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Un Festival di contiana ordinarietà col fiato sul collo
di Davide Maggio
12/02/2025 - 03:06
© Agi per US Rai
2.5 /5
Sarà stata la strizza per aver giocato in accumulo: la premiere di Sanremo 2025 è stata nel segno della solita ordinarietà contiana accelerata all’ennesima potenza per il timore, chissà, di non arrivare al traguardo in orario (quello annunciato dell’1.20). Timore senza fondamento: la corsa contro il tempo di Carlo Conti ha sortito l’effetto contrario tanto che alle 22.19 si era in anticipo di quasi mezz’ora!
Roba da dire “Oh, datti una calmata, chè dobbiamo prendere fiato“. E invece è filata via senza orpelli, senza guizzi, senza… show! Ed è stato un peccato perchè, nell’enorme cesta di ingredienti, Carlo Conti ne aveva due decisamente interessanti: Gerry Scotti e Antonella Clerici.
In tempi nei quali si concedono palcoscenici a vanvera (sulle ragioni è meglio soprassedere), Sanremo 2025 ha, anzi avrebbe, potuto contare su due validi professionisti della tv che sono stati costretti in panni da valletti, mortificati da una liturgia quasi ecclesiastica.
Per la serie “musica, e il resto scompare“, nella prima serata di Sanremo 2025 risulta difficile rintracciare momenti nei quali il Festival sia andato fuori dai binari di quello che ha avuto tutto il sapore di un mesto concerto, lungo 5 ore, fatto di brani inediti poco entusiasmanti, da ascoltare senza soluzione di continuità.
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Lorenzo Innocenti dice:
A me Conti non entusiasma (neanche Amadeus se è per questo ma devo ammettere che i suoi festival sono stati top) e devo dire che 29 canzoni sono veramente troppe, soprattutto alla luce del fatto che più della metà non erano così irrinunciabili. Poi per mio gusto personale apprezzo lo show extra canzoni in gara (ma Gerry Scotti per cortesia no grazie, antipaticissimo e ha avuto anche troppo spazio) ma se c'è molto show la principale critica che viene rivolta a Sanremo è che non mette al centro la musica, se lo show non c'è allora è moscio, insomma decidetevi.
Paolo Rambaldi dice:
È vero che è sembrato un po' l'Eurovision, ma non darei troppe colpe a Carlo Conti. Il fatto è che 29 cantanti in gara, senza eliminazioni, sono troppi. Dando 5 o 6 minuti a testa, per arrivare, cantare e salutare, solo così se ne vanno due ore e mezza o tre ore. Aggiungiamo mezz'ora o quaranta minutindi pubblicità, che paga tutta la baracca, e iniziando alle 20:45 si arriva già così a superare la mezzanotte, senza ospiti, senza gag, solo una canzone via l'altra. Ora, a noi italiani pare normale una cosa che nel resto del mondo normale non è, che un programma televisivo come il Festival finisca all'una e mezza o alle due, prima di un giorno feriale oltretutto. E fa benissimo Conti a non voler finire molto dopo l'una, ma allora a quel punto non rimane spazio quasi per niente altro a parte le canzoni. Giusto un superospite che fa una specie di half-time show per interrompere la monotonia dei brani. Se non si vuole ridurr drasticamente il numero dei cantanti in gara (e sarebbe un peccato) bisognerebbe però cambiare la formula, far esibire i cantanti in due serate da quindici ad esempio, e a quel punto avrebbe senso anche reintrodurre le eliminazioni per limitare i finalisti a non più di venti.