
polemiche
17
febbraio
FESTIVAL DI SANREMO 2014: TESTI STUPIDISSIMI PER UN FESTIVAL POLITICIZZATO?
febbraio 17th, 2014 17:20 Stefania Stefanelli

Uno Mattina Magazine a Sanremo
La settimana sanremese è appena iniziata e, come nella migliore tradizione festivaliera, iniziano già le polemiche e le recriminazioni ad opera in primis degli opinionisti dei vari programmi televisivi. Esperti di musica, giornalisti, personaggi dello spettacolo e qualche prezzemolina servono a smuovere le acque e ravvivare le atmosfere; dunque tutti nella cittadina ligure pronti a dare battaglia a Fazio e al Festival di Sanremo 2014 in generale.
Sanremo 2014: un festival di sinistra?
Le prime avvisaglie si sono avute già questa mattina all’interno del foyer del teatro Ariston, dove è stato allestito lo studio sanremese di Uno Mattina Magazine. Lorella Landi alle ore 11:25 ha aperto un primo dibattito commentando gli ospiti musicali della kermesse e ipotizzando un arrivo improvviso di Al Bano e Romina, la coppia ritrovata della musica italiana nel mondo.
Immancabile Iva Zanicchi, volto di punta Rai per i commenti sanremesi che, non paga della discussione già affrontata ieri a Domenica In, ha ribadito il suo scetticismo sulla manifestazione, rincarando la dose. Così l’aquila di Ligonchio ha sottolineato che nei tempi d’oro del festival alcuni dei big in gara quest’anno avrebbero forse gareggiato tra i giovani e, forte della sua carriera politica di europarlamentare di destra, ha affermato che ormai Sanremo è politicizzato, ironizzando a modo suo sull’argomento.
“Non c’è niente di male. Anche perché la cultura vera è sempre a sinistra. A destra è sempre molto out e non in”.
Sanremo 2014: testi stupidissimi con frasi cretine per Mario Luzzatto Fegiz




8
febbraio
PUPO VS SANREMO 2014: “FAZIO E PAGANI NON CREDO SIANO IN GRADO DI SCEGLIERE CANZONI DAL RESPIRO INTERNAZIONALE”

Pupo
Da Ti lascio una canzone all’imminente Festival di Sanremo, passando per il suo prossimo show in prima serata su Rai1, Enzo Ghinazzi in arte Pupo, in un’intervista a Il Tirreno, si rivela ancora una volta schietto e diretto. Il cantante dichiara di essere molto contento del buon debutto (circa 5 milioni di spettatori) ottenuto dallo show di Antonella Clerici, dove ricopre il ruolo di giurato, ma di preferire la vecchia formula con una giuria più cattiva (l’anno scorso fu accusato di aver fatto piangere una bambina):
Pupo: “mi piaceva di più la vecchia formula di Ti lascio una canzone”
“Mi aspettavo numeri molto più bassi, la concorrenza è agguerrita; la sfida ora è mantenere questi livelli. Sono tornato a Ti lascio una canzone per la stima che ho di Antonella Clerici e di Ballandi, anche se le repliche non mi piacciono, io vado sempre in cerca di cose nuove. E poi la formula più morbida di quest’anno, con una giuria meno “cattiva” non mi convince; mi piaceva di più la vecchia formula, in cui i concorrenti venivano giudicati normalmente, non per umiliarli, ma per abituarli a qualcosa di meno finto; d’altronde la Tv è molto spesso al limite della finzione.”
Presto su Rai1 con La mia banda suona il pop
Il ruolo di giurato per Pupo non è l’unico impegno di quest’anno con Rai1. Il cantante si prepara, infatti, ad una nuova avventura televisiva, un one man show, il cui titolo, come svelato da DM, è La mia banda suona il pop:
“La Rai ha già dato la disponibilità per fare due-quattro puntate test in primavera e poi, se va, replicheremo a settembre. Lo spettacolo è ispirato a un format straniero che ha avuto grande successo in Europa. Vuole essere una trasmissione musicale dedicata alle band emergenti, per farle suonare dal vivo, cosa che di solito non si fa nei talent.”
Pupo: “Mengoni e Emma cantano cose improponibili a livello interazionale”
E, a proposito di talent show, immancabile la stoccata sul genere tv più in voga degli ultimi anni:


