Se sei un uomo eterosessuale, magari non bellissimo ma famoso, non conosci personalmente Costantino della Gherardesca e desideri partecipare a Pechino Express è meglio che lasci perdere e ti dedichi a cose più probabili come presentare Sanremo o fare da ufficio stampa alla Casa Bianca di Trump. Scherzi a parte, ma mica troppo, il cast della sesta edizione del reality show della tv pubblica sembra costruito per compiacere un pubblico di nicchia, meglio se radical chic e a tinte arcobaleno, in barba alle logiche mainstream che la rete e il programma richiederebbero.
Sono cinque anni che fiumi di inchiostro e battiti di tastiera si sono sprecati per sottolineare, con straordinari panegirici, quanto sia bello, e sono cinque anni che Pechino è fermo ad ascolti ad una cifra senza nessun sussulto o quasi. Del resto chi si loda si imbroda e a Rai2 e Magnolia si sono cullati sugli allori non sforzandosi di migliorare un programma bello sì ma che di difettucci – acuiti altresì dagli anni che passano – ne ha più di uno. A cominciare proprio dal cast che potrebbe fungere da polo da attrazione per il pubblico e, grazie alla riconoscibilità dei viaggiatori, andare a semplificare un reality che non è semplice da seguire per tre ore on the road, anche a causa di un meccanismo di per sè ripetitivo. Un gruppo di concorrenti che faccia quasi da contraltare e non da rinforzo al narratore/dissacratore Costantino della Gherardesca, che non è un campione nell’arte del nazionalpopolare, a meno che non si tratti di doppi sensi dove l’ex Maga Maghella non è secondo a nessuno.
La presunzione di chi sa di essere bello, e per questo crede di essere meglio degli altri, è la stessa che l’anno scorso ha portato Pechino Express a schiantarsi contro il Grande Fratello Vip, disperdendo il pubblico di un’edizione che finalmente era partita bene. E non è un caso che nel cast dell’esordio figurassero due nomi noti della tv pop (amati ça va sans dire dal pubblico gay) come Lory del Santo e Tina Cipollari.
Non dubitando di una riconferma da parte di Rai2, malgrado il rapporto costi/ascolti, l’auspicio è che si riesca a rinverdire il programma lavorando su cast e confezione (servono più raccordi, più recap). Altrimenti il rischio è di accartocciarsi su se stessi e di ritrovarsi tra le mani solo una manciata di tweet.
1. nas ha scritto:
28 settembre 2017 alle 17:50