Mite sì, buonista no. Massimo Gramellini ci tiene alle parole, soprattutto quando sono riferite al suo programma tv (che proprio sulle parole è costruito). “Noi raccontiamo storie di gente comune, stiamo lontani dal potere” ci spiega il giornalista e vicedirettore del Corriere, che nella prossima stagione tv tornerà il sabato in access su Rai3 con Le Parole della Settimana. E non è finita: nel 2018, infatti, lo vedremo impegnato anche in un ciclo di prime serate dedicate ai sentimenti, come ci ha anticipato lo stesso conduttore, che in questa intervista non ha esitato a difendere l’amico Fabio Fazio dalle recenti polemiche.
Gramellini, tornano Le Parole della Settimana e si allungano pure come durata…
In realtà il programma tornerà ad avere la dimensione che ha sempre avuto il sabato sera, dalle 20.10 alle 21.25 circa. Avrà uno spazio più completo con un’anteprima e avrà la lunghezza di quello che era il Che tempo che fa del sabato.
La direttrice Daria Bignardi le ha fatto i complimenti per il programma. Secondo lei erano più dovuti agli ascolti o alla scommessa sui contenuti?
Io ho avuto la fortuna di lavorare tanti anni con Fabio Fazio, e sono orgoglioso di dirlo in un momento in cui sembra ci sia un tiro al bersaglio verso di lui. Fazio oltre ad essere un grande presentatore è uno straordinario autore televisivo. E’ il più grande talento che oggi esiste nella costruzione di programmi. Lui mi ha insegnato questo mestiere, ho lavorato per anni con lui, facevo l’ospite ma ero una presenza fissa e sono diventato anche un volto noto per i telespettatori del sabato sera perché mi vedevano lì. Quindi è stata una scommessa, un salto ma non nel vuoto perché c’era un bel materasso sotto fatto dal pubblico che mi conosceva e che ha apprezzato questo programma perché credo sia mite, non buono.
Né buonista…
No, questa cosa del buonista fa veramente ridere. Noi raccontiamo storie. Se non dire parolacce, non insultare la gente e non dire che tutto il mondo è una merda vuol dire essere buoni, allora saremo anche buonisti. Se per buonismo intendiamo l’ipocrisia di chi pensa in un modo e parla in un altro, in questo non mi ci riconosco. Noi facciamo un programma onesto con cui raccontiamo storie comuni e cerchiamo di tenerci il più lontano possibile dal circo del potere, non invitiamo mai politici o giornalisti che parlano di politica. Sono orgoglioso di dire che ogni settimana abbiamo raggiunto i picchi d’ascolto intervistando presidi di liceo, primarie d’ospedale, gente della vita comune. E cerchiamo di portare storie positive perché questo Paese non è soltanto la rappresentazione orrenda che ne facciamo sui media.
Cosa pensa del recente caso Fazio? Prima ha parlato di “tiro al bersaglio”.
Dico che in questo momento lo si è trasformato in una sorta di capro espiatorio. I programmi di Fazio portano ogni anno alla Rai decine di milioni di euro di pubblicità. Quando devi ragionare su un investimento devi guardare non solo il costo ma anche il beneficio, perché ci sono anche costi che non portano benefici e sono ben maggiori. Nel caso di Fabio dico: se andava via, per la Rai era un guadagno o una perdita? E parliamo solo di soldi, lasciando perdere l’aspetto di spessore televisivo che nessuno mette in dubbio. C’è una specie di pensiero collettivo che vuole trasformarlo in un capro espiatorio: “Guadagna i soldi delle nostre tasse”, si dice. Ma non è vero, perché Fazio si paga ampiamente con la pubblicità che porta in Rai.
Secondo lei questa polemica è stata un po’ fomentata?
Non so, credo che la gente faccia un po’ fatica a capire che non conta quello che guadagni ma quello che porti. Messi, ad esempio, con la sua presenza fa guadagnare al Barcellona determinate cifre e non è uno scandalo. Magari è più scandaloso che un brocco guadagni tanti soldi e non un fuoriclasse, come lo è Fazio per la televisione ed è un valore. Se in Italia tutti quelli che vengono pagati dallo Stato portassero più soldi di quelli che prendono avremmo i conti in ordine.
Nel 2018 ci sarà anche un suo impegno in prima serata su Rai3. Di cosa si tratta?
E’ un progetto su cui stiamo riflettendo. Il mio sogno – la butto lì, siate comprensivi – è fare l’Alberto Angela dei sentimenti. Trovo che in questo Paese ci sia una grande maleducazione sentimentale, specialmente da parte dei maschi ma non solo. Non siamo più abituati a provare dei sentimenti, li trasformiamo subito in una cosa di pettegolezzi o in una cosa becera. Abbiamo talmente pudore a parlare dei sentimenti che non li conosciamo più. L’idea su cui stiamo lavorando è fare un programma, che sicuramente non avrà nessuna ambizione didattica o didascalica, che in maniera divertente, leggera ma anche profonda ci faccia un po’ di educazione sentimentale. Ne abbiamo tutti bisogno.
1. controcorrente ha scritto:
3 luglio 2017 alle 12:22