C’erano una volta Rai e Mediaset, sei canali e una torta (di profitti, pubblicità e personaggi famosi) divisa in due. Poi venne Telepiù, creatura berlusconiana, venduta a Murdoch, che la trasformò in Sky. La torta era sempre divisa in due, ma con il tempo tutto ciò al “piccolo Sky” non andava più bene: la tecnologia avanzava, le esigenze degli spettatori cambiavano così come le esigenze degli investitori pubblicitari. C’era una volta il duopolio, adesso non c’è più: le squadre in campo sono tre, la torta è equamente divisa in tre parti più o meno uguali, gli interessi economici elevatissimi. A dare conferma di questo scenario, è la relazione annuale sul mondo delle telecomunicazioni fatta da Corrado Calabrò, presidente AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni). Nella relazione si parla del digitale terrestre e dell’eventuale velocizzazione dello switch-off (dall’analogico al digitale) su tutto il territorio nazionale, si parla della situazione delle telecomunicazioni in generale, si parla di soldi e quando si parla di “soldi e TV”, lo stato dell’arte è ben diverso da quello che uno spettatore medio si può aspettare.
Nel 2008, spiega l’Authority, il mercato italiano delle tv ha conseguito 8,4 miliardi di ricavi con un aumento del 4,1% sull’anno precedente. Al primo posto sempre La Rai con 2,723 miliardi, con il canone (1,6 miliardi, +2,3% rispetto al 2007) a compensare il calo della raccolta pubblicitaria (1,1 miliardi, -3,6%). Al secondo posto del podio, Sky Italia con 2,64 miliardi (+9%) che scalza Mediaset ferma a 2,531 miliardi di fatturato ( ma comunque con un +5% rispetto al 2007).
Ebbene si, il “piccolo Sky”, quello penalizzato dal nuovo regime IVA (o forse è più coretto dire allineato alla tassazione IVA degli altri settori al 20%), fa un sacco di soldi e punta a farne sempre di più, lo si evince dal commento dei dati AGCOM da parte del Presidente di Sky Italia, James Murdoch: “Il mercato è ampio, c’è spazio anche per altri soggetti. Gli inserzionisti sono felici e vogliamo renderli ancora più soddisfatti”; “E’ solo l’inizio”.
La situazione quindi è più o meno chiara, e ognuno dei tre player (che mantengono nelle loro mani una quota di audience complessiva pari al 93%) ha da fare i suoi conti sul pallottoliere. La Rai è un gigante lentissimo e burocratico (come tutte le aziende che prima avevano un monopolio) e che a distanza di 30 anni, ancora non ha del tutto chiaro il concetto di “efficienza economica”: il canone è ancora un “buon ombrello” per non bagnarsi in tempi di crisi, ma il margine è calato del 19% rispetto allo scorso anno (da 832 a 673 milioni di €), e quindi urgono rimedi (tanto per cominciare, niente show e ingaggi faraonici.. giusto signor Celentano?). Rti (la controllata Mediaset che gestisce i canali televisivi) ha fatturato 2,531 miliardi, attraverso due principali vettori: i ricavi pubblicitari (stabili a 2,165 miliardi, -0,3% rispetto al 2008) e le offerte pay del digitale terrestre (+59%).
Invece sui 2,64 miliardi di Sky (che ha eroso circa l’1,5% di pubblico a Rai, Mediaset e La7), incidono i circa 2,4 miliardi (+9,2%) di servizi a pagamento (che lo posizionano come leader incontrastato del segmento), e i 232 milioni fatturati dalla pubblicità. Insomma morale della favola: “altro che monopolio di Mediaset!” (come ha giustamente commentato il suo presidente Confalonieri), la partita è aperta e si annuncia molto combattuta. E’ pur vero che in economia si guardano gli utili, la cosiddetta Bottom Line (sempre Confalonieri n.d.r.) e in questo il Biscione continua a dormire sonni tranquilli, ma è altrettanto vero che il “nuovo scenario a tre” indica chiaramente una competizione ad armi pari ed una necessaria ridefinizione delle strategie da parte dei giocatori (a vantaggio, si spera, dei contenuti offerti al telespettatore).
E mentre la Rai continua a sonnecchiare durante il valzer di nomine dei suoi dirigenti, Sky e Mediaset e “i rispettivi Junior” (James Murdoch e PierSilvio Berlusconi) attaccano il mercato e cercano di conquistare clienti, a suon di nuovi contenuti, nuovi sconti e nuove offensive più o meno dirette. C’era una volta il monopolio, c’era una volta il duopolio, adesso forse è meglio parlare di tripolio e tenerlo ben presente, senza aver paura.. come cantava Renzo Arbore “tu nella vita comandi sempre quando, hai stretto in mano il tuo telecomando”.
1. Marco82 ha scritto:
13 luglio 2009 alle 12:40