E’ entusiasta, Camila Raznovich. E si appassiona quando ci parla dell’avventura televisiva appena intrapresa. Da tre settimane è alla guida della nuova edizione di Kilimangiaro, il programma di divulgazione dedicato viaggi e in onda su Rai3 la domenica pomeriggio. Una bella sfida per la conduttrice milanese, che è stata scelta da Andrea Vianello per sostituire – dopo quattordici anni – la storica presentatrice Licia Colò. L’avvicendamento ha fatto discutere ed ha portato con sé un restyling: il format è rimasto fedele ai reportage e ai filmati da tutto il mondo, ma con l’arrivo di Camila è stata potenziata la componente dell’intrattenimento. Domenica prossima, 2 novembre, verranno mostrati viaggi nei Caraibi, in Inghilterra, in Tunisia, nelle Filippine e in Australia. Tra gli ospiti, anche l’atleta Andrew Howe e l’alpinista Simone Moro.
Rispetto alle novità che avete introdotto, qualcuno potrebbe rimproverarvi di aver tradito lo spirito originario del programma…
No, quel qualcuno non ha evidentemente in mano il copione. Una cosa che noi abbiamo deciso, anche in maniera abbastanza studiata, è stata quella di non tradire le aspettative. Quindi a livello di filmati il programma è alla stessa quota degli anni precedenti. La matematica non è un’opinione: su quattro ore ci sono gli stessi identici filmati con gli identici stessi minuti. E’ cambiato semplicemente il nostro linguaggio.
Per ora gli ascolti sono stati altalenanti…
La scorsa domenica abbiamo fatto un ottimo risultato mentre quella prima un po’ meno, ma c’era Renzi ospite dalla D’Urso che ha sballato un po’ gli ascolti. La prima puntata è andata bene, la seconda così e così, poi è arrivato il 6.27% di share ed è stata una grandissima soddisfazione perché era al di sopra di quello che la rete mi aveva chiesto. Ciò non vuol dire che ora non caleremo più, però intanto ci siamo già presi quel bacino e siamo andati oltre il milione, che è un bel traguardo. Il nostro è un programma gestito per quattordici anni da un’altra persona, ed è possibile ci sia una lecita resistenza da parte di chi era abituato ad un prodotto condotto in maniera molto diversa. Io sono molto contenta, perché questo risultato è anche un premio alla professionalità e al rispetto che c’è stato per il passato.
Alla luce degli ascolti finora registrati, cosa ti aspetti per il futuro?Voglio continuare a stare coi piedi per terra. Non è che abbiamo fatto il botto, abbiamo solo fatto un ottimo ascolto per essere alla terza puntata. E’ ovvio che nel mio cuore io penso e spero che ci sia ancora possibilità di crescita, ma prima voglio che ci sia la qualità del prodotto perché è stata questa la base su cui io e Andrea Vianello ci siamo stretti la mano. Ero certa che gli ascolti sarebbero arrivati, ma onestamente nessuno poteva pensare a quando. Mi piacerebbe mantenere questo risultato, adesso non voglio pensare a cifre. Penso piuttosto a posizionarmi bene, ad avere un prodotto con una sua identità e piano piano credo che ci stiamo riuscendo.
Entrando nella squadra di Kilimangiaro hai incontrato qualche resistenza?
No. Sono stata molto sorpresa perché mi aspettavo un inserimento magari un po’ ostico, invece ho ricevuto un’accoglienza davvero molto genuina da parte di tutti. E’ come se anche loro avessero avuto un po’ voglia di novità. Alcuni sono collaboratori arrivati negli ultimi anni, mentre altri appartengono proprio alla vecchia gestione e dopo quattordici anni credo che chiunque abbia un po’ voglia di cambiare aria. Perché in tal modo ci sono la novità, la possibilità di rimettersi in gioco e di cambiare anche dei ruoli all’interno della squadra. Credo che l’abbiano vista tutti come un’opportunità e secondo me questo è ottimo.
Rispetto alla gestione di Licia Colò ti consideri più una rottamatrice o un’innovatrice?
