12
marzo

Leaving Neverland: il documentario che accusa Michael Jackson arriva in Italia

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Leaving Neverland

Una storia destinata a lasciare il segno. A dieci anni dalla prematura scomparsa di Michael Jackson, si riaccendono i riflettori sulla controversa vita del  ‘re del pop’. Artefice è il filmaker inglese Dan Reede, autore di Leaving Neverland - presentato in anteprima al Sundance Film Festival documentario che ha (ri)aperto una buia pagina della storia del cantante: l’accusa di pedofilia a lui attribuita in vita (e risoltasi in un’assoluzione nel 2005) che ora torna alla ribalta grazie alle confessioni di nuovi presunti abusi perpetrati dall’artista e finora taciuti.

Il racconto di Leaving Neverland, coprodotto da HBO e Channel 4 e in Italia in onda sul Nove martedì 19 e mercoledì 20 marzo in prima serata, trova il suo fulcro nelle interviste a James Safechuck e Wade Robson, i due principali accusatori di Jackson, ora adulti (rispettivamente 40 e 36 anni) ma all’epoca dei fatti minorenni (Robson nel processo a carico dell’artista si era addirittura schierato in sua difesa). Il documentario tenta, attraverso le loro testimonianze e quelle delle loro famiglia ma anche mediante immagini, fotografie e messaggi reputati compromettenti, di ‘rompere il silenzio’ su Michael Jackson e su quell’accusa – a detta dei protagonisti – rimasta impunita. Un doloroso ‘tuffo nel passato’ che permette ai due protagonisti di richiamare alla memoria i momenti vissuti con il loro presunto carnefice e le molestie sessuali a lui attribuite, così come ai telespettatori di conoscere dettagli e aspetti sconosciuti di questa controversa vicenda umana.

Il documentario ha riscontrato ottimi ascolti sia in America che in Inghilterra e ha generato, come logico che sia, un acceso dibattito tra chi sostiene l’innocenza dell’icona del pop e chi invece, sulla base degli elementi e delle prove mostrate, crede alle versioni dei due uomini. Sta di fatto che l’eco mediatica del documentario ha provocato già diversi effetti: alcune radio in Nuova Zelanda e in Canada stanno boicottando le canzoni di Michael Jackson, è stata rimossa una statua che lo raffigurava al ‘National Football Museum’ di Manchester, e in più un episodio dei Simpson, in cui la popstar aveva prestato la sua voce ad uno dei personaggi, sarà ritirato dal mercato. Resta da capire come il pubblico italiano recepirà questa cruda pagina televisiva, pronta a mettere in discussione la memoria collettiva di un grande mito della musica nel cui passato potrebbe esserci un ingombrante scheletro nell’armadio.

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