La scienza, si sa, ha i suoi tempi. Ma alla fine arriva a soluzioni vantaggiose per tutti. E’ di ieri, ad esempio, la decisione del professor Massimo Galli, primario del reparto Malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano, di assentarsi dagli schermi televisivi per almeno una settimana. Questo, per dedicarsi maggiormente all’impegno clinico richiestogli dalla preoccupante situazione sanitaria.
A comunicare la propria scelta è stato lo stesso virologo su Twitter:
Dovrò declinare gli inviti a partecipare a trasmissioni televisive per almeno una settimana, da lunedì 2 novembre in poi. La situazione non mi lascia più margini di tempo e ho una quantità di cose urgenti di cui dovermi occupare.
— Massimo Galli (@MassimoGalli51) October 30, 2020
“La situazione non mi lascia più margini di tempo” ha motivato il professore, spiegando di avere “una quantità di cose urgenti” di cui doversi occupare. Una decisione saggia, la sua, che anche altri suoi colleghi dovrebbero assecondare: con l’aumento progressivo dei contagi e degli ospedalizzati, riteniamo che i medici siano molto più utili in corsia che davanti alle telecamere.
Sì, anche perché ultimamente i contributi televisivi dei vari virologi si sono trasformati in una sorta di derby. Da una parte gli allarmisti, acclamati da chi tifa per le misure drastiche, dall’altra gli ottimisti, apprezzati da chi invece ritiene che le chiusure non siano la soluzione. Volenti o nolenti, tutti gli esperti ormai noti ai telespettatori sono stati incasellati in una di queste (assai poco scientifiche) categorie, che tra i loro effetti hanno sicuramente quello di creare una gran confusione.
Nella diatriba ci era cascato anche lo stesso professor Galli, che nei giorni scorsi aveva provocato a distanza il collega Alberto Zangrillo, opponendosi alle sue posizioni sulla pandemia. Il primario del San Raffaele gli aveva replicato con durezza dagli schermi di La7.
“Il professor Galli trova sempre il tempo di accusarmi velatamente e nemmeno troppo velatamente (…) Questo accusare senza fare mai apertamente il nome forse è figlio della sua antica militanza sessantottina, di cui si fa vanto. Il nemico veniva additato senza nominarlo. Lui ha un modo semplice per risolvere il suo problema: mi denunci e la chiudiamo qua“
aveva sbottato Zangrillo. Querelle finita? Macché. Ospite a Cartabianca, su Rai3, Galli aveva a sua volta risposto con toni destinati ad alimentare la polemica:
“Non posso querelarlo perché il reato di negazionismo e riduzionismo non esiste in questo Paese“.
L’ennesima zuffa televisiva tra medici, proprio nei giorni della ritrovata emergenza, era stata un siparietto deprimente. Galli, peraltro, non era nuovo agli scontri in tv: a inizio ottobre, il professore aveva fatto infuriare Nicola Porro durante una puntata di Stasera Italia. In quell’occasione, aveva ammesso di avere “una sovraesposizione mediatica insopportabile“. Ipse dixit. La sua decisione di assentarsi dal pollaio mediatico, pertanto, è stata sacrosanta.
1. PeppaPig ha scritto:
1 novembre 2020 alle 08:09