Che cosa potrebbe spingere un uomo all’apparenza gentile e perbene a tramutarsi in un killer psicopatico ossessivo? In che modo un rapporto viscerale e morboso con la propria madre può diventare fonte di un disagio in grado di corrodere un’intera esistenza? Come si passa dalla noia dei sobborghi all’hobby della tassidermia e poi al manicomio? Sono alcune delle domande a cui cerca di rispondere Bates Hotel, la nuova serie televisiva statunitense che ha debuttato lo scorso 18 marzo su A&E e prequel di Psycho, uno dei più grandi successi commerciali del maestro Alfred Hitchcock.
Il legame edipico fra il sensibile Norman Bates (Freddie Highmore) e la sua soffocante madre Norma Bates (Vera Farmiga) viene approfondito e scandagliato nella serie in modo da ripercorrere la genesi di uno dei serial killer più famosi e temuti del grande schermo. Un prequel, dunque: un genere cinematografico e televisivo tornato in voga dopo anni e anni di interminabili seguiti e riadattamenti, volti a indagare cosa ci sia dietro il famigerato e rincuorante “e vissero felici e contenti”. Da “Prometheus” di Ridley Scott al recentissimo “Il grande e potente Oz”, molti sono stati gli antefatti dedicati ad alcune delle storie e delle favole più avvincenti mai raccontate dal cinema. Ora, è il momento che anche la tv faccia la sua parte, cogliendo la ghiotta occasione di rimettere mani sul classico senza tempo del maestro del giallo.
Dopo l’improvvisa morte del marito, Norma è decisa a cambiare vita, trasferendosi, con l’adorato figlio, in Arizona e acquistando un motel a White Pine Bay, in Oregon. L’apparenza di una vita tranquilla e tediosa viene squarciata da segreti terribili custoditi gelosamente non solo dai Bates, ma anche dall’intera comunità di cui fanno parte, un po’ come il quartiere di Wisteria Lane delle Desperate Housewives o, meglio ancora, come il Twin Peaks lynchiano.