Se una delle principali missioni della tv è quella di intrattenere, non si può certo dire che Il Collegio non abbia fatto la sua parte. Un gruppo di 18 adolescenti (clicca qui per sapere chi sono) in arrivo da ogni parte d’Italia è stato privato di tutti gli agi - tecnologici e non – del giorno d’oggi, e catapultato in un collegio degli anni ‘60 (l’Istituto Celana, nella bergamasca) per vivere all’insegna dei dettami di allora. Se nel complesso Magnolia e Rai 2 hanno regalato allo spettatore due ore di svago, strappando a tratti anche qualche risata, il prodotto ha rivelato luci e (molte) ombre, forse fisiologiche per un programma al suo debutto (clicca qui per gli ascolti) ma comunque a tratti evitabili.
Buona, innanzitutto, la scelta del cast: i diciotto alunni compongono una classe ben assortita e che si adatta facilmente ad uno show televisivo. C’è la ragazza tutta trucchi e selfie, la stangona ribelle, il belloccio napoletano e strafottente, il nerd che dice di somigliare ad Harry Potter, il milanese con piglio berlusconiano. La piccola grande pecca, tuttavia, è che la maggior parte dei ragazzi sembrava avere la consapevolezza di doversi adattare alla telecamera con la coscienza – probabilmente maturata dopo ore davanti alla tv e ai social – di cosa il pubblico si aspettasse e di cosa il pubblico gradisse. Il risultato, salvo qualche rara eccezione, è stata un’accozzaglia di gag e strafalcioni davvero poco naturali che, forse sì, sono legittimi in età adolescenziale, ma hanno tolto genuinità al prodotto finito.
Per non parlare poi dei professori e dei due sorveglianti: la loro recitazione, soprattutto in alcuni casi, era fin troppo teatrale e sicuramente inadatta ad un programma che si presenta come un docu-reality e che, proprio nel suo nome, presuppone verità. Non si può quindi pretendere che i collegiali non scoppino a ridere in faccia ad un sorvegliante che li richiama come se stesse declamando una tragedia di Shakespeare, o ad un insegnante di italiano che nemmeno crede al copione che ha probabilmente imparato a memoria.
La scrittura è curata ma eccessiva; il montaggio, invece, sembra rivelare ad un occhio attento qualche problema in fase di produzione. La location invece si è rivelata perfetta: un collegio vero, in tutto e per tutto, che ha funzionato regolarmente fino a qualche anno fa e che è riuscito a dare, in questo contesto, una atmosfera austera e, in questo caso sì, veritiera. Promossa anche la scelta di impiegare Giancarlo Magalli come voce narrante dello show: con fare rassicurante e professionale ha tenuto insieme le fila della puntata, e intervallato la vita dei collegiali con filmati dell’epoca in cui raccontava come si viveva negli istituti di allora.
1. GiginuCarolla ha scritto:
3 gennaio 2017 alle 15:43