Se fossi stata rottamatrice avrei cambiato il titolo e tutto il format, mentre noi abbiamo voluto mantenere identico il cuore del programma. E’ invece cambiato il lessico. Non mi sento una rottamatrice e nemmeno una innovatrice, perché io porto il mio mondo in un programma che già esisteva e andava molto bene anche senza di me. Io non mi sono inventata nulla, forse la trasmissione aveva solo bisogno di un nuovo linguaggio.
Ti sentiresti di ospitare Licia nel tuo programma?
Assolutamente. Io sarei felicissima se lei venisse a trovarci. Per come ha risposto lei finora non credo ne abbia nessuna intenzione e se lei dovesse dire che non viene rispetterei molto questa scelta e la capirei. A me piacerebbe moltissimo averla, ma non mi sembrano ci siano le premesse tra lei e l’azienda perché questo avvenga.
Credi che Licia se la sia presa un po’ anche con te?
Io sono convinta di non c’entrare niente, credo di essere entrata mio malgrado in una polemica tra lei e l’azienda. E’ normale che lei fosse arrabbiata e che poi i media interpellassero me. Ma l’azienda mi ha offerto un lavoro e di certo non dicevo di no. In generale, l’unica cosa che posso dire riguardo agli avvicendamenti televisivi – e non parlo solo del mio – è che trovo bizzarro che queste signore che devono cedere le poltrone a una nuova generazione si dimentichino che loro stesse abbiano sostituito conduzioni precedenti. E non mi sembra che nessuno abbia urlato allo scandalo quando questo è successo. Mi sembra ci sia un po’ questo atteggiamento: la poltrona è mia e me la tengo io fino a che crepo. Il caso di Licia è diverso, perché il programma era nato con lei, io la capisco ma detto questo la mia vuole essere una riflessione più allargata sull’avvicendamento, che credo sia normale e sano.
Consideri Barbara D’Urso come una tua competitor nel palinsesto della domenica pomeriggio?
No, giochiamo in due campionati diversi, è evidente. Lei ha un potere economico, aziendale, sociale… E’ la signora della tv pomeridiana, non posso essere considerata una sua competitor perché non siamo ad armi pari, quindi sarebbe una cosa totalmente sbilanciata e iniqua.
Facciamo un passo indietro e torniamo a Mamma mia che domenica, il programma che hai condotto su La7. Su DM spiegasti che la rete ti avrebbe dato il tempo per farlo apprezzare, ma non è stato così. Dopo poche puntate ti spostarono su La7d…
Ci siamo resi tutti conto che era un programma sbagliato messo alla domenica pomeriggio. Oggettivamente era perfetto per La7d, dove poi siamo anche andati bene. Quelli sono più prodotti per televisioni settoriali, quindi è stato fatto un ragionamento molto sano. Sono una persona adulta, conosco il mio mestiere e capisco quando un prodotto può andare o meno senza fare drammi o personalizzare. Se in tv ci fossero meno personalizzazioni, renderemmo tutto più efficiente.
Ad oggi La7 non ha ancora trovato una soluzione per la domenica. E’ un problema di rete o di format?
Non saprei. Effettivamente alla domenica pomeriggio ci aveva provato anche Piroso, che in altre fasce andava bene. Forse è proprio un problema che La7 ha, ma devono solo investire di più e tener duro all’inizio. Molti dimenticano che anche Ballarò o Le Iene agli inizi non facevano gli ascolti di oggi. Giorgio Gori mi ha raccontato che agli inizi ha dovuto litigare perché Le Iene facevano il 3 o il 4%… E’ ovvio che la ripetizione e l’abitudine aiutino a consolidare uno share. Con la quantità di offerta televisiva di oggi, a volte le persone ci mettono tre mesi prima di accorgersi che sei in onda.
Se tornassi indietro, lasceresti di nuovo Amore Criminale?
Sì, perché il direttore di rete di allora mi tolse Tatami senza una vera ragione e mi propose solo Amore Criminale. Non sentendomi io supportata dalla rete, trovavo che non avesse senso fare un programma se non mi facevano fare l’altro. E poi, soprattutto, avevo già fatto otto edizioni e mi sembrava potesse bastare.
1. nicola ha scritto:
31 ottobre 2014 alle 16:52