12
gennaio
GLI ANNI SPEZZATI – IL COMMISSARIO: POLEMICHE E ACCUSE DI REVISIONISMO STORICO PER LA MINISERIE CON EMILIO SOLFRIZZI

Gli Anni Spezzati - Il Commissario
Revisionismo storico, appiattimento dei personaggi, sviste nella ricostruzione degli ambienti. Queste sono solo alcune delle critiche piovute su Gli Anni Spezzati – Il Commissario, prima ‘atto’ della trilogia incentrata sugli anni 70, diretta da Graziano Diana, in onda su Rai 1. Come buona parte delle fiction dal taglio biografico, anche la miniserie con protagonista Emilio Solfrizzi nei panni del Commissario Calabresi si è dovuta scontrare con il ricordo di chi quel periodo l’ha vissuto in prima linea, di chi quegli anni li ha studiati e analizzati a fondo, e di chi ha conosciuto di persona Luigi Calabresi. Particolarmente critico, Mauro Decortes, portavoce del circolo anarchico Ponte della Ghisolfa che, come riportato da La Repubblica, ha dichiarato:
“Si difenderanno dicendo che una fiction è un’opera di fantasia, ma allora non dovevano chiamare il commissario col nome di Calabresi e non dovevano ambientarla a Milano ma in una città di fantasia. Hanno fatto un’operazione orribile che ci ha ferito. Il bar degli anarchici a Milano non è mai esistito. Ma l’operazione è sottile: lo spettatore ha l’impressione di entrare in un bar di malviventi. Se alla fine si fa capire che non hanno messo la bomba, restano lo stesso delinquenti e drogati”.
Altrettanto critico Guido Crainz, docente di Storia contemporanea nella Facoltà di Scienze della comunicazione dell’Università di Teramo che, sempre sulle pagine de La Repubblica, boccia la serie:
“Nel momento in cui scompare il clima dell’autunno caldo, quello che accade dopo resta incomprensibile. Questo per me è l’aspetto centrale. Non se ne fa cenno e risulta incomprensibile, nella seconda puntata, l’emergere della pista nera. All’inizio del racconto non si spiega mai che la stragrande parte degli atti violenti sono fascisti: penso alle bombe dell’aprile e dell’agosto ‘69. La responsabilità principale è far scomparire le offensive di quei mesi, ignorare la pista nera, che era battibile da subito”.
Pur criticando gli autori, rei di non essere riusciti a restituire l’immagine autentica dell’Italia di quegli anni, Crainz salva alcuni punti della fiction.


14
novembre
LA FARFALLA GRANATA: FAMILIARI, AMICI E FAN DI GIGI MERONI CRITICANO LA FICTION RAI

La Farfalla Granata
La Farfalla Granata non ha spiccato il volo. A pochi giorni dalla messa in onda del film tv di Rai1 incentrato sulla vita del calciatore del Torino Gigi Meroni, morto a soli 24 anni nel 1967, le polemiche non sembrano placarsi. La fiction con protagonista Alessandro Roja, nei panni dello sfortunato giocatore, non è piaciuta alla famiglia Meroni, alle tante persone che conobbero Gigi nella sua breve esistenza, e ai tanti estimatori che ancora oggi, a distanza di 46 anni dalla sua morte, ricordano l’eclettico giocatore. Maria Meroni, sorella del calciatore, che da mesi aveva preso le distanze dalla produzione del film, realizzato senza alcuna consultazione della famiglia, ha espresso la propria delusione al quotidiano La Stampa:
“Gigi non era così, si è visto solo un romanzo rosa. La sua personalità era oltre la gallina al guinzaglio e la Balilla. Hanno fatto qualsiasi cosa, come usare le sue immagini nella bara”.
Grande delusione anche da parte dei responsabili dell’associazione “Amici di Gigi Meroni” che ha diffuso sul sito www.gigimeroni.com un lungo comunicato nel quale si boccia la scelta di incentrare le due ore di film sulla storia d’amore tra Gigi e Kriss (Alexandra Dinu), e si accusa la fiction di aver distorto la realtà.
“Nino non aver paura / di tirare un calcio di rigore, / non è mica da questi particolari / che si giudica un giocatore”. Gli sceneggiatori de “La Farfalla Granata”, andata in onda su RaiUno lunedì sera, probabilmente non hanno mai ascoltato la canzone di Francesco De Gregori. Non conta tirare un calcio di rigore per essere un campione, un leader. Per loro, evidentemente, sì, e quindi Gigi Meroni calcia un penalty che, nella vita vera, non ci fu mai. Per la cronaca, quella partita finì 4-2 per il Toro, con tripletta di Combin e gol di Moschino. Meroni non segnò nella sua ultima partita (sarebbe morto da lì a qualche ora). Evidentemente un finale così non era sufficientemente ‘romantico’ o ‘drammatico’ per gli autori (come se la morte a 24 anni di uno dei più grandi campioni dello sport italiano non fosse un dramma di per sé…)
Il gol mai esistito è solo uno degli elementi della fiction che non è piaciuto all’Associazione Amici di Gigi Meroni, che ha contato nel film tv un’infinità di errori storici e grossolane ricostruzioni.
La Farfalla Granata – Le Foto


