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Too Much, una protagonista patetica e una narrazione imbarazzante

Stefania Stefanelli

di Stefania Stefanelli

18/07/2025 - 14:29

Too Much, una protagonista patetica e una narrazione imbarazzante

© Netflix / Ana Blumenkron

1.5 /5

La serie Too Much, che racconta le tragicomiche avventure di un’americana arrivata in Inghilterra per iniziare una nuova vita, è molto imbarazzante. Banale, ripetitiva, poco entusiasmante e, come se non bastasse, cade nell’orrendo cliché di dipingere le ragazze grasse come delle patetiche sfigate che non sanno vestirsi e non sanno stare in società.

La protagonista di questa nuova commedia pseudo romantica disponibile su Netflix, Jessica (Megan Stalter), è inopportuna sempre e in ogni situazione. Non è una ragazza “normale”, non è una delle tante, è una caricatura e non si capisce perchè lo spettatore dovrebbe fare il tifo per lei.

Too Much, la serie con protagonista un’ormai stantìa Bridget Jones

Dalle continue volgarità al modo appariscente in cui si veste, da come parla ad alta voce della propria cistite durante una cena formale a come trasforma la propria relazione con Felix (Will Sharpe) in una cassa di ridondanza per l’ego smisurato che ha bisogno di liberare, tutto è too much. E la rende il prototipo della perdente che esagera pur di farsi notare e uscire dall’anonimato in cui si sente costretta.

La scelta di un’attrice sovrappeso non può essere casuale, ma strumentale per rimestare ancora nell’argomento. Che, però, si può affrontare in modo più originale, basti pensare a come la fisicità massiccia non impedisca alla protagonista di Michelle Buteau: Survival Thickest (sempre Netflix) di essere brillante e corteggiata nonostante le proprie insicurezze, o a come in Dietland (Prime Video) il viaggio verso la conquista dell’autostima di Prugna tocchi corde mortificanti e inquietanti.

Bridget Jones ha creato un precedente pericoloso, questa è la verità. Ma se nel 2001 il suo racconto risultava nuovo e coraggioso, oggi non è più così, perchè la questione è superata o almeno dovrebbe, considerate le troppe e spesso strumentali lotte per l’accettazione di sé che vanno tanto di moda.

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