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febbraio

Sanremo 2019, la canzone di Achille Lauro è un inno alla droga? Polemica al Festival

Achille Lauro (Twitter @SanremoRai)

Rolls Royce, la canzone sanremese di Achille Lauro (qui il testo), è in realtà un inno all’ecstasy? Un’inedita ed inquietante rilettura del brano in questione scuote il clima sinora conciliante del Festival di Sanremo 2019. Ed innesca ovvie polemiche. Secondo Striscia la Notizia, che ha sollevato il caso, cantando Rolls Royce il trapper romano non si riferirebbe alla celebre automobile ma ad una tipologia di pasticche di ecstasy sui cui c’è scritto RR. L’artista, che in passato aveva ammesso di fare uso di droghe, ha smentito questa interpretazione. Ma il dubbio resta.

Ci domandiamo se gli organizzatori della kermesse, Claudio Baglioni in testa, avessero quantomeno valutato la possibilità che il brano contenesse un doppio significato. A ben vedere, infatti, nel testo (di cui Lauro è anche autore) compaiono riferimenti ad una serie di personaggi noti per il loro (ab)uso, talvolta fatale, di droghe: Jim Morrison, Billie Joe, Elvis Presley, Axl Rose. Il passaggio “A ventisette come Amy” sembra inoltre un chiaro riferimento all’età in cui la Winehouse perse la vita.

Achille Lauro, tramite l’Ansa, ha risposto nel merito smentendo le accuse di apologia all’ecstasy.

Ogni giorno esce una cosa nuova, prima il plagio che non è un plagio. Ora questo. Ma io non ho mai sentito parlare di questa cosa. Rolls Royce è la macchina, è lo status. Il pezzo parla di tutte icone mondiali: dal mondo di Hollywood alla musica, allo stile“.

Difficile da credere, però, che il trapper ignorasse il filo rosso di natura ’stupefacente’ che lega le star da lui citate nel brano. Ad alimentare i dubbio sul doppio significato della canzone sono anche alcune dichiarazioni rilasciate da Lauro in tempi non sospetti in merito al proprio rapporto con le droghe. Possibile che la commissione selezionatrice del Festival non ne sapesse nulla?

In un’intervista DavideMaggio.it, presentando il suo disco Pour L’Amour, Lauro rispondeva in tono affermativo alla nostra domanda sulla possibilità che la droga avesse ispirato quell’album. Come se non bastasse, il suo inseparabile producer Boss Doms (che tra l’altro è co-autore di Rolls Royce), aveva raccontato così la genesi del disco:

E’ successo di tutto. C’erano dieci chili di marijuana, c’era gente che faceva microdosing di ogni tipo di droga ogni mattina per rimanere lucida e fatta allo stesso tempo“.

Ci piacerebbe sapere se anche questa sia l’idea di artista contemplata da Baglioni, che ha ammesso Lauro e Boss Doms al suo Festival dell’armonia.

Cavalcando la polemica, Striscia la Notizia ha consegnato un tapiro d’oro alla conduttrice Rai Andrea Delogu, che aveva definito la canzone di Achille Lauro “poesia pura”. In realtà, anche alcuni giornalisti si erano lasciati andare a lodi sperticate sul brano in questione.

Sulle pastiglie di ecstasy c’è scritto RR, non lo sapeva?” ha incalzato Valerio Staffelli. E la Delogu: “Io pensavo alla macchina, perché lui nel videoclip arriva su una Rolls Royce“. Venuta a conoscenza del possibile significato nascosto della canzone, la conduttrice ha aggiunto:

Adesso mi sento molto in colpa. Ho letto il testo ma non ho visti riferimenti. Ritratterò (…) La droga fa male. Ho sbagliato“.



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8 Commenti dei lettori »

1. Vince! ha scritto:

7 febbraio 2019 alle 17:27

Polemica molto pretestuosa. Ma anche se fosse tutto vero…
Da quanto tempo Ricci è doventato coosì moralista e bigotto?
Brutta cosa la vecchiaia…



2. Giancarlo ha scritto:

7 febbraio 2019 alle 17:33

Mitico Baglioni. Quest’anno lui e Salzano non ne hanno azzeccata una. Canzoni che inneggiano alla droga si, ma il brano contro la pedofilia di Carone e dei Dear Jack no. Davvero un mito…



3. Antonio ha scritto:

7 febbraio 2019 alle 19:43

Non capisco la polemica! La droga e l’arte sono spesso strettamente collegate. Il messaggio della canzone parla di vivere al massimo la vita come i personaggi citati fanno! Se poi vogliamo intenderlo come un messaggio cifrato che invita al consumo di drive dovremmo fare lo stesso con vita spericolata di Vasco.
Che poi la canzone è una ottima, come del resto la maggior parte quest’anno.



4. Giancarlo ha scritto:

7 febbraio 2019 alle 19:56

Antonio, ma con quale coraggio prendi le parti di questa orrenda canzone? Questa è la peggiore di tutto il Festival insieme a quella di Nino D’Angelo.
Un buon 60% delle canzoni di quest’anno sono brutte. L’anno scorso erano molto meglio



5. Joseph ha scritto:

7 febbraio 2019 alle 20:38

Ma quel cuore irato di Antonio Ricci sa che perfino “Per Elisa” cantata da Alice, che il festival lo vinse, parla di eroina?

Sono solo canzonette, gli inni sono un’altra cosa.



6. Nimo ha scritto:

7 febbraio 2019 alle 21:18

E quindi? La canzone è brutta ma questo moralismo è insopportabile. Vogliamo tornare alla censura?
Enorme tristezza per “Striscia” che cerca ogni minimo pretesto per sparare sul Festival.



7. Wisdom ha scritto:

8 febbraio 2019 alle 09:10

Gente, ma persino io che sono la più ingenua sulla faccia della terra e che non ho mai fumato nemmeno uno spinello in tutta la mia vita, ho capito che era un inno alla droga fin dal primo ascolto … Per chi come me lo ha seguito nell’orrida edizione di Pechino del 2017 non potevano esserci proprio dubbi. La cosa non mi entusiasma ma trovo più fastidioso il moralismo peloso di Striscia.
Ma più ancora di questo, trovo insostenibile tutta quella gente che si è precipitata ad osannare un brano brutto di un cantante che certo non resterà nella storia della musica, solo perchè fa “alternativo”. Droga e arte sono strettamenet collegate? Ok, ma qui non parliamo dei Beatles e i Rolling Stones, e nemmeno di Jim Morrison. Certi giornalisti/personaggi televisivi nell’ansia di fare i moderni perdono il senso del ridicolo. Ma Ornella Vanoni tutta la vita!!



8. Wisdom ha scritto:

8 febbraio 2019 alle 09:14

Joseph proprio in una recentissima intervista Alice ha smentito quell’interpretazione di “Per Elisa” circolata per anni. Non so se sia vero, in tutti i casi, sarebbe stata una condanna e non certo un’apologia.



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