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Superestar, l’incredibile storia vera di Tamara su Netflix
di Stefania Stefanelli
29/07/2025 - 13:55
© US Netflix
3.8 /5
C’è una serie su Netflix che racconta una storia incredibile. Una storia vera, ma che sembra uscita dalla mente di un autore un po’ troppo fantasioso e senza senso della misura. Si intitola Superestar e mette in scena in sei episodi la parabola di un’artista fuori dagli schemi, che ha infiammato la Spagna intorno al 2000. Si chiama Tamara, poi ha cambiato nome d’arte in Ambar e poi ancora in Yurena, ed è la protagonista di un racconto impossibile da etichettare, ma con un fascino tutto suo.
Capostipite del tamarismo, ovvero di un fenomeno culturale che sconvolse il mondo della musica in Spagna, Tamara (interpretata da Ingrid García-Jonsson) è una cantante eccentrica, eccessiva suo malgrado, definita a più riprese kitsch e circondata da personaggi assurdi come e più di lei.
Superestar è una serie visionaria, tenera e trash allo stesso tempo
Ospiti di programmi televisivi disposti a tutto pur di fare audience, i vari Leonardo Dantés (Secun de la Rosa), Paco Porras (Carlos Areces), Loly Álvarez (Natalia de Molina), Toni Genil (Pepón Nieto) e Arlequín (Julián Villagrán) si rendono ridicoli insieme a lei pur di apparire. E la serie, con la sua messa in scena surreale in cui mixa realtà e immaginazione, ne sottolinea il folclore ma anche tutte le fragilità ed insicurezze, rendendo questo racconto sublime nel suo toccare il fondo e al contempo vette altissime.
La scrittura visionaria e la regia libera, colorata ed esagerata, ben trasmettono l’ambiente colorito in cui i personaggi si muovono. Facendo dialogare alcuni di loro con il proprio alter ego, trasforma poi questa cronaca “marziana” fatta di canzoni rubate, look eccentrici e liti trash in un’analisi umana sul bisogno di ottenere successo, di essere riconosciuti, considerati e sentirsi importanti per qualcuno.
Tra amplessi, allucinazioni, verdure usate per leggere il futuro, scene sadomaso e feci raccolte per accogliere in modo “creativo” qualcuno all’aereoporto, c’è spazio anche per la tenerezza, racchiusa nel modo in cui Margarita (Rocío Ibáñez), madre di Tamara, protegge la figlia da chiunque, continuando letteralmente a vederla a lungo come una bambina.
Insomma, ce n’è per tutti i gusti, tuttavia questa non è una serie per tutti. E, qualora non ve la sentiate di lanciarvi nel suo folle viaggio – che ricalca un po’ le atmosfere di Pedro Almodovar – potrete conoscere meglio l’intera vicenda guardando sempre su Netflix il documentario Yurena: superstar per sempre.
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