26
marzo
MILLY CARLUCCI SI ARRABBIA SUL SERIO: FACCIO PROGRAMMI E NON RACCOLTE DI DENARO

Milly Carlucci
“Pensa. Prima di sparare, pensa” cantava qualche anno fa Fabrizio Moro. E questo, in tutt’altro campo, è un po’ anche il monito di Milly Carlucci, che invita a pensare (ed informarsi) prima di “spararle grosse”. Ancora una volta nell’occhio del ciclone ci finiscono i cachet dei vip che ruotano attorno alla conduttrice, impegnata (dal 6 aprile) con Altrimenti ci Arrabbiamo, il nuovo talent targato Rai 1.
Dieci concorrenti famosi a lezione da altrettanti piccoli maestri, in uno scambio di ruoli dove l’adulto impara dal bambino. L’idea originale è inglese e il format è Born to Shine; trasmesso dal canale ITV, il talent ha avuto il merito di schierarsi a favore di Save the Children, aiutando (e aumentando) la raccolta fondi. In Italia, invece, a pochi giorni dal debutto, siamo già alle polemiche, con le prime cifre che iniziano a circolare: 25 mila euro a puntata sarebbe il compenso per Tania Cagnotto, addirittura 100 mila quello per Lino Banfi (in giuria?). E la Carlucci va su tutte le furie:
“Ancora bufale su internet per screditare il nostro lavoro – scrive su twitter – Cachet inventati, polemiche pretestuose e giornalisti disinformati. Il nostro programma darà la possibilità ad un giovane di approfondire i propri studi, io e i miei autori abbiamo chiesto anche un omaggio per gli altri partecipanti. Oltre a un contributo da dare a Save the Children per le proprie campagne umanitarie. Senza chiedere altri soldi alla gente. Per la cronaca, prima di cominciare abbiamo già tutti gli spazi pubblicitari pieni. Mi sa che stavolta ci arrabbiamo davvero!”.


10
marzo
KASPAR CAPPARONI: “AVETE BUTTATO NEL CESSO PIU’ DI 800 MILA EURO DEI CONTRIBUENTI ITALIANI”

Rex - L'uscita di scena di Lorenzo Fabbri alias Kaspar Capparoni
Kaspar Capparoni non ci sta. Il taglio da parte della Rai dei due episodi nei quali veniva raccontata la drammatica uscita di scena del suo personaggio (il Commissario Lorenzo Fabbri) dalla serie Rex non gli va proprio giù e dalla sua pagina Facebook continua ad esprimere la propria rabbia per quanto accaduto.
“800 mila euro tanto costa una puntata di Rex! E ora rai2 butta nel cesso due puntate come se nulla fosse. Poveri soldi dei contribuenti! Altro che mani pulite ci vorrebbe nel mondo dello spettacolo!! Qui tutto è lecito perché i soldi non sono i loro!! Vergogna!”
Nell’era dei social network, dove non c’è ufficio stampa che possa anche solo tenere il passo con il potere e il tempismo di Facebook, l’attore coglie inoltre l’occasione per smentire alcune dichiarazioni rilasciate da Rai2. Dichiarazioni nelle quali il taglio dei due episodi veniva giustificato sostenendo che le puntate incriminate erano le ultime della terza serie e non le prime della quarta.
“FALSOOOOOO! Come giuda. Ve lo spiego io allora come sono andate le cose: dopo che ho finito di fare la terza serie, abbiamo deciso in comune accordo di finire li la nostra collaborazione. Così si è deciso successivamente di trovare una formula per la mia uscita dalla serie. Dopo tante discussioni si è arrivati alla conclusione di effettuare due episodi con la mia morte che sarebbe avvenuta nella 4 serie per fare anche da apri pista al nuovo protagonista. Per certificare quello che sto dicendo facemmo un contratto e quello esiste ancora, per sfortuna di Rai 2 e se ne accorgeranno!! Quindi quello che affermano non solo è falso ma blasfemo perché certifica la presa per il c.. ei confronti di voi telespettatori. Vi prego fatela finita e assumetevi le vostre responsabilità:avete buttato nel cesso più di 800 mila euro dei contribuenti italiani, VERGOGNATEVI!”


