Oltre 20 mila persone in un’arena. E non era un concerto pop, o quasi. Musica, coreografie e uno straordinario mix di voci ma non era un musical, o quasi. Era semplicemente Glee. Gli ’sfigati di successo’ sono sbarcati nel vecchio continente e DM è volato per voi (o quasi) sino a Londra: destinazione O2 Arena, mastodontica cornice del Glee Live Tour 2011. Sì, mentre in Italia si celebrano telefilm sconosciuti o di quart’ordine, Oltremanica va in scena il fenomeno.
Orde di ragazzini vestiti come studenti della McKinley, genitori pazienti, ventenni, trentenni, e anche qualche coppia più agès hanno dapprima preso d’assalto le postazioni del merchandising – malgrado prezzi spropositati (dalle 8 sterline della mano di gomma ai 150 del giubbotto del liceo) – e poi riempito i vertiginosi (è proprio il caso di dirlo, vista l’altezza) spalti dell’Arena, non lasciando nessun posto libero. Tutti (compresi alcuni italiani giunti a Londra appositamente) in trepidante attesa per lo show che avrebbe reso i protagonisti tutt’altro che loser. Apertura dei cancelli alle 12,30, alle 14 è la volta dei ballerini The Lxd e dopo un’ora, alle 15 in punto, si spengono le luci ed ecco apparire Rachel (Lea Michele), Finn (Cory Monteith) e tutti gli altri sulle note di Don’t stop believing (video dopo il salto), non un cavallo di battaglia ma qualcosa di piu’.
Combinato con Born this way – altro brano del repertorio proposto con i ragazzi che indossano magliette con stampati a caratteri cubitali i propri difetti (vedi fotogallery) - diventa la chiave per decriptare i codici emozionali che hanno determinato l’affermazione planetaria della serie. La speranza, il non arrendersi mai, anche quando la vita non nasce perfetta, anche quando agli occhi degli altri sei uno sfigato è il vero leitmotiv di Glee. Su una sedia a rotelle, in sovrappeso, omosessuale, basso, grasso, balbuziente: non commiserarti ma vivi.
Per scoprire i momenti“loser” e “winner“ della tournèe inglese di Glee clicca su ‘continua a leggere’:
Loser
- Troppo spazio ai personaggi secondari. La par condicio, in linea teorica, sarebbe anche giusta, però il coinvolgimento nel vedere cantare Kevin McHale, interprete di Artie, (o peggio ancora gli “Usignoli”) non è propriamente lo stesso avvertito ascoltando le star Lea Michele e Cory Monteith.
- Un’ora e mezza scarsa di durata è decisamente troppo poco soprattutto a fronte del nutrito cast e del costo dei biglietti (da 45 a 250 sterline).
- Il Glee Menu offerto da un ristorante al quale mancava la portata principale: la granita.
- I costumi: se nel telefilm vediamo eseguire le varie coreografie con i protagonisti perfettamente abbigliati, qua non andiamo oltre, tranne in rare eccezioni, ai look ordinari da studenti.
Winner
- La straordinaria voce della minuta Lea Michele capace di far venir giù l’Arena ad ogni canzone.
- Chris Colfer nella struggente I Want to Hold Your Hand.
- Il tenero duetto di Lucky di Chord Overstreet (prossimo ad un ridimensionamento nel cast) e Dianna Agron.
- Le ovazioni, un pò a sorpresa, per Mark Salling.
- Ashley Fink (la ”wrestler” Lauren) che prima del concerto passa da Starbucks per una bibita veloce.
- Gwynet Paltrow che anche a Londra non manca di fare un’apparizione in mezzo ai suoi ex ”allievi”.
- Le finte granite -coriandolo lanciate dai cantanti agli spettatori.
- Le incursioni video della coach Sue Sylvester.
Di seguito i video delle performance di apertura e chiusura del concerto:
Don’t stop believing
Somebody to love
[Si ringrazia Tommaso Banco per le foto da Glee Live 2 a Glee Live 6)
1. Zoro ha scritto:
4 luglio 2011 alle 17:09