di Andrea Bianco (White)
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Che la televisione italiana sia piena di problemi non è un mistero, ma che in molti casi questi problemi creino dei punti di non ritorno è palese, soprattutto dopo un piccolissimo tentativo di analisi.
Nel tentativo di elencare alcune cause, sicuramente ci si rende conto che l’Italia rappresenta una anomalia nel sistema televisivo quantomeno europeo. L’anomalia è l’enorme importanza che la politica ha, e ha avuto, negli equilibri televisivi. Ovviamente il riferimento non è solo al cosiddetto conflitto di interessi, che per lunghi periodi ha comportato (e comporta tutt’ora), almeno apparentemente, che la gestione delle due aziende televisive principali si trovi nelle mani di uno stesso individuo. L’esasperazione dello spoil system all’americana ha comportato delle vere e proprie crisi di sistema. Santoro è diventato un personaggio grazie alla politica che lo ha accusato e additato come nemico; nuovi conduttori sono stati imposti in base al vento politico del momento (con danni economici soprattutto per la Tv di Stato), e alcuni professionisti si sono trovati nella situazione di dover rinunciare al mezzo televisivo. Dirigenti televisivi che tutto potrebbero fare nella vita, tranne dirigere una TV!
Ma sarebbe troppo riduttivo accusare solo la politica. In Italia non c’è concorrenza. Manca lo strumento fondamentale per accrescere la qualità, in qualunque campo. Un duopolio che duopolio non è. La Rai cerca di non infastidire Mediaset,mentre magari Mediaset produce anche programmi per la Rai (tramite Endemol); una strategia dei palinsesti sempre più sulla difensiva e quasi mai offensiva. E solo ultimamente ci si rende conto che un’altra TV è possibile, grazie al terzo incomodo La7 che rosicchia e, a volte addirittura scippa telespettatori alle altre reti.