Se non fosse per il cambio di abito della Marcuzzi, che si accorcia proporzionalmente all’aumento del numero delle puntate, potremmo pensare di aver visto una replica del solito polpettone del Grande Fratello: aggettivoni da psicodramma alternati a risate da furto della marmellata in un convento di Madama Bifidus, la marchettona ripetuta al film adolescenziale (con Bova che provava a scrivere il nome del film anche alitando sulle telecamere), la solita carrellata di doppi sensi, culminati nel momento del rosa bang quando le donne sedute a cerchio agitavano infoiate la mano, con la stessa foga con cui i bambini sulla giostra coi seggiolini cercano di acciuffare il nastro per vincere il giro successivo.
Per fortuna che c’è Mauro: che mondo sarebbe senza Marin! La spontaneità con cui denigra il Bringibe, accampato nelle depandance della casa da settimane, vale già il prezzo del biglietto. Imperdibile l’imitazione della punteggiatura gridata di George e delle panzane gestuali. Se ne impipa alla grande della diretta e chiama la gente con i nomi a cui ha pensato la sua furbizia mattacchiona. Fulvio, Pasquale e Signorino sono solo gli pseudonimi che ha forgiato lui, e non dei concorrenti che nella folla ci siamo scordati ancora prima che si perdessero negli spalti dello studio. C’è mancato poco che durante la diretta, dopo il perdono elargito da Veronica, ribaltasse il sedile delle sorprese per limonarsela.
Come largamente previdibile, dopo lo schieramento del fan club di Mauro, la persona che abbandona la casa è Carmela, la donna che aveva giurato di poter mettere la mano nel camino, sicura di non fare sesso sotto le telecamere. Peccato però che i Gialappi l’abbiano beccata con la sua manina in un posto che non sembrava proprio un camino, sebbene fosse anch’esso infuocato principescamente. Madame Muzio Scevola lascia un vuoto incolmabile tra gli amici.
Una settimana così vuota nella casa che è stato necessario centellinare fino allo spasimo i salvataggi, nemmeno fossero gocce di sandalo della Malesia. Giorgio continua a campare della rendita degli abbracci notturni di Maicol, Carmen si fa sentire solo per la sua tromba (e non alludiamo solo agli acuti che lancia ogni volta che la salvano). Cristina sembra sempre di più una casalinga con bigodino che ha vinto la possibilità di vedere la casa con i punti del burro di arachidi.
La regia furbissima ci regala un primo piano del promesso sposo che rosica selvaggiamente per l’ennesima angheria subita dal preferito del pubblico, divorandosi per i nervi anche le unghie dei piedi. Dichiara guerra virtuale al pubblico che non li ha capiti. Meno furbi invece gli autori che con la scelta di mandare solo due in nomination hanno praticamente condannato a noia infinita il reality. La prossima settimana perderemo un altro pezzo forte: o Mauro o Veronica, nominati della settimana a furor di popolo della casa.
Le perle della serata:
AAA cercasi faccia disperatamente: a dare l’annuncio della triste perdita è Massimo Scattarella. Il suo album di magre figure ormai è degno di una gold edition Panini. Più apre bocca e più la leggenda del buon popolano di cuore crolla. Sentirlo parlare di dignità dell’uomo con intonazioni decisamente fuori luogo e per motivi futili risulta davvero pesante, forse più fastidioso della perseveranza con cui viene invitato nonostante la badilata di controversie che ha scatenato con la sua forma mentis. Nel suo anello col simbolo dei soldi si sprigiona tutto il prodigio della sua ferinità.
Chi si sbadiglia si piglia: Mara e Baiocco. Una storia riassunta in una scena: lei che gli affonda il viso tra le sue grazie, e non per farsi fare un autografo, e lui che con la stessa verve di una goccia che cade in un secchio, che la bacia in fronte. Mara non si rende conto del futuro che l’aspetta tra i fornelli dell’alberghetto di Pezzetta.
Desaparecido: nessuna traccia, il destino di un ufo: Gianluca non è mai praticamente entrato in gioco, e purtroppo la sua uscita di scena è più triste di quanto fu l’entrata. Per ora solo mistero: peggio dell’affaire Flauto ad Amici. Nei meandri della storia catodica rimarranno solo due sue illuminazioni folgoranti: la pesata dela tetta di Sarah, con annessi palpeggiamenti vari, e la sfilata licantropa con il must senza mutande.
La cozza da scoglio vs il figo dell’happy hour: spremuta fino al midollo, la love story del secolo addirittura diventa un gioco delle carte che più stereotipato non si può . La Catania dei mercatini al sole contro la Milano degli aperitivi nella nebbia. E’ una mania di estremo sgradevole tanto quanto la richiesta di dare un voto alla propria bellezza, sondaggio da cui Veronica esce più intelligente che bella (alla faccia della Bindi!). E abbiamo detto tutto.
1. marco82 ha scritto:
16 febbraio 2010 alle 16:30