18
giugno

DavideMaggio.it intervista Alberto Frezza (Station 19) e Stefania Spampinato. L’attrice: «Ecco come vorrei morire in Grey’s Anatomy» – Video

Alberto Frezza e Stefania Spampinato

Alberto Frezza e Stefania Spampinato

Italiani alla corte di Shonda Rhimes. Alberto Frezza, interprete del poliziotto Ryan Tanner nella neonata serie Station 19, e Stefania Spampinato, alter ego della sfrontata ginecologa Carina De Luca in Grey’s Anatomy (stasera alle 21 il finale della stagione 14 su Fox Life), hanno in comune le origini tricolori e l’appartenenza al brand Shondaland. Per entrambi, a dispetto del sangue nostrano che scorre nelle loro vene, l’America è stata il trampolino di lancio per la carriera attoriale sul piccolo schermo. DavideMaggio.it li ha incontrati a Milano.

Stefania, in Grey’s Anatomy interpreti una ginecologa bisex che studia l’orgasmo femminile. Il tuo personaggio è tutto un programma…

Sì, infatti io me ne sono innamorata subito. Ero felicissima quando ho letto la descrizione, ho detto: “Yeah!”. Più che altro perchè è anche un personaggio molto comico. Sì, mi sono molto divertita ad interpretare Carina De Luca. E, poi, la cosa bella, uomini, donne, vado, esploro… Sì, sono felice.

Alberto, come sei arrivato a recitare in Station 19?

Ho sostenuto dei provini che sono durati forse tre settimane, poi non ho saputo niente per altre due settimane. Alla fine ho fatto una “chemistry read” – si chiama così in America la recitazione con la protagonista per capire se c’è o meno chimica con lei – e mi hanno preso.

Sei protagonista di un triangolo amoroso con una vecchia amica del liceo. Tu credi nei ritorni di fiamma?

Assolutamente. Non è che sono l’unico a crederci, ho sentito parlare di gente che sta insieme per otto anni, poi si lascia per sette, si ritrova e rinasce l’amore.

Stefania, togliamoci subito il dente: ci sarai nella prossima stagione di Grey’s Anatomy?

Ma non si sa niente! Shonda decide all’ultimo secondo, quindi magari sì, magari no. Non ne ho idea.

Grey’s Anatomy è famosa per le tragedie e le grandi catastrofi. Se dovessi morire in Grey’s Anatomy, come vorresti morire?

E’ una bellissima domanda e vorrei avere una risposta fighissima (ride, ndDM). Come vorrei morire? La prima cosa che mi salta in mente, ovviamente… mentre il mio cervello viene scannerizzato per lo studio che stavo facendo (nello studio le pazienti si masturbano, ndDM). Lì, nell’atto dell’elettroencefalogramma.

Avete incontrato Shonda Rhimes. Che tipo è?

Alberto: Io l’ho vista un paio di volte. E’ forte, appena si apre la porta la presenza si sente assolutamente. Molto gentile, simpatica.

Stefania: Io l’ho conosciuta al “table read” che è stato il giorno dopo l’audizione.

A: Il giorno dopo? (meravigliato, ndDM).

S: Sì, ho fatto l’audizione il giovedì e il venerdì ero al “table read” con tutto il cast e Shonda. Le ho detto: “Grazie mille per l’opportunità, sono felicissima di questa occasione che mi hai dato”. E’ stata molto carina, quel giorno lì io non so neanche cosa sia successo, del tipo “dove sono”, “cosa faccio” . Ero tipo in una nuvoletta.

Stefania, come mai non avevi mai recitato in Italia?

Non ho mai cercato di lavorare come attrice in Italia. Da giovane (ha 35 anni, ndDM) volevo fare la ballerina, ho sempre studiato recitazione però come cosa coadiuvante, come un’extra skill del mio essere ballerina. Non mi interessava neanche lavorare come attrice. Ho fatto la ballerina per un paio d’anni qui, poi sono andata in Inghilterra dove ho ballato per altri cinque anni. A Los Angeles, invece, è scattato l’amore per la recitazione e ho smesso di ballare completamente.

Alberto, tu sei italiano ma sei cresciuto in Etiopia…

I miei genitori sono nati lì, ovviamente i miei nonni erano italiani. Sono nato a Milano, poi sono andato in Etiopia e sono tornato qui per finire le superiori. Dopo mi sono spostato negli Stati Uniti.

La fiction italiana non ti ha mai incuriosito?

A dirti la verità, io ho sempre avuto questa idea dell’America, dei grandi film americani. Il giorno che ho deciso di fare l’attore, ho preso e sono andato in America.

Stefania, sei molto attiva sul fronte dei diritti, sei una sostenitrice del WWF, in Italia in questo periodo si parla molto di immigrazione, chiusura dei porti. Cosa ne pensi?

Noi italiani siamo molto fieri della nostra terra, della nostra cultura, dei monumenti che abbiamo, però secondo me non siamo i migliori a prendercene cura. Gli americani hanno tre edifici di quattrocento anni fa e ti fanno pagare il biglietto per entrarci, noi abbiamo delle cose vecchie di 2.500 anni fa e ci sono i graffiti sopra. Secondo me è importante che la gioventù di oggi si appassioni alla nostra terra, al fatto che bisogna prendersene cura attivamente. E’ uscita anche una cosa di Gassman molto carina sui romani, “Roma siamo noi”, cosa possiamo fare per prendercene cura? Se trovi una bottiglia di plastica per strada la butti nel cestino. Se tutti i romani lo facessero 21.000 bottigliette di plastica finirebbero nel cestino tutti i giorni. E Roma sarebbe pulitissima.

E per quanto riguarda l’immigrazione?

E’ un discorso molto lungo e complicato. Sono siciliana, dunque pur vivendo negli Stati Uniti, ne sono a conoscenza. E’ una cosa molto impegnativa di cui non si può parlare in due minuti adesso, sarebbe un po’ riduttivo.



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