Leo Zani



10
dicembre

LEO ZANI, DIRETTORE DI TELENORBA, A DM: DA CASA CARRISI A IL BIANCO E IL NERO, DA MASSERIE MISTERIOSE ALLA LIBRARY MEDIASET, VI PRESENTO LE NOVITA’ DEL GRUPPO

Leo Zani

Leo Zani, direttore di Telenorba (courtesy Emma Maugeri)

TeleNorba è sempre stata monitorata con attenzione, a causa delle origini di chi vi scrive. I recenti sviluppi, però, meritavano un approfondimento più organico: non poteva passare inosservato l’approdo della library Mediaset su una tv privata. Il nostro interesse non era malriposto: il Gruppo Norba ha messo in atto una profonda ristrutturazione delle attività televisive, affidando la direzione di rete (anzi, delle reti) a Leo Zani, ex braccio destro di Fatma Ruffini a Mediaset, ora in pianta stabile a Conversano. Proprio Leo ci racconta (e documenta con dei video) le novità di TeleNorba.

Tanto per iniziare, Leo, ti sei ambientato?

Mi sto adattando agli orari diversi della Puglia. Si chiude l’ufficio verso le 14 e si riapre alle 15.30, mentre a Milano mangi un panino e tiri dritto. Fai un po’ di fatica ma alla fine ce la fai.

Da quando sei in Puglia?

Ho accettato l’incarico il 23 di luglio e una settimana dopo, vista l’urgenza di mettere mano al gruppo, ero già a Bari.

Urgenza per?

La situazione di Telenorba si stava un po’ avvitando; Marco Montrone, figlio del famoso ingegnere Luca Montrone, artefice dell’impero di Telenorba, dopo aver rimesso in piedi RadioNorba e RadioNorba Tv con eccellenti ascolti ha messo mano alla televisione; ci siamo conosciuti e mi ha coinvolto in questo progetto.

Cosa porta un ex Mediaset ad approdare ad una realtà come quella di Telenorba?

E’ veramente un cambio di paradigma. Esco dopo vent’anni da Mediaset, dove ero diventato l’uomo di Fatma Ruffini: dirigevo la struttura sitcom. Nel momento in cui hanno chiuso la struttura di Fatma – la direzione programmi – non avevo voglia di “riciclarmi” in altro e così ho preferito tornare alla mia professione di autore. Dopo una ricca transazione (ride, ndDM), ho fatto prima l’autore per Cielo che Gol con la Ventura, successivamente ho ricominciato su Italia 1 con la Casa degli Assi, su Italia 2 con l’Itunes Festival e mi sono inventato Urban Wild. La cosa interessante è che uscire da Mediaset bene, ti permette di lavorare ancora molto bene a Mediaset. Poi, mentre facevo i miei programmini, Gennaro Nunziante mi dice che a Telenorba c’era bisogno di una consulenza; incontro così Marco Montrone e dopo un mese di chiacchiera mi dice “a sto punto, vieni a farla tu sta tv“. E gli rispondo: “figurati se mi trasferisco a Conversano“. Invece una settimana dopo ero lì.

In questi casi, senza volerti fare i conti in tasca, la pecunia fa la differenza…

Vengo pagato esattamente quanto venivo pagato a Mediaset. Ma la cosa affascinante è ridisegnare un gruppo storico come Telenorba. Sono arrivato in un momento in cui il gruppo si era un po’ seduto sugli allori. Il palinsesto aveva e ha un fortissimo appeal sulle news: hanno un telegiornale che spacca, oltre a un canale all news fortissimo, ma il palinsesto che seguiva non era all’altezza delle news. C’erano telenovelas, televendite e vecchi film anni 70 che, per carità, realizzavano buoni ascolti ma facevano leva principalmente su un pubblico in là con gli anni e che cerchiamo di scolarizzare un po’.

E adesso?

E adesso ho disegnato quattro mezzi televisivi uno diverso dall’altro. Telenorba che, più che generalista, è diventata una televisione veramente familiare. Poi ho spostato su Tele2 (ex Telenorba 8 che è tornata a chiamarsi con il nome originario) il vecchio pubblico di Telenorba con quella programmazione fatta di novelas, pellicole anni 70 e film scollacciati che fanno un botto d’ascolto… Telenorba è diventata una televisione che puoi tener accessa dalla mattina sino a tarda sera senza sentire il bisogno di cambiare canale. Hai un flusso di programmazione molto bello. Mi sono molto appoggiato alla library Mediaset che conoscevo come le mie tasche e mi sono rimesso a produrre. Abbiamo applicato le ricette nazionali al territorio.

Ovvero?

Nel corso di due convention pazzesche che abbiamo fatto qui con forza vendite e investitori, ho fatto proiettare una famosa clip virale di qualche anno fa con navi della marina americana che andavano a sbattere contro un faro. Ciò che volevo sintetizzare è che attorno a noi c’è la tempesta perfetta (crisi economica, battaglia per LCN, grandi network che tentano di entrare anche nei più piccoli mercati) ma noi siamo il faro che illumina il territorio. E infatti tutte le produzioni che abbiamo messo in piedi sono di una qualità pazzesca…

Per esempio?

Beh, la prima cosa sana e sensata è un docu reality su Casa Carrisi. Albano è molto legato alla famiglia Montrone e ha accettato di fare una cosa che non ha prezzo. Non potevo offrirgli dei soldi perchè avrei dovuto mettere sul piatto milioni di euro; e invece, entusiasta dell’idea di raccontare come vivono a Cellino San Marco, come fanno il vino, come fanno l’olio, come tengono i cavalli, come crescono i loro figli, come tengono il ristorante, l’albergo e così via… ha detto “OK”. Così ho lasciato un paio di mesi a girare Eddi Berni e abbiamo fatto 40 puntate da 24′. Un successo clamoroso.

E’ esportabile…