7
febbraio
TUTTA LA MUSICA DEL CUORE: CONTINUANO LE POLEMICHE, MA IL SINDACO DI MONOPOLI DIFENDE LA FICTION

Tutta la musica del cuore
Non c’è pace per Tutta la musica del cuore, nuova fiction di Rai 1 con Francesca Cavallin, approdata dopo una lunga anticamera in prima serata domenica e lunedì scorsi, e finita ben presto al centro delle polemiche. La serie tv in sei puntate, premiata nei primi due appuntamenti da una media di circa 5.800.000 spettatori, non brilla certo per originalità. Soggetto e sceneggiatura si muovono, infatti, su binari più che collaudati, i buoni sentimenti abbondano, così come la voglia di rivalsa e giustizia.
A scatenare le polemiche non è però la solita trita e ritrita guerra tra buoni e cattivi, bensì la scelta da parte della serie tv di legare la città di Monopoli, ribattezzata per finzione televisiva in Montorso, alla criminalità organizzata. Una scelta che non è per nulla piaciuta a Rocco Palese, capogruppo del Pdl alla Regione Puglia, che ha accusato l’Apulia Film Commission e il governatore Nichi Vendola di aver danneggiato l’immagine della regione accettando di finanziare la fiction.
Critiche condivise anche dal Consigliere Comunale Marcello Gemmato, capolista alla Camera dei Deputati in Puglia con la lista Fratelli d’Italia – Centrodestra Nazionale, che in una nota ripresa da BariLive ha dichiarato:


4
febbraio
TUTTA LA MUSICA DEL CUORE: PER ROCCO PALESE DEL PDL “LA FICTION E’ UN MEGA-SPOT BUGIARDO CHE MOSTRA UNA PUGLIA MAFIOSA”

Tutta la musica del cuore
Dopo il buon debutto di ieri, ben 5.777.000 spettatori per uno share del 20.78%, questa sera su Rai1 è andato in onda il secondo appuntamento di Tutta la musica del cuore (qui i riassunti della prima e della seconda puntata). La fiction diretta Ambrogio Lo Giudice, con protagonista Francesca Cavallin, non è però piaciuta a Rocco Palese, capogruppo del Pdl alla Regione Puglia, che ha dato vita ad una nuova polemica attorno all’Apulia Film Commission, colpevole di aver finanziato la fiction per 150.000 euro malgrado ledesse l’immagine della regione. Come riportato sulle pagine dell’edizione di Bari di Repubblica, Palese ha espresso il suo dissenso dichiarando:
“Con tutto il rispetto per gli autori della fiction e per la libertà di pensiero e di espressione, respingiamo al mittente l’etichetta di una “Puglia mafiosa” e riteniamo a dir poco vergognoso che la Regione abbia speso soldi dei cittadini per un megaspot bugiardo che certo non contribuirà ad attrarre turismo, a migliorare l’immagine della Puglia, a sostenere la nostra economia… 150mila euro: tanto hanno speso inconsapevolmente i cittadini pugliesi per vedere l’immagine di una Puglia “mafiosa” in prima serata e per sei serate su Raiuno.”
Il capogruppo del Pdl non perde l’occasione per lanciare una frecciata al Presidente della regione Nichi Vendola.
“L’impatto è alto, ma altamente devastante! Si infangano una intera comunità, quella di Monopoli, e tutta la Puglia. Ma qualcuno di Apc legge i copioni prima di concedere i finanziamenti? E, se sì, in base a che cosa si è ritenuto di investire soldi dei cittadini per dare l’immagine di una Puglia mafiosa in prima serata su Raiuno? Che ne dice il Presidente Vendola? È contento che ieri sera oltre 5 milioni di italiani abbiano avuto questa immagine della Puglia e, in parte, pure a spese della Regione?”.

