Paganini non ripete. Alberto Angela invece sì. Reduce da un positivo ciclo di appuntamenti andati in onda su Rai1 il sabato sera, il popolare divulgatore ha affrontato la sfida di Ulisse sulla rete ammiraglia giocandosi – in maniera astuta – le carte più vantaggiose a sua disposizione. Ossia: le proprie indiscusse abilità narrative (sorrette da un’accurata gestione dell’immagine) e la scelta di argomenti di facile richiamo, magari già trattati in passato ma dalla rendita assicurata.
L’emblema di questa strategia è stata la decisione di dedicare l’ultima puntata di Ulisse alla Principessa Sissi, un personaggio che incuriosisce sempre, anche sull’onda dei celebri film a lei dedicati e al mito che la avvolge. Lo stratagemma culturale ha avuto effetto: il programma ha chiuso infatti in crescita, toccando il 22.5% di share. Nulla da dire sulla pregevole fattura della trasmissione, che ha saputo trovare linguaggi contemporanei ed efficaci; a lasciare perplessi è piuttosto la necessità di riproporre i medesimi argomenti anche a distanza di anni.
La storia della Principessa Sissi, scelta come chiave di lettura per raccontare l’Impero Austro-Ungarico, non è infatti un inedito: nel 2003 lo stesso Piero Angela ci aveva fatto uno speciale di SuperQuark al quale aveva preso parte anche il giovane Alberto. Anche in quel caso, gli ascolti andarono molto bene. A distanza di alcuni anni, il conduttore di Ulisse è tornato su un sentiero già tracciato ed alimentato dall’intramontabile mito dell’imperatrice d’Austria, il cui peso nella storia è probabilmente inferiore alla sua fama.
Allo stesso modo, fatta eccezione per la puntata sul rastrellamento degli ebrei nel ghetto di Roma, anche gli altri appuntamenti del recente ciclo di Ulisse non hanno brillato per l’originalità delle tematiche, che il programma aveva (più o meno direttamente) affrontato nel recente passato. Il tutto, a riprova che anche la cultura – quando diventa un prodotto televisivo che cerca di intercettare il pubblico – ha bisogno di ripetersi, di ricorrere a schemi ed argomenti il cui gradimento è stato già testato. Proprio come fa l’intrattenimento.
In questo frangente anche l’apprezzato Alberto Angela ha preferito andare sul sicuro. E’ proprio vero: «Il piacere della scoperta» e dell’esplorazione, al giorno d’oggi, appartengono ai divulgatori ma non ai conduttori tv.
1. Marco78 ha scritto:
23 ottobre 2018 alle 14:22