17
ottobre

L’Assedio: l’invasione (barbarica) fallisce

Daria Bignardi, L'Assedio

Avete visto sul Nove? Più che un ‘assedio’, la sua è stata un’invasione. Barbarica, ovviamente. Tornata in onda dopo quattro anni con L’Assedio, la conduttrice è approdata su Discovery attingendo a piene mani dalle sue precedenti esperienze televisive e puntando sulla sobrietà come elemento distintivo. Per una volta, in un talk show, non abbiamo udito schiamazzi o assistito allo svelamento di fantomatiche esclusive. Per contro, tuttavia, Daria ha confezionato un programma per  nulla originale, volutamente elitario, destinato a solleticare le attenzioni di una nicchia compiaciuta ma estremamente ristretta, visti anche gli ascolti negativi della première.

Sul Nove sembrava di assistere al remake de Le Invasioni Barbariche: stesse inquadrature, stesse luci, stessa organizzazione dello studio (le somiglianze si notavano anche nelle scenografie). E, soprattutto, stessa boriosa volontà di proporre uno show culturalmente orientato. Nonostante il programma sia ora prodotto da Itc 2000 di Beppe Caschetto e non più da Endemol, gli sforzi di differenziazione non sono pervenuti. O, forse, non ci sono proprio stati.

Per comprendere le intenzioni della Bignardi – che abbiamo ritrovato con piacere davanti alle telecamere – bastava assistere alla parata di ospiti della prima puntata, apertasi con il sindaco di Milano Beppe Sala. Durante il colloquio, il politico è stato simpaticamente rimproverato dalla conduttrice di non essere abbastanza nazional-popolare e, con un siparietto, è stato invitato ad agghindarsi da trapper. Un divertente paradosso, visto la sostenitrice di tale biasimo è considerata ella stessa un’icona radical chic.

A prendere posto al tavolo delle interviste è stata poi Giorgia Linardi, portavoce per l’Italia della Ong Sea Watch. La donna ha raccontato la propria esperienza umanitaria, corredando l’intervento con le drammatiche immagini delle tragedie del mare. Un momento intenso. Le argomentazioni della Linardi hanno scaldato il pubblico in studio, assorto in religioso silenzio, apparendo però avulse dalla realtà, che testimonia invece come il tema migranti sia di difficile risoluzione ed abbia motivo per essere così dibattuto.

Luciana Littizzetto, materializzatasi sul Nove per il debutto dell’amica Daria, si è trovata a confronto con Federico Fashion Style: forse l’unico momento ‘pop’ (seppur privo di mordente) in una serata dai toni costantemente impegnati, come confermato anche dalla successiva intervista al rapper Massimo Pericolo. Il garbato ed immutato piglio della conduttrice, in questi casi, non basta: un programma di interviste si regge soprattutto sulla forza e la trasversalità degli ospiti. Elementi rispetto ai quali, stando alla prima puntata, avremmo qualche obiezione.

A meno che l’obiettivo de L’Assedio sia quello di crearsi un circolino molto rumoroso sui social ma assai limitato (altra cosa rispetto al variegato pubblico generalista che Discovery rincorre), fatichiamo a capire il senso e l’efficacia dell’operazione remake, soprattutto se in riferimento ad un format che già su La7 aveva dato evidenti segnali di logoramento. Il risultato fallimentare del debutto, infatti, lascia poco spazio alle interpretazioni: la Bignardi ieri ha racimolato solo l’1,3% di share.

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5 Commenti dei lettori »

1. john2207 ha scritto:

17 ottobre 2019 alle 12:41

condivido la critica, ma detto però che quel 1,3% è solo il dato di Nove senza la somma sei simulcast sulle altre reti del gruppo



2. marco urli ha scritto:

17 ottobre 2019 alle 17:26

Bignardi decisamente al capolinea. Ed è un peccato che Discovery abbia trasformato un canale in chiaro in una succursale sinistrossa di Rai3La7.



3. lordchaotic ha scritto:

18 ottobre 2019 alle 08:13

Discovery voleva provare a fare il bis come con Crozza con lo stesso programma andato in onda su La7



4. faffa77 ha scritto:

18 ottobre 2019 alle 09:45

Per me, promosso a pieni voti, da vedere. Ovviamente io non sono nessuno, ma la penso così



5. carla ha scritto:

18 ottobre 2019 alle 16:56

Piuttosto che vedere quel circo baraccone della d’Urso mille e mille volte la “noia” della Bignardi



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