Ennio Morricone



28
aprile

CONCERTO DEL PRIMO MAGGIO: GRANDI OSPITI MUSICALI E LO SPETTRO DELLA PAR CONDICIO.

Concerto del Primo Maggio

Fervono i preparativi per il grande classico della festa dei lavoratori. Per il Concerto del Primo Maggio, la cui conduzione è affidata quest’anno a Neri Marcorè, due grandi sfide: la manifestazione a poche fermate di metro’ per la beatificazione-evento di Giovanni Paolo II e il cappio dell’equilibrio pre-elezioni che determinerà in qualche modo l’impostazione dello spettacolo. Il presentatore ha già infatti dichiarato: ‘La parte dedicata alla satira sarà molto sacrificata dalla par condicio. Anche se la satira dovrebbe essere libera.’

Un bel parterre di ospiti per l’evento che sarà trasmesso da Raitre e da Radiodue, un cast nutrito più che mai di cantanti di esperienza piuttosto che di band underground. Sul palco di piazza San Giovanni saliranno personaggi del calibro di Ennio Morricone, Edoardo Bennato, Gino Paoli, Francesco De Gregori, Lucio Dalla, Daniele Silvestri, Capareza, Eugenio Finardi. Interverranno anche Andrea Camilleri e Ascanio Celestini, due autori che ultimamente si sono schierati abbastanza nettamente contro il governo e che dallo storico appuntamento della sinistra suoneranno a loro modo la carica.

Le polemiche ovviamente non mancheranno, considerato l’obiettivo delle organizzazioni sindacali di martellare sul rapporto fondamentale nel nostro sistema democratico tra libertà e lavoro: un messaggio che non sarà sicuramente gradito alle parti della maggioranza che hanno rilanciato a vario titolo esigenze di riforma proprio dell’articolo 1 della Costituzione che questo concetto esprime in maniera chiarissima.




30
novembre

FILUMENA MARTURANO: RAIUNO DIVENTA TEATRO CON MARIANGELA MELATO E MASSIMO RANIERI NEI PANNI DI DON MIMI’.

Filumena Marturano

“Non è il teatro che torna in tv dopo 33 anni, ma la tv che diventa teatro. Con queste parole il direttore di Raiuno, Mauro Mazza, ha presentato ieri al Teatro Eliseo di Roma, con Massimo Ranieri, Mariangela Melato, Ennio Morricone e tutto il cast, il nuovo ambizioso progetto di Raiuno: riportare in tv, a distanza di decenni, il teatro di Eduardo De Filippo. Un esperimento che prende il via stasera alle 21,10 con la prima delle quattro commedie eduardiane, scelte nel vasto repertorio dell’artista per l’attualità dei temi trattati, Filumena Marturano.

Nelle vesti dell’ex prostituta con un bisogno disperato di avere una famiglia troviamo Mariangela Melato che in passato rifiutò il ruolo più volte a causa del suo sentirsi “troppo milanese” per la parte. Ora la Melato è più matura e pronta ad affrontare la sfida. A convincerla proprio l’elemento più innovativo e discusso della rivisitazione firmata da Massimo Ranieri: la traduzione dal napoletano all’italiano del testo originale del 1946.  Accanto all’attrice lo stesso Ranieri che, cimentandosi nel doppio ruolo di regista e inteprete, veste i panni di Don Mimì.

Ma l’adattamento della commedia eduardiana al contesto televisivo non si esaurisce con la scelta del linguaggio, che abbandona il dialetto napoletano a favore di un italiano che renda la commedia comprensibile a tutti; a completarlo anche la scelta della forma e dei ritmi. Con mix tra teatro, fiction e film, la Filumena Marturano di Ranieri si propone come un prodotto nuovo, mai visto prima. Scelte che fanno discutere e che rendono il progetto tanto impegnativo quanto rischioso; ad abbassare il rischio flop la collocazione strategica nella serata del martedì.


15
marzo

PANE E LIBERTA’, LA FAVOLA BELLA DI GIUSEPPE DI VITTORIO

Pane e Libertà

“Nessuno dovrà più morire per un pezzo di pane”: questo il giuramento solenne, la straziante dichiarazioni d’intenti che, ancora bambino, Giuseppe Di Vittorio pronuncia, fra le lacrime, di fronte a un piccolo compagno di lavoro morente. Una lezione, la sua, di struggente umanità e straordinaria intelligenza politica posta al centro di una fiction “Pane e libertà” che Raiuno trasmetterà domenica 15 e lunedì 16 marzo.

In una società, quella italiana dello scorso secolo, dominata da rapporti sociali arcaici e iniqui, dove la vita di un povero diavolo vale qualche sacco di fave, dove la soddisfazione dei bisogni primari, pane e libertà per l’appunto, diviene oggetto di una costante rincorsa, va in scena l’eterna lotta fra oppressi e oppressori, tra signori e “cafoni”. Alla frustrante rassegnazione dei braccianti meridionali, condannati, da secoli, a una vita di sudore, stenti e sofferenze, ben esemplificata da motti quali “mondo è e mondo sarà”, “solo Dio e il padrone ci danno da mangiare”, (espressioni di tragico disincanto che tanto c’hanno fatto pensare al verghiano “chista è la vita”), Di Vittorio tenta, caparbiamente, di opporsi, offrendo loro, finalmente, la speranza di un cambiamento.

Intrappolati in claustrofobici reticoli sociali di chiaro stampo feudale, i contadini pugliesi trovano, grazie al carismatico “sindacalista della moto rossa” , il coraggio di ribellarsi, di non togliersi più servilmente la coppola di fronte al padrone, di reclamare rispetto per la loro dignità di uomini e lavoratori. Per quanto, oggi, tali conquiste appaiano (o almeno lo si spera) patrimonio inalienabile e sicuro della nostra società, allora, non poteva dirsi certo lo stesso e l’importanza della lezione Di Vittorio alberga proprio nell’idea alta, nobile e decisamente anticonformista per il tempo che egli ha dei rapporti sociali e politici.