La terza stagione de L’Allieva è partita da un cambiamento importante, almeno sulla carta: la protagonista, finito il tirocinio, è diventata un medico legale, dunque al posto della ragazzina insicura di un tempo ci si poteva aspettare una donna più sicura, pronta a prendere in mano le redini della propria vita e del proprio lavoro. Così non è: Alice Allevi (Alessandra Mastronardi), anche al suo primo incarico ufficiale, resta bisognosa di rassicurazioni, si sente sempre un’allieva e non va meglio sul fronte privato, perchè nella sua storia con il dottor Conforti (Lino Guanciale) è eternamente in attesa di qualcosa.
Tutto ciò sicuramente rafforza l’identità della fiction Endemol Shine e conferma la simpatia della protagonista, un’eterna Bridget Jones, ma la verità è che il racconto in questo modo diventa ripetitivo e prevedibile. I meccanismi tra i personaggi sono sempre gli stessi dal 2016, lo sviluppo dei casi di puntata anche, con Alice che risolve da sola l’indagine, in barba a magistrati e poliziotti. Roba che ci si domanda: ma perchè non tenta direttamente un concorso nell’Arma, così magari si sente più realizzata?
Pur muovendosi tra omicidi, cadaveri e più di un segreto, anche i personaggi più duri appaiono leggeri, frivoli, il che è piacevole per lo spettatore spiaggiato sul divano di domenica sera, ma il rischio caricaturale è dietro l’angolo. Un po’ più di profondità e un accenno di maturità non guasterebbero, per dare maggiore spessore a ciascuno di loro e suscitare empatia nello spettatore.
Ma siamo solo alla prima puntata e il tempo per sviluppare la trama appena annunciata, per argomentarla e vedere Alice “ribellarsi” al proprio lasciarsi vivere, c’è tutto. Anche se, in fondo, i migliori personaggi della fiction Rai restano sempre uguali a se stessi, Alice è molto giovane e si spera che la passione e l’intraprendenza che mette nelle sue ricerche possa usarla anche per imporre il proprio pensiero, per essere amata come desidera, per rispettare i propri doveri. Evitando magari di presentarsi all’esame della vita impreparata, come una quindicenne presuntuosa e alle prime armi che, in fondo, non è mai stata.