Rai è meglio di come la descrivono. E ha programmi bellissimi. Alcuni su reti specializzate: Rai4, Rai5, Rai Educational, sono molti interessanti. Viene trasmessa anche l’Opera.”
Soliti botti d’inizio mandato, con le crociate contro gossip e intrattenimento di bassa lega o stavolta ci si può fidare della signora a cui persino il Premier Monti dà del lei? Tempi difficili per ballerine succinte, reality (anche se a differenza della Lei non compare un niet esplicito già all’insediamento) e presentatrici senza gavetta?
1. Schattol89 ha scritto:
22 agosto 2012 alle 15:00