23
giugno

M, Michele Santoro riesuma Hitler su Rai2 pensando all’attualità: operazione originale ma anti-storica

M, Michele Santoro

Michele Santoro riesuma Adolf Hitler e lo intervista su Rai2. Il dittatore nazista (interpretato da Andrea Tidona) sta lì, al centro dello studio, col conduttore che lo scruta e lo interroga, arrivando quasi alla psicanalisi. “Ho avuto un’infanzia difficile” dice lui, improvvisando un’autodifesa. E’ tutto surreale. Inizia così M, il nuovo format che il giornalista ha pensato per il prime time della seconda rete: si parla del Fürer per oltre due ore, con un’operazione astuta, ma a tratti anti-storica e azzardata, soprattutto quando si tentano confronti con l’attualità.

Ci potrà mai essere al mondo un altro Hitler?“. Santoro lancia il domandone e apre così il dibattito, cui prendono parte una storica e uno scrittore, assieme ad Enrico Mentana e ad un manipolo di giovanotti sparsi sulle gradinate della scenografia. Alla discussione sulla figura del dittatore si alternano filmati che ricostruiscono la vita del Fürer: la docu-fiction, unita ad alcuni momenti di recitazione in studio, non giova al ritmo.

Ognuno di noi è un po’ Hitler” afferma ad un tratto il conduttore, il cui obiettivo è evidentemente quello di alzare l’asticella del confronto con riferimenti all’attualità. La mossa è originale, provocatoria allo stesso tempo, ma anche spericolata: sin da subito, infatti, si intuisce che certi parallelismi col nazismo non stanno in piedi, se non attraverso forzature ed iperboli mischiate con una visione ideologica del presente.

A darne dimostrazione ci pensa Youssef, uno dei ragazzi presenti in studio: “Meglio una dittatura sincera che una democrazia ipocrita!” afferma il giovane di origini marocchine, che nel suo intervento riesce pure a metterci Matteo Salvini (e ti pareva!). Poco più tardi, però, le sue parole vengono stroncate da Enrico Mentana, una delle poche voci lucide ascoltate ieri sera.

La democrazia è una cosa bellissima che permette anche a lei di dire cogli0nate in tv. Non ci venga a fare lezioni…

lo bacchetta il direttore del TgLa7. Unico momento frizzante rilevato in studio. Il prosieguo della trasmissione è una lunga e a tratti macchinosa dissertazione su Hitler, in cui la storia e l’attualità si sfiorano continuamente ma in maniera forzata: si citano ad esempio i social network come strumento di propaganda, la precarietà, i voucher, i rom. E ancora Salvini, in maniera implicita. “I partiti non servono a niente” sentenzia ad un tratto il finto dittatore ospite a M, lanciando l’assist a paragoni col presente.

Nel corso della serata, Santoro ha il ‘colpo di genio’: sarebbe interessante – suggerisce – vedere chi ha detto più volte “Io” tra Renzi, Trump e Hitler. Fortunatamente, per ora l’esperimento non è stato realizzato: non avrebbe avuto alcun senso storico né alcun valore politico. Stavolta il conduttore ha davvero tentato di archiviare il tradizionale schema del talk show, puntando su un genere nuovo: bene (anche se il dibattito ci ha perso in termini di vivacità).

Peccato, però, che per andare incontro al futuro Santoro abbia scelto di rivangare – non senza una certa malizia ideologica - il passato. Giovedì prossimo – 29 giugno – la seconda e ultima puntata del programma.

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