24
maggio

Come si spiega il successo di Terra Amara

terra amara

Terra Amara

Più morti del Trono di Spade. Più ascolti di ogni prime time feriale di Canale5. Più stream di blasonate produzioni tricolori o statunitensi. Picchi da capogiro sul target giovani. Anche questo è Terra Amara. La dizi va archiviandosi (sabato 8 giugno l’ultima puntata, qui gli spoiler) lasciando il segno di un successo.

Le ragioni sono innanzitutto da rintracciare nell’egemonia turca, ormai secondo paese esportatore al mondo forte di una produzione prolifica che permette di provare, imparare e riprovare. La Turchia, paese di grandi contrasti e contraddizioni, non ha perso il contatto con la realtà, talvolta la edulcora o sceglie di non vedere, ma si pone esattamente in sintonia con lo spettatore senza guardarlo dall’alto in basso. A livello internazionale, risultano poi all’avanguardia per il Medio Oriente, che le ha accolte con successo, e classiche e tradizionali per il pubblico europeo e latino americano, saturo di storie “iper moderne”.

Nel caso specifico di Terra Amara va premesso che non è un prodotto da daytime bensì un prime time lungo e dunque, a differenza delle ’spagnolate’ viste su Canale 5, può contare su budget maggiori, uso di esterni, più ambientazioni e più personaggi e cura nei dettagli. La rete ammiraglia Mediaset è anche il contenitore perfetto per questo racconto, forte di un palinsesto diurno imbattibile e di un pubblico abituato alle storie in rosa e anche, almeno nel passato, ai melodrammi.

Terra Amara è terra manichea di buoni e cattivi ma anche di cattivi che diventano buoni (forse qualcuno avrebbe da ridire sull’eroe romantico che, prima di diventarlo, è aggressivo e minaccia di ammazzare la moglie). Si muove secondo un canovaccio classico animato da grandi passioni che risultano più credibili e affascinanti per il contesto storico d’altri tempi. E’ un lacrime e sangue che non deve indorare la pillola, i turchi fanno incetta di colpi di scena, morti e catastrofi che sì all’ennesima puntata sono sempre più improbabili ma ormai lo spettatore è coinvolto in quel ‘drammone’ in cui tutto può succedere.

Ciò non leva il sapore di autenticità al prodotto, in un mondo seriale sempre più freddo.

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