Undici anni di trasmissione e sentirli (eccome!). Tra i mille volti che hanno aiutato la Castigatrice De Filippi a sfornare e scremare i talenti di Amici l’unico a non aver mai conosciuto pit stop è proprio lui, il coreografo americano, ma prima di tutto grande amico di Maria, Garrison Rochelle. Fatale per lui la trasformazione da docente a pulsantiera elettronica, metamorfosi che ha cristallizzato la crisi del suo personaggio.
Non che il suo fiuto di talent scout avesse finora fatto sfracelli. Dalla sua faretra ben poche frecce hanno conosciuto un guizzo mirabile, e tra i pochi acuti sicuramente si annovera Stefano De Martino. Per il resto è stato più che altro un prezzemolino sventolante qua e là per movimentare la vita dialettica del programma: lui che della retorica della danza per tutti ha fatto la sua bandiera fungendo da mecenate della ’cause perse’, per usare il lessico della collega Alessandra.
Sabato scorso il piccolo, e orgoglioso della sua statura, Garrison l’ha fatta un po’ fuori dai bordi. Più del solito, tanto che l’amica e padrona di casa l’ha dovuto stoppare con un bonario Ma sei matto? con tono simpatico ma con l’intenzione più profonda di riportarlo alla realtà. La campagna per i suoi nanetti e per i suoi ballerini senza physique du role è ormai diventato il suo motivo di vita, fino all’eccesso dell’ossessione macchiettistica.
Se la scuola avesse affidato solo a lui la propria ambizione di fucina di ballerini degni di calcare le scene più prestigiose della danza forse Amici avrebbe già dovuto appendere le scarpette al chiodo da tempo. Basti vedere il suo atteggiamento contro i ballerini più dirompenti di quest’annata: pretestuoso il suo veto contro Yunieska, una mancanza di coraggio invece su Giuseppe, ballerino blu molto vicino all’idea di danza del coreografo a stelle e strisce ma che può danzare in tv solo per intercessione del maestro Cannito.
Tanta la foga per cercare di portare a segno qualche colpo che Garrison non riesce più a gestire la propria concentrazione facendosi beccare sempre stralunato al cospetto di un meccanismo sicuramente non complesso. L’amico di Maria riesce così tanto ad incasinarsi con i suoi strumenti di potere da non farci più capire se per lui sia più difficile concordare i sintagmi dell’italiano o il rapporto della sua mano con la leva della postazione che gli consente di bloccare le esibizioni.
Da ultimo il suo siparietto sul ‘brutto e cattivo’ Cannito, reo di aver messo in piedi una coreografia, a suo dire, fatale per il gruppo di gracili ballerini verdi. Fino a quando la commissione era ricca e composita e a lui veniva riservata la parte di coreografo simpatico, di jolly capace di mettere in musica qualsiasi tipo di passo spettacolare richiesto dalla produzione, poteva anche aver un senso tenerlo lì. Oggi sembra più adatto a giudicare le gare di ballo degli over o a lavorare più che altro nel backstage.
Nello schema a tre della danza in cui c’è bisogno di marchi forti sembra veramente un posto sprecato, un mero pretesto per creare la diatriba tra concezione aristocratica del ballo e demagogia. Di sicuro se il concept successo-sacrificio è quello che deve dominare a fianco del marchio del programma non è certo alla linea di Garrison che si deve guardare.
1. MisterGrr ha scritto:
5 dicembre 2011 alle